2009/02/05

A cosa servono le crocette nelle foto lunari?

di Paolo Attivissimo

Le crocette nere disposte ad intervalli regolari nelle fotografie scattate durante le missioni Apollo sono state rese celebri dalle immagini di queste imprese lunari, tanto da diventare quasi un'icona del linguaggio grafico. In realtà esistono da ben prima dello sbarco sulla Luna e hanno funzioni ben precise ma poco conosciute al grande pubblico.

Denominate fiducials o fiduciary marker o reseau marks, le "crocette" erano segni neri incisi su una lastra di vetro trasparente (reseau plate), collocata sul retro del corpo macchina di ciascuna delle fotocamere Hasselblad utilizzate dagli astronauti lunari, in modo che quando il caricatore di pellicola veniva montato sul corpo macchina questa lastra si collocasse fra la pellicola e l'obiettivo, a contatto diretto con la pellicola stessa.

In questo modo, al momento dello scatto fotografico la luce passava attraverso la lastra prima di raggiungere la pellicola, ottenendo direttamente nella fotocamera la sovrimpressione del reticolo di crocette presente sulla lastra.

L'Apollo Lunar Surface Journal spiega che la reseau plate delle fotocamere lunari Hasselblad (Lunar Surface Data Camera) era dotata di una griglia di 5 x 5 crocette. I centri delle crocette erano a 10 mm l'uno dall'altro, con una tolleranza di 0,002 mm. Ciascun braccio delle crocette (a parte quella centrale, più grande delle altre) era lungo 1 mm e largo 0,02 mm.

La funzione delle "crocette" è molteplice. Per esempio, la loro presenza permette di notare eventuali deformazioni della pellicola o distorsioni dovute a ristampe, duplicazioni, scansioni o elaborazioni digitali errate, come documentato anche nel caso di missioni di sonde automatiche come la Voyager (i dettagli delle "crocette" di questa sonda sono qui). Basta applicare un algoritmo di correzione e le immagini vengono ripristinate alle loro proporzioni giuste. Per questo motivo i reseau marks sono presenti in molte altre fotografie fatte nello spazio, sia da astronauti, sia da sonde automatiche, prima e dopo le missioni Apollo: l'enorme popolarità delle immagini delle missioni lunari umane le ha semplicemente fatte conoscere ai più.

Le crocette non possono essere usate per correggere distorsioni prodotte dall'obiettivo: per ragioni ottiche evidenti, possono rivelare solo quelle generate a valle, ossia prodotte dalla pellicola stessa o dai trattamenti che la pellicola subisce dopo l'esposizione. Invece Bill Kaysing, nel suo libro Non siamo mai andati sulla Luna, dimostra la propria pessima conoscenza dei princìpi ottici dei quali discute con apparente sicurezza: a pagina 50 del libro, infatti, sostiene che "Grazie a questo sistema infatti, le aberrazioni causate dall'obiettivo sulla pellicola si sarebbero potute misurare (rilevando l'eventuale deformazione e "fuori asse" delle crocette) e correggere facilmente in fase di riproduzione applicando una deformazione contraria".

I reseau marks consentono anche di verificare che una fotografia sia presentata integralmente, senza tagli o riquadrature.

Uno degli esempi più interessanti di questa verifica è la famosissima foto di Buzz Aldrin sulla Luna durante la missione Apollo 11, catalogata con il riferimento AS11-40-5903: le versioni pubblicate dai giornali, come quella qui accanto, hanno quasi sempre aggiunto del cielo, perché la foto originale era inquadrata male (storta e quasi a mozzare la testa di Aldrin), e hanno rimosso la zampa del LM.

Qui sotto è mostrata la foto originale, completa di reseau marks, visibili cliccando sulla foto per vederne una versione a media risoluzione. Una scansione moderna ad alta risoluzione è disponibile su Hq.nasa.gov.


Un'altra funzione delle "crocette" è la determinazione delle distanze angolari fra oggetti inquadrati. L'ALSJ spiega che quando la fotocamera Hasselblad era dotata di obiettivo da 60 mm, la separazione apparente delle crocette era pari a 10,3 gradi. Con l'obiettivo da 500 mm, la separazione era pari a 1,24 gradi.

Questo è un metodo usato in fotogrammetria (la tecnica di creare mappe partendo da fotografie aeree) per ricostruire la forma tridimensionale di un oggetto partendo da foto multiple di quell'oggetto. Tuttavia, nel caso delle missioni Apollo gli astronauti non scattarono sistematicamente foto multiple dei vari oggetti, per cui non è possibile effettuare un'analisi fotogrammetrica su ogni immagine.

Secondo Clavius.org, in tempi recenti gli analisti di fotografie alla NASA hanno preso a usare le crocette principalmente come griglia di riferimento per indicare in che zona di una foto si trova un oggetto che desiderano indicare.

Il sito ClubHasselblad.com offre immagini della reseau plate offerta commercialmente dalla Hasselblad per il proprio modello cartografico MK70, per uso terrestre, visibile qui sotto.

5 commenti:

Henry62 ha detto...

Ciao Paolo,
se non ho capito male, le famose crocette di riferimento restano impresse sul negativo perchè si trovano su un vetro trasparente che è praticamente a contatto con la pellicola.

Di fatto, quindi, il loro scopo è quello di "schermare" l'immagine originale con una griglia di croci scure, cioè, in altre parole, non vengono fotografate le croci sul vetro, ma le croci sul vetro impediscono che in quei punti arrivino i fotoni provenienti dall'immagine ripresa, agendo come una maschera di schermatura.

Di fatto, quindi, il problema è quello di mantenere ben a contatto la pellicola con questo vetro, altrimenti al minimo distacco si creano delle distorsioni nelle impronte delle croci (che sarebbero in realtà le loro ombre proiettate sulla pellicola).

Io ricordo alcune immagini in cui le famose crocette sono molto deformate, in determinati punti dell'immagine, proprio come avviene quando un'ombra viene proiettata su una superficie non perfettamente piana.

Questo per me potrebbe essere un elemento da considerare per valutare eventuali deformazioni presenti nelle immagini originali e dovute alla non perfetta planarità della pellicola.

Ciao

Paolo Attivissimo ha detto...

Ciao Henry,

sì, la lastra è a stretto contatto con la pellicola, tanto che nelle Hasselblad lunari fu necessario prendere precauzioni per evitare l'accumulo di elettricità statica per sfregamento (la lastra fu rivestita di un sottilissimo strato conduttore). Una scintilla poteva sia rovinare la foto, sia causare danni serissimi nelle missioni con cabina in atmosfera di solo ossigeno (pre-Apollo).


non vengono fotografate le croci sul vetro, ma le croci sul vetro impediscono che in quei punti arrivino i fotoni provenienti dall'immagine ripresa, agendo come una maschera di schermatura

Esatto.

Io ricordo alcune immagini in cui le famose crocette sono molto deformate, in determinati punti dell'immagine, proprio come avviene quando un'ombra viene proiettata su una superficie non perfettamente piana.

Bisognerebbe vedere caso per caso, ma l'effetto può essere presente nelle copie di seconda-terza generazione e assente negli originali (le scansioni presso ApolloArchive.com e nel libro Full Moon sono dirette, dagli originali).

Considerata la fatica fatta per garantire la planarità della pellicola nelle Hasselblad, è probabile che il difetto sia stato introdotto in sede di duplicazione. Per questo (e per evitare tanti errori dei lunacomplottisti) faccio sempre riferimento alle scansioni originali ("ufficiali") anziché alle versioni pubblicate su stampa o altrove.


Questo per me potrebbe essere un elemento da considerare per valutare eventuali deformazioni presenti nelle immagini originali e dovute alla non perfetta planarità della pellicola.

Senz'altro è da tenere presente, ma finora non ho trovato casi di foto originali che mostrassero questo genere di deformazioni o teorie lunacomplottistiche che le sfruttassero.

Ma il bello di indagini come queste, al di là dello sbufalamento del lunacomplottismo, è il piacere di scoprire cose nuove e approfondire il fascino della tecnologia e dell'ingegno umano di fronte alle sfide.

Ciao

Henry62 ha detto...


"Ma il bello di indagini come queste, al di là dello sbufalamento del lunacomplottismo, è il piacere di scoprire cose nuove e approfondire il fascino della tecnologia e dell'ingegno umano di fronte alle sfide."


... che è poi uno dei motivi principali che appassiona chi fa ricerca su questi argomenti!

Ti segnalo che in alcune scansioni originali della missione Apollo 11 le famose crocette di riferimento vengono a cadere in zone fortemente illuminate o addirittura a cavallo di riflessi su strutture metalliche, per cui si vede chiaramente l'effetto di diffusione della luce sulla pellicola che "assottiglia" a tratti lo spessore delle linee delle croci.
In altri casi le croci più periferiche, a parità di illuminazione della scena ripresa, mostrano uno spessore maggiore rispetto a quelle centrali, indice di una maggior distanza della pellicola dal piano del vetro trasparente.
Appena ho tempo provo a far passare un po' di scansioni e vedo se riesco a trovarti quella che ho in mente, in cui l'effetto è davvero sensibile (ma potrebbe essere una copia di copia... per cui è sempre necessario fare riferimento alle fonti originali).
Un salutone

Paolo Attivissimo ha detto...

Ti segnalo che in alcune scansioni originali della missione Apollo 11 le famose crocette di riferimento vengono a cadere in zone fortemente illuminate o addirittura a cavallo di riflessi su strutture metalliche

Sì, ne ho scritto qualche giorno fa.


In altri casi le croci più periferiche, a parità di illuminazione della scena ripresa, mostrano uno spessore maggiore rispetto a quelle centrali, indice di una maggior distanza della pellicola dal piano del vetro trasparente.

Interessante, mi mandi le coordinate di qualche esempio?

Grazie e ciao

Paolo

mastrocigliegia ha detto...


In altri casi le croci più periferiche, a parità di illuminazione della scena ripresa, mostrano uno spessore maggiore rispetto a quelle centrali, indice di una maggior distanza della pellicola dal piano del vetro trasparente.




Potrebbe esserci anche un'altra interpretazione.

Mi aspetto che l'Hasselblad utilizzata fosse di ottima qualità (e come sarebbe altrimenti?) quindi lo scostamento della pellicola dalla lastra, se pur ci fosse stato, sarebbe stato comunque minimo. Prima di deformare l'immagine, questa sarebbe andata fuori fuoco. Corrisponde?

Inoltre l'allargamento delle crocette (nere) avrebbe dovuto accompagnarsi con una zona di penombre (essendo il campo illuminato).
Si allarga i segno, ma la traccia decisamente nera si dovrebbe assottigliare, invasa dalla luce circostante.
Questo sempre che non sia stato usato un diaframma minimo (mi pare cha la macchina arrivasse fino a f/11)

Pare più verosimile anche a me che la deformazione sia avvenuta in fase di riproduzione. In tal caso l'ottica impiegata nella stampa avrebbe potuto facilmente introdurre deformazioni, specie se a corta focale. Inoltre anche l'allargamento del nero sarebbe spiegabile: sul negativo intermedio della riproduzione (se è stato usato) le crocette corriponderebbero a zone trasparenti attraverso le le quali la luce si espandrebbe nel campo oscuro circostante, provocando l'allargamento.

In definitiva la possibilità che si tratti di un artefatto introdotto in fase di riproduzione mi pare molto verosimile.