2009/03/19

Video: come s'indaga una teoria di complotto lunare

di Paolo Attivissimo

Durante il corso annuale del CICAP per investigatori del mistero sono stato invitato a tenere una lezione su come una persona comune può usare le risorse pubblicamente disponibili (libri tecnici, Internet, DVD) per indagare su una teoria di complotto.

Ho presentato strumenti e regole generali, valide per qualunque teoria cospirazionista, e il caso pratico delle teorie di messinscena lunare. Ci siamo anche divertiti a fare qualche prova pratica di confutazione con l'aiuto di un modello fisico, come potete vedere qui sotto: i lunacomplottisti dicono che le foto lunari sono false perché quando c'è una sola fonte di luce le ombre sono nerissime e quindi l'astronauta sulla scaletta dovrebbe essere invisibile. Ma non tengono conto del fatto peraltro banale che il suolo lunare riflette la luce. Se così non fosse, sarebbe difficile vedere la Luna in cielo.





Le foto sono state scattate di notte e all'aperto, in modo da evitare che ci fossero riflessi dalle superfici verticali dei muri delle case, e usando come unica fonte di luce un faretto da 35 watt a simulare il Sole. La superficie della "Luna" è in realtà grigio scuro, ma l'esposizione prolungata la schiarisce notevolmente, esattamente come nelle foto Apollo originali:



Ecco un'immagine di alcuni partecipanti al corso insieme al modello in scala 1/72, con terreno cartograficamente corrispondente a quello della missione Apollo 11, realizzato come descritto qui e qui.


Qui sotto trovate la serie completa di video della lezione su Youtube:



Se preferite le singole parti, eccole: prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima, ottava, nona, decima, undicesima, dodicesima. Ricordate che potete usare servizi come Keepvid.com per conservare i video di Youtube per sfogliarli anche senza connessione a Internet. Mi scuso per la qualità non sempre sublime del video, ma ho compresso e messo online il tutto di corsa.

Le immagini della presentazione sono disponibili tramite Slideshare qui sotto.

2009/03/12

Foto lunari false? Il Messaggero le pubblicò eccome

di Paolo Attivissimo

Questo articolo vi arriva grazie alla donazione straordinaria di "enrico.ass*****". L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale nel blog Disinformatico.

Quella che vedete qui accanto è la storica prima pagina del Messaggero del 21 luglio 1969. E' tuttora in vendita come PDF a 5 euro nel negozio online del giornale qui. La pagina fece clamore anche all'estero, finendo per essere segnalata all'epoca anche da Time Magazine.

La segnalo qui, tuttavia, per evidenziare un aspetto che forse molti non hanno notato: il Messaggero pubblicò un'immagine totalmente fasulla dell'impronta lasciata sulla Luna dagli astronauti.

Quella mostrata è infatti un'impronta da stivale da pesca o da scarpone comune, e non c'entra assolutamente nulla con la forma dell'impronta reale, che è quella presentata qui sotto.


La vera forma dell'impronta degli scarponi usati dagli astronauti, nella foto AS11-40-5877 tratta dalla missione Apollo 11.


La scoperta mi è stata segnalata da un lettore, Agostino Manzi (citato con il suo permesso), che ne ha scritto alla rivista Fotografia reflex di marzo 2009. La sua lettera è stata pubblicata dalla rivista, con tanto di simpatica risposta del direttore.

Da un lato il Messaggero è onesto nel non cancellare e rifare questa sciocchezza storica; ma dall'altro colpisce la disinvoltura con la quale la testata pubblicò, a suo tempo, una foto-bufala che inganna il lettore, e lo fece in una prima pagina che si sapeva essere destinata a fare storia.

Certo, c'è l'attenuante del fatto che all'epoca non c'erano le foto digitali e quindi bisognò attendere il ritorno degli astronauti, con il loro prezioso carico di rocce e pellicole, per avere delle immagini pubblicabili (quelle televisive erano in qualità Youtube, impresentabili su carta; la telecamera lunare aveva anche una modalità con risoluzione quasi HD, ma non fu usata). Ma possibile che al Messaggero non abbiano pensato almeno di chiedere alla Nasa una foto di un'impronta di scarpone lunare autentico, fatta per prova?

Ecco cosa dice la didascalia sotto l'immagine del Vecchio Scarpone, leggibile acquistando il PDF della pagina: "Il LEM si è posato sulla superficie della Luna alle 22.17'42" (ora italiana) di ieri. Armstrong alle 4,40 di oggi ha aperto il portello del modulo e alle 4,57 ha posto il piede sinistro sul suolo lunare - Stasera decollo e ricongiungimento con la capsula in orbita". Piede sinistro, dunque, proprio come quello della foto. Che coincidenza. Però il Messaggero non dichiara esplicitamente che la foto mostra l'impronta lunare, per cui si può nascondere dietro la foglia di fico della rappresentazione simbolica.

Ma chissà quanti lettori avranno capito che quella non era l'impronta vera.

2009/03/09

Perché le zampe del modulo lunare dell'Apollo 11 non sono impolverate, ma lo sono in altre missioni?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nelle foto della missione Apollo 11, le zampe del modulo lunare sono prive di polvere; ma nelle foto della missione Apollo 17, si vede che la zampa è visibilmente sporca di polvere. Perché tanta differenza?

Se lo chiede per esempio la trasmissione televisiva Voyager (Raidue) del 4 marzo 2009, a 32 minuti dall'inizio del servizio, come si può vedere qui sotto:



Si potrebbe essere tentati di rispondere semplicemente "E con questo?". Chissà mai quale importanza cruciale potrebbe avere la quantità di polvere sulle zampe del modulo lunare. Ma una risposta tecnica va data, anche per dimostrare che domande come questa sono un classico esempio di accanimento sui dettagli, tipico delle tesi cospirazioniste in questo e altri campi.

Si focalizza l'attenzione su un aspetto minuscolo, assolutamente banale ed insignificante, e lo si ingigantisce presentandolo come se fosse una prova devastante di manipolazione, invece di arrivare alla risposta più ovvia e semplice, che in questo caso è la seguente: la polvere sulle zampe è differente perché i due veicoli allunarono in due posti geologicamente differenti.

Non ci vuole un genio particolare per capire che la Luna non è tutta uguale e uniforme. Non è una palla da biliardo monolitica e uniformemente impolverata. Anche a occhio nudo si possono distinguere i cosiddetti "mari", ossia le pianure lunari, e le zone montuose. Hanno colori differenti e sono fatti di rocce geologicamente diverse tra loro.

Se uno dei due moduli lunari fosse allunato in pianura e l'altro fosse arrivato in una zona montuosa, sarebbe perfettamente comprensibile che uno avesse incontrato un terreno differente dall'altro.

Ed è infatti esattamente quello che è successo. La missione Apollo 11 allunò nel Mare della Tranquillità: una zona estremamente pianeggiante, scelta proprio perché comportava minori difficoltà di allunaggio. La panoramica qui sotto è un collage delle fotografie scattate durante quella missione dal medesimo punto.

Panoramica della zona di sbarco della prima missione (Apollo 11).

La missione Apollo 17 allunò invece nella Valle di Taurus-Littrow, e le foto qui sotto documentano l'aspetto assai montuoso della zona.

Foto AS17-140-21496.

Foto AS17-140-21391.






Pare così misterioso che due zone geologicamente così differenti possano avere stratificazioni di polvere differenti?

A questo occorre aggiungere che non tutte le manovre di allunaggio furono identiche. Alcune arrivarono al suolo delicatamente; altre piuttosto bruscamente. Alcune allunarono pressoché verticalmente; altre rimasero librate a pochi metri d'altezza e spazzarono lunghe strisce, anche a destra e a sinistra, prima di toccare il suolo.

Con manovre così differenti, è così strano pensare che la quantità di polvere spostata dal getto del motore possa essere stata altrettanto differente?


Ma Armstrong parlò di tanta polvere...


Nello spezzone citato sopra di Voyager, la voce narrante dice:

"Inoltre il LM tocca il suolo con il motore spento. Armstrong stesso dice di non vedere più nulla a pochi metri dalla Luna."


Si sente un "BAM!" di una voce d'astronauta via radio. Prosegue lo speaker:

"Ma le foto del LM mostrano che quasi nulla è stato spostato e che le zampe del modulo lunare sono pulite e brillanti. Come mai sotto il modulo non sembra essere accaduto nulla?"


L'insinuazione, insomma, è che la polvere sollevata dal LM avrebbe dovuto depositarsi sulle zampe del veicolo. Questo è un ragionamento grossolanamente errato, tipico di chi pensa in termini terrestri. Sulla Luna la polvere spostata da un getto si comporta diversamente che sulla Terra, perché manca l'atmosfera: non forma volute che restano sospese, ma schizza via orizzontalmente, ricadendo subito. Lo si vede chiaramente persino nel filmato dell'allunaggio mostrato da Voyager. Quindi le zampe sono pulite perché la polvere non vi si può depositare sopra ricadendo lentamente dopo essere stata sollevata in aria, perché non c'è aria.

In altre parole, l'assenza di polvere sulle zampe non è una prova di messinscena, ma anzi conferma che l'allunaggio avvenne in un ambiente privo di atmosfera.

In pratica, nell'Apollo 11 il getto del motore del LM spazzò via tutta la polvere prima che il veicolo vi poggiasse le zampe. Una volta allunato, non c'era più polvere sotto il LM che potesse depositarsi sulle zampe (e lo si vede nelle fotografie, come mostrato in un altro articolo). Nell'Apollo 17, allunata in una zona geologicamente diversa, non tutta la polvere fu spazzata via e quindi la zampa vi sprofondò, formando il cratere e impolverandosi. Semplice e banale.



Il doppio falso di Voyager


Quello che invece non è semplice e banale è la duplice manipolazione dei fatti operata da Voyager. Innanzi tutto basta leggere la trascrizione dell'allunaggio (da 102:45:31 in poi) per sapere che è falso che il modulo lunare toccò il suolo "con il motore spento".

102:45:40 Aldrin: Contact Light.


Questo significa che almeno una delle sonde alte 173 cm, situate sotto le zampe del LM, ha toccato il suolo.

Le tre sonde di allunaggio, o touchdown probe, del modulo lunare dell'Apollo 11, montate sotto le zampe. La zampa sulla quale è montata la scaletta è priva di sonda per non interferire con l'uscita degli astronauti. Foto scattata dal Modulo di Comando durante il viaggio Terra-Luna. Immagine NASA AS11-44-6574 (ruotata di 180° per chiarezza).

102:45:43 Armstrong (on-board): Shutdown.

102:45:44 Aldrin: Okay. Engine Stop.

Il motore principale fu dunque spento non prima, ma quattro secondi dopo il contatto con il suolo.

La seconda manipolazione è nell'audio: l'esclamazione "BAM!" è stata aggiunta da Voyager ed è assente dalle registrazioni originali. Qualcuno l'ha aggiunta intenzionalmente, con il risultato di rafforzare l'altra falsità, ossia lo spegnimento del motore prima del contatto (che avrebbe prodotto un allunaggio duro, tale da produrre quell'esclamazione da parte degli astronauti).

Un lettore, Fozzillo, segnala che il "BAM!" proviene da un altro allunaggio, quello dell'Apollo 15, come si può leggere nella trascrizione a 104:42:29 ("Irwin: Contact. (Pause) Bam!") e ascoltare nella registrazione a 17 minuti e 25 secondi dall'inizio.

I sostenitori delle teorie di complotto vengono quindi colti a falsificare le presunte prove.

Il lunacomplottismo ha dimostrato ancora una volta di inventare misteri dove non ce ne sono. O se preferite, ha dimostrato che si trastulla a sollevare polveroni inutilmente.

Foto dallo spazio negli anni Quaranta

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.


E' la NASA Image of the Day di qualche giorno fa: una delle prime serie di immagini scattate nello spazio, pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. C'è un po' di confusione su date e quote: secondo Nasa.gov, le immagini qui sopra sono del 7 marzo 1947 e furono scattate a oltre 100 miglia nautiche (oltre 180 km) di quota, ma la versione linkata sempre da Nasa.gov porta la data del 1948. Le stesse immagini sono datate 26 luglio 1948, e scattate a 60 miglia nautiche (110 km) di quota, secondo Airspacemag.

In ogni caso, essendo state acquisite a oltre 100 km di quota, ossia oltre la quota alla quale inizia lo spazio secondo quanto definito dalla FAI (Fédération Aéronautique Internationale), sono comunque immagini provenienti dallo spazio negli anni Quaranta.

Come è possibile che ci siano immagini dallo spazio così vecchie? Il primo satellite, lo Sputnik sovietico, avrebbe volato soltanto nel 1957.

La spiegazione è che in quegli anni gli Stati Uniti portarono a White Sands, nel New Mexico, decine di missili V-2 tedeschi e li convertirono per raggiungere lo spazio. Non erano in grado di raggiungere velocità tali da entrare in orbita, ma erano capaci di arrivare a quote che li portavano momentaneamente al di fuori dell'atmosfera (volo suborbitale).

Le V-2 modificate portarono nello spazio strumenti di misura e una cinepresa 35 mm che scattava un fotogramma ogni secondo e mezzo, come racconta Airspacemag. I fotogrammi furono poi assemblati per creare queste panoramiche di ormai sessant'anni fa.

Nessuno, prima di allora, aveva mai visto la Terra da quell'altezza e abbracciato con un solo sguardo oltre due milioni e mezzo di chilometri quadrati, e l'idea di poter avere le immagini meteorologiche in tempo reale che oggi diamo per scontate era pura fantascienza.

2009/03/06

Aldrin e la misteriosa pausa sulla scaletta

di Paolo Attivissimo

Per decenni, molti di coloro che videro in diretta le immagini della prima passeggiata sul suolo lunare o che le rividero e studiarono dopo l'evento si sono chiesti come mai Buzz Aldrin fece una lunghissima pausa a metà della scaletta prima di scendere e poi raggiungere il suo compagno Neil Armstrong.

Paura? Momentaneo stordimento dovuto al ritorno ad un ambiente con gravità? Pausa di raccoglimento spirituale?

Nulla di tutto questo. Nel magnifico documentario del 2007 In the Shadow of the Moon, a 69 minuti dall'inizio, Aldrin rivela la natura di quella pausa intrigante. Ho preparato un video, basato sulle sue dichiarazioni nel documentario e sulle immagini televisive di quei primi passi, che traduce la spiegazione di Aldrin.



“We had it in our flight plan that we’d take the first 10-15 seconds down at the bottom of the ladder, sort of hold on to the edge of the landing gear and just sort of check our stability and so forth... So that’s when I decided to take that period of time to, uh, to take care of a bodily function of slightly filling up the urine bag... so that I wouldn’t be troubled with having to do that later on... Everybody has their firsts on the Moon, and that one hasn’t been disputed by anybody.”

2009/03/05

E' vero che il secondo uomo sulla Luna ha detto di aver visto un UFO?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Il documentario inglese intitolato First on the Moon: The Untold Story (2005), contiene un brano nel quale Buzz Aldrin, l'uomo che insieme a Neil Armstrong sbarcò sulla Luna nel 1969, racconta che durante la missione vide un oggetto volante non identificato.

Il brano è questo:



E' opportuno spiegare un po' il contesto. Il veicolo Apollo, composto dal modulo lunare (LM) e dal modulo di comando e di servizio (CSM), è in viaggio verso la Luna da due giorni, nella configurazione mostrata nel disegno qui accanto (NASA-S-66-11024). Il modulo lunare è a sinistra, quello di comando è il cono in centro; quello di servizio è a destra.

A un certo punto il comandante (CDR), Neil Armstrong, fa una domanda strana al centro di controllo di Houston:

02:12:45:46. Do you have any idea where the S-IVB is with respect to us?

02:12:45:50. CC: Stand by.

Armstrong vuole sapere dove si trova il terzo stadio del vettore Saturno V, quello che li ha lanciati fuori dall'orbita terrestre e li ha diretti verso la Luna. Lo hanno abbandonato due giorni prima, circa quattro ore dopo il decollo, e il Controllo Missione ne ha riacceso il motore per cambiarne la traiettoria rispetto a quella dell'Apollo. La domanda è insolita, perché questo stadio, una volta abbandonato, non è di alcun interesse per gli astronauti.

Quattro minuti dopo, il centro di controllo risponde:

02:12:49:02. Apollo 11, Houston. The S-IVB is about 6000 nautical miles from you now. Over.

02:12:49:14. Okay. Thank you.

Houston informa gli astronauti che lo stadio è a oltre 11.100 km di distanza. Armstrong ringrazia, e di questa domanda non si parla più per il resto della missione.

Cos'è successo? Lo racconta appunto Aldrin (foto qui accanto) nel documentario: si sono accorti di essere inseguiti da un oggetto, di cui riescono a intravedere vaghi dettagli attraverso uno dei telescopi di bordo. Non pensano certo a un veicolo alieno, ma allo stadio S-IVB. Solo che da Terra li informano che l'S-IVB è troppo lontano per essere visibile ed è stato mandato su una rotta differente, quindi non può essere la fonte dell'avvistamento. E allora cos'è l'oggetto che li insegue?

Siccome sanno che il mondo intero ascolta le loro comunicazioni radio e temono che qualche svitato interpreti male le loro parole e si spaventi pensando ai dischi volanti, gli astronauti decidono di non parlare ulteriormente dell'avvistamento fino a quando saranno rientrati a terra e faranno il resoconto dettagliato della missione (debriefing).

Ecco il racconto di Buzz Aldrin nel brano del documentario:

There was something out there that was close enough to be observed... and what could it be?... Mike decided he thought he could see it in the telescope, and he was able to do that, and when it was in one position it had a series of ellipses. But when you made it real sharp it was sort of L-shaped. That didn't tell us very much... Obviously the three of us were not gonna blurt out "Hey, Houston, we've got something moving alongside of us, we don't know what it is, you know, can you tell us what it is?" We weren't about to do that! 'Cause we know that those transmissions would be heard by all sorts of people, and who knows what somebody would have demanded that we turn back because of aliens or whatever the reason is. So we didn't do that, but we did decide we'd just cautiously ask Houston where... how far away was the S-IVB... And a few moments later, they came back and said something like it was six thousand miles away because of the maneuver, so we really didn't think we were looking at something that far away, so we decided that after a while watching it, it was time to go to sleep, and not to talk about it anymore until we came back, in debriefing”.


Traduco le parole di Aldrin:

"C'era qualcosa, là fuori, che era abbastanza vicino da poterlo osservare. E cosa poteva essere? Mike [Collins] decise che poteva guardarlo dal telescopio e ci riuscì, e quando [l'oggetto] era in una certa posizione aveva una serie di ellissi. Ma quando lo mettevi bene a fuoco sembrava a forma di L. Questo non ci chiariva molto la situazione... Ovviamente non avremmo esclamato "Ehi, Houston, abbiamo qualcosa che si muove accanto a noi, non sappiamo cos'è, ce lo potete dire voi?". Non l'avremmo certo fatto! Perché sapevamo che quelle trasmissioni sarebbero state ascoltate da gente di ogni sorta, e chissà mai che qualcuno potesse pretendere che tornassimo subito a casa per via degli alieni o di altre ragioni. Per cui non lo facemmo, e chiedemmo semplicemente con cautela a Houston dove si trovasse lo stadio S-IVB. Qualche minuto dopo ci dissero che era a circa undicimila chilometri per via della manovra, per cui non pensavamo di osservare qualcosa di così distante. Così decidemmo, dopo averlo guardato per un po', che era ora di dormire e di non parlarne fino al ritorno, durante il debriefing”.


Aldrin è troppo divertito quando parla di alieni perché le sue parole possano essere interpretate come ammissione di un incontro con gli extraterrestri, ma il documentario ricama non poco su queste frasi, mostrando un oggetto sgranato (che però non è quello visto dall'Apollo 11, bensì uno avvistato durante un'altra missione Apollo) e dicendo che l'oggetto avvistato dagli astronauti dell'Apollo 11 non fu mai identificato con certezza.

La dichiarazione fa insomma piuttosto scalpore: sembra che un astronauta Apollo dica di aver visto un UFO, un veicolo alieno. I siti ufologici come Ufo-radio.net o Ufologia.net si tuffano sulla notizia. Ma il presunto scoop interplanetario si sgonfia in fretta, e salta fuori che la congiura del silenzio non la fanno gli astronauti, ma i documentaristi a caccia di clamore.

Infatti la spiegazione più probabile e non extraterrestre dell'avvistamento era stata data da Aldrin direttamente durante l'intervista per il documentario, ma era stata tagliata, come ha riferito l'astronauta stesso a David Morrison, del Nasa Astrobiology Institute, e continua tuttora ad essere ignorata dai media.

Aldrin aveva spiegato alla troupe del documentario che l'oggetto che li "inseguiva" era con tutta probabilità uno dei quattro pannelli interstadio che racchiudevano il modulo lunare, come si vede in questo disegno tratto dall'Apollo 11 Mission Operation Report:



Durante il lancio e per parte del volo verso la Luna, il modulo lunare stava sopra lo stadio S-IVB (il cilindro in basso nell'immagine qui sopra) e sotto il modulo di comando e servizio, protetto da questi quattro pannelli. Durante il tragitto, veniva effettuata la manovra di Transposition and Docking: il modulo di comando e servizio si sganciava dallo stadio S-IVB e ruotava di 180°, viaggiando "in retromarcia". I pannelli di protezione del modulo lunare venivano aperti a petalo e sganciati dallo stadio S-IVB (parte centrale del disegno), in modo da permettere al modulo di comando e servizio di agganciarsi al modulo lunare ed estrarlo (parte destra del disegno).

Fatto questo, il modulo di comando e servizio e il modulo lunare accoppiati (l'astronave Apollo vera e propria) si allontanavano e poi lo stadio S-IVB, ormai non più necessario, veniva spinto in un'orbita che evitasse collisioni con il veicolo Apollo. Ma i pannelli di protezione erano già sganciati dallo stadio prima che lo stadio cambiasse di rotta, per cui non venivano coinvolti nella manovra di deviazione. Ubbidendo diligentemente alle leggi newtoniane del moto, quindi, i pannelli proseguivano per inerzia lungo la traiettoria del veicolo Apollo come gabbiani dietro una nave, perlomeno fino al momento in cui l'Apollo non effettuava correzioni di rotta.

Aldrin ha ribadito la vera natura dell'avvistamento in più occasioni, per esempio nel corso del popolare Howard Stern Show del 15/8/2007, e in un'intervista televisiva al Science Channel nella quale chiese di chiarire ai telespettatori che non aveva visto un veicolo alieno (l'emittente rifiutò). Ma la storia dell'astronauta che ammette di aver visto un UFO è troppo ghiotta e quindi continua a girare. Eppure la faccenda era già stata discussa appunto durante il debriefing oltre trentacinque anni prima, come si può leggere alle pagine da 6-33 a 6-36 dell'Apollo 11 Technical Crew Debriefing, datato 31 luglio 1969, scaricabile qui.

E' ironico che durante la missione gli astronauti scelsero di non parlare via radio della questione perché temevano che i loro commenti sarebbero stati fraintesi, ma che poi questa scelta del silenzio sia stata interpretata come prova di qualcosa da nascondere. Proprio come avevano previsto, insomma, le loro parole sono state grossolanamente fraintese.

Fonti: Apollo 11 Technical Voice-to-Ground Transcript; Apollo 11 Mission Operation Report; "UFOs and Aliens in Space", David Morrison. Skeptical Inquirer 33 (1): 30–31, 2009; Apollo 11 Technical Crew Debriefing.