di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Una delle asserzioni ricorrenti dei lunacomplottisti è che le immagini delle missioni lunari sarebbero state girate su un set cinematografico. Tuttavia è sufficiente esaminare le registrazioni per accorgersi che le dimensioni dell'ipotetico set sarebbero state davvero colossali.
Considerato che sarebbe stato necessario creare il vuoto spinto nell'intero set per ottenere gli effetti di caduta parabolica della polvere, come descritto altrove, e illuminare il tutto con una singola, potentissima fonte di luce per evitare ombre multiple, la realizzabilità di un set del genere, soprattutto negli anni Sessanta o Settanta, sembra alquanto implausibile.
Un esempio particolarmente eloquente delle dimensioni ipoteticamente necessarie viene da questo spezzone della terza escursione della missione Apollo 16 (aprile 1972), documentato a 167:36 nel capitolo House Rock dell'Apollo Lunar Surface Journal:
In questa sequenza ininterrotta, che qui è stata accelerata in alcuni momenti per brevità ma è disponibile integralmente nel capitolo EVA3: Station 11 del quinto DVD del cofanetto della Spacecraft Films dedicato alla missione Apollo 16, si nota un masso appena dietro gli astronauti.
Ma si tratta in realtà di un macigno grande come una palazzina di quattro piani e situato a distanza notevole, come si può vedere dalla lunga camminata compiuta dagli astronauti per raggiungerlo. Secondo i dati del Preliminary Science Report, il macigno è alto 12 metri, misura 16 per 20 metri, e si trova a 220 metri di distanza dal Rover (dove si trova la telecamera).
Tutta questa passeggiata di oltre 200 metri, secondo la tesi lunacomplottista, sarebbe avvenuta all'interno di un set cinematografico.
La sequenza mostra inoltre chiaramente un effetto ingannevole che ricorre spesso nelle riprese lunari. Poiché non c'è atmosfera, non c'è l'offuscamento dei dettagli o l'azzurramento dei colori degli oggetti distanti. Manca inoltre qualunque oggetto familiare che dia un riferimento dimensionale, per cui non c'è modo di capire se una roccia è in realtà un macigno o se una collina vicina è in realtà una montagna distante.
Sta ora ai sostenitori della tesi di messinscena spiegare come sarebbe stato possibile ottenere questa sequenza usando la tecnologia degli effetti speciali degli anni Sessanta.
2009/11/01
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10 commenti:
Io direi anche più di due piani.
Un tocco di finezza sul filmato, nell'ottica Moonscape, potrebbe essere la sovraimpressione un timer, per dare l'effettiva idea del tempo totale trascorso, indipendentemente dalle accelerazioni 5x o 40x usate
Bell'idea, Hayabusa, ma avevo poco tempo per realizzare il video e risincronizzare il tutto adesso è difficile.
Dovrei riprendere la sequenza originale, sovrimporre il cronometro e poi rifare le accelerazioni.
credo Hayabusa intendesse dire in Moonscape, non in questo filmato
Ah, in tal caso è già previsto un segnatempo almeno periodico.
Devo ammettere che l'effetto ottico di cui parli mi fa rimanere sempre a bocca aperta!
Ciao a tutti
Gianni
E' davvero incredibile quanto la "nitidezza" e l'assenza di oggetti di riferimento faccia scherzi al nostro cervello.
Incredibile davvero, i due astronauti diventano sempre più piccoli man mano che si avvicinano al "sassolino", fino a diventare delle formiche nei suoi confronti. L'effetto ottico senza l'atmosfera in mezzo alle scatole è davvero potente, e l'unico limite alla visibilità sembrerebbe la curvatura del satellite stesso.
Ma la telecamera era manovrata da remoto oppure un sensore seguiva i movimenti degli astronauti?
Grezzo,
era manovrata da Terra.
Comunque il set doveva anche essere volante, oltre che sottovuoto, per simulare la gravità ridotta. Vi immaginate un velivolo di mezzo chilometro almeno che passa inosservato??? Altro che avvistamenti ufo XD
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