2021/12/05

I refusi di Forever Young, l’autobiografia di John Young, corretti per l’edizione italiana

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alle donazioni per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!". Ultimo aggiornamento: 2022/02/09.

Forever Young è la dettagliata autobiografia dell’astronauta John W. Young, protagonista eccezionale di un’epoca eccezionale. Fu uno degli astronauti più professionalmente longevi, iniziando con le missioni Gemini per poi effettuare ben due voli lunari con il programma Apollo e restando alla NASA fino agli anni iniziali del programma Shuttle, di cui comandò il rischiosissimo volo inaugurale. 

Young è morto nel 2018 dopo lunga malattia e ci ha lasciato i suoi ricordi in questa autobiografia di oltre 400 pagine, pubblicata nel 2013 e scritta insieme a James R. Hansen.

Nei mesi scorsi ho partecipato, insieme a vari esperti, alla revisione tecnica della traduzione italiana di questo libro.

2022/02/09: il libro è ora disponibile in edizione cartacea e in e-book grazie agli sforzi dell’editore Cartabianca. Il titolo italiano è Forever Young - Gemini, Apollo, Shuttle: una vita per lo spazio, di John W. Young con James R. Hansen. Il libro è composto da 474 pagine, ha copertina flessibile e include 220 foto e 247 note esplicative. Costa € 19,90 in versione cartacea e € 11,99 in versione digitale (varianti Amazon Kindle, Apple ed ePub). Per i lettori del Disinformatico c’è uno sconto del 15% sulla versione digitale (la legge italiana impedisce di fare altrettanto per la versione cartacea): è sufficiente usare il codice lunanuova al momento del checkout.

La lettura particolarmente attenta che si fa quando si traduce e rivede un testo ha portato alla luce alcuni errori che credo che sia opportuno segnalare e che verranno corretti nell’edizione italiana.

Correggere gli errori di un astronauta così leggendario può sembrare pretenzioso, e forse anche antistorico e infedele all’originale, ma in un campo nel quale i miti e le dicerie si formano facilmente e mettono radici che spesso portano a equivoci anche dannosi, credo che queste correzioni debbano essere fatte, in modo che il lettore riceva direttamente la versione esatta degli eventi.

Young nel 1965, all’epoca della sua missione Gemini. Foto S65-22670.

Pubblico qui le correzioni effettuate finora, in modo che rimanga traccia delle modifiche apportate al testo originale. Sono utili anche a chi legge il libro originale e può restare perplesso di fronte ad alcuni suoi passaggi e riferimenti.

Capitolo 1

Originale: On STS-82 in April 1997 Susan Kilrain flew as only the third female shuttle pilot. In realtà era la missione STS-83.

Originale: Greg Harbaugh, a 1978 graduate who flew on STS-30, STS-54, STS-71, and STS-82. In realtà Harbaugh volò su STS-39, non STS-30.

Capitolo 8

Originale: Gemini X was to be the sixteenth manned American flight. In realtà fu il quattordicesimo volo, non il sedicesimo: fu preceduto da 6 missioni Mercury con equipaggio (Shepard, Grissom, Glenn, Carpenter, Schirra, Cooper) e da 7 missioni Gemini con equipaggio effettuate prima della 10 (Gemini 3, Grissom/Young; Gemini 4, McDivitt/White; Gemini 5, Cooper/Conrad; Gemini 6A, Schirra/Stafford; Gemini 7, Borman/Lovell; Gemini 8, Amstrong/Scott; Gemini 9A, Stafford/Cernan).

Originale: At a magnitude in excess of 1.7, Gamma Velorum in the constellation Vega is one of the brightest stars in the night sky. In realtà la stella Gamma Velorum si trova nella costellazione delle Vele (o della Vela), non nell’inesistente “costellazione Vega”. Si tratta chiaramente di un errore di battitura: Vega al posto di Vela (il nome della costellazione è infatti Vela anche in inglese).

Capitolo 9

Originale: Tutta la descrizione fatta da Young delle attività degli astronauti di Apollo 8 in occasione dello scatto della famosa foto della Terra che sorge da dietro la Luna è errata. In sintesi, i dialoghi e le azioni sono attribuite da Young alle persone sbagliate. Per esempio, fu Lovell, non Anders, a cercare la pellicola su richiesta di Anders; Lovell non scattò nessuna foto della Terra che sorge; e fu Anders, non Borman, a scattare la foto in bianco e nero e le due successive a colori. Nella traduzione italiana sono state incluse delle note tecniche esplicative.

Capitolo 10

Originale: coelliptic sequence initiators maneuver è un errore al posto di coelliptic sequence initiation maneuver, ossia “manovra di avvio della sequenza coellittica”, come spiegato nel documento Apollo by the Numbers, che a pagina 77 si riferisce proprio alla manovra di Apollo 10.

Capitolo 11

Originale: center engine liquid engine line è un errore al posto di center engine liquid oxygen line, ossia “linea dell’ossigeno liquido del motore centrale”.

Capitolo 13

Originale: “Orion, you’re stay for T-minus-1”. La procedura stay/no-stay a cui ci si riferisce qui si chiama T1, non T-minus-1, come confermato a 104:34:19 nel diario di bordo della missione.

Capitolo 14

Originale: Mohave. La grafia corretta è Mojave.

Originale: We supported the Apollo 17 crew as best we could. Honestly, Charlie and Stu and I never wanted anything but the prime crew actually to make the launch; in fact, the three of us all grew mustaches and vowed not to shave them until those guys got off the launch pad. Young dice che lui, Roosa e Duke (che componevano l’equipaggio di riserva di Apollo 17), giurarono di non radersi i baffi fino al decollo dell’equipaggio primario dalla rampa di lancio. Ma nella pagina successiva Young riparla di radersi i baffi a proposito del rientro degli astronauti dalla missione (splashdown). Le foto scattate nel Controllo Missione durante Apollo 17 documentano che Young aveva ancora i baffi dopo il decollo dallla Terra della missione.

Originale: lunar over mock-up (nella didascalia delle foto) è un refuso al posto di lunar rover mock-up.

Capitolo 17

Originale: The year 1982 saw four shuttle flights: STS-6 through STS-9. Si tratta di un refuso al posto di 1983, dato che subito dopo Young cita queste missioni collocandole appunto nel 1983.

Capitolo 18

Originale: [...] the left-hand SRB’s forward center field joint had experienced a gas leak to the primary O-ring and showed some erosion. Negli Shuttle, di cui sta parlando qui Young, non esiste un "forward center field joint". I field joint sono le giunzioni, realizzate durante l’assemblaggio (sul campo, da cui field), fra i segmenti cilindrici che compongono i booster laterali a propellente solido. La documentazione Shuttle mostra che esistono un "forward field joint", un "center field joint" e un "aft field joint"). Secondo la documentazione che cita la missione in questione, che è la STS-41B (House Report 99-1016, pag. 53; Astronautix), si danneggiò la giunzione anteriore. Di conseguenza, nel tradurre è stato tolto "center".

Originale: Also on board was an experiment involving living cells called the Continuous Flow Electrophesis System (CFES). Il nome esatto dell’esperimento era Continuous Flow Electrophoresis System.

Originale: (in una nota) STS-51G had Patrick Baudry, a retired air force pilot and astronaut for France’s Centre Nationale d’Étude Spatiale (CNES). Il nome corretto del CNES è Centre national d'études spatiales.

Capitolo 20

Originale: [...] the pilot should steer his good tires over to the side of the runway or else the high rollout strut coefficient would result in a sudden uncontrolled ground loop. Sospetto che manchi (o sia sottinteso) of friction dopo coefficient, altrimenti la frase non ha molto senso.

Originale: (nella nota) in STS-3 Jack Lousma and Gordon Fullerton had problems with wind shears coming down at Edwards. STS-3 atterrò a White Sands, non a Edwards.

Originale: The SLI’s goal of delivering 100 pounds to orbit in a way that was 10,000 times safer was a big dream, in my opinion. La frase, riferita all’epoca della Space Launch Initiative del 2000, non ha senso per quel che riguarda 100 pounds to orbit. I documenti ormai storici sulla SLI contengono riferimenti al 10,000 times safer ma nulla su 100 pounds to orbit. In compenso includono frasi come 10,000 times safer and 100 times lower costs oppure 100 times cheaper and 10,000 times safer o ancora 100 times safer and 10 times cheaper. Non è chiaro come debba essere corretta. Può darsi che Young intendesse 100 (o 1000) dollars per pound to orbit al posto di 100 pounds to orbit: alcuni documenti promettono infatti costi intorno ai 1000 dollari alla libbra (circa 2000 dollari al kg): “SLI provides the catalyst for NASA and its partners, including the Department of Defense, to explore new space transportation architectures. NASA's strategic goals for a next generation RLV are to reduce the risk of crew loss to approximately 1 in 10,000 missions while lowering the cost of delivering payloads to low-Earth orbit to less than $1000 per pound” (Space Launch Initiative: A Program Review).

Capitolo 21

Originale: x-ray defraction. La grafia corretta è X-ray diffraction.

Originale: Don Petit. La grafia corretta è Don Pettit.

Capitolo 22

Originale: [...] when Columbia disintegrated on its way down from orbit the morning of 3 February 2003. Il disastro avvenne l’1 febbraio.

Originale: In March 1997 I reported that STS-89 Endeavour the previous month had suffered bottom damage. STS-89 volò nel gennaio 1998, per cui March 1997 va corretto in February 1998.

2021/07/04

Gioielleria nello spazio: il magnifico meccanismo di attracco del veicolo Apollo

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alle donazioni per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!".

Durante le missioni Apollo era necessario effettuare delle delicatissime manovre di attracco e sgancio di due componenti principali del veicolo spaziale: il Modulo di Comando (dove i tre astronauti dell’equipaggio trascorrevano gran parte del tempo di viaggio) e il Modulo Lunare (usato da due dei tre per scendere sulla Luna e ripartirne). Questi attracchi e sganci servivano per consentire agli astronauti di trasferirsi da un modulo all’altro e di abbandonare il Modulo Lunare quando non serviva più, dopo la ripartenza dalla Luna.

Qualunque fallimento di queste manovre metteva a repentaglio l’intera missione e poteva avere conseguenze anche fatali per l’equipaggio.

Il successo di queste operazioni dipendeva dal perfetto funzionamento del complicato meccanismo di attracco e sgancio, che doveva consentire prima l’aggancio flessibile dei due veicoli e poi il loro accoppiamento a tenuta stagna, e oltretutto doveva essere rimovibile per non ingombrare il tunnel di trasferimento da un modulo all’altro e doveva anche essere riutilizzabile. Come ogni componente del veicolo spaziale, inoltre, doveva essere il più leggero e compatto possibile.

Una sfida ingegneristica assolutamente notevole, da gestire con precisione da orologiai, che viene descritta minuziosamente per renderne chiara la soluzione in questo video, corredato da fonti tecniche di riferimento.

La descrizione è in inglese: se vi interessa che la traduca, lasciate un commento di richiesta.

2021/06/19

Gli astronauti lunari nei media: Buzz Aldrin promuove la Svizzera (2015)

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alle donazioni per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!".

Nel 2015 Buzz Aldrin (Apollo 11) ha girato questo video in Svizzera per promuovere la compagnia aerea Swiss.

Aldrin dice: “When I first landed here, I said to myself, ‘This is simply out of this world. This is the most amazing landscape that I have ever seen!’ And you can believe me, I am familiar with out-of-this-world places. I have been on the Moon”.

In traduzione: “La prima volta che sono atterrato qui, mi sono detto ‘Questo è semplicemente fuori dal mondo. Questo è il paesaggio più stupefacente che io abbia mai visto!’ E potete credermi, io ho dimestichezza con i posti fuori dal mondo. Sono stato sulla Luna.”

Gli astronauti lunari nei media: Buzz Aldrin e “Rocket Experience” con Snoop Dogg (2009)

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alle donazioni per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!".

Nel 2009 l’astronauta Buzz Aldrin, protagonista del primo allunaggio umano a luglio del 1969 durante la missione Apollo 11, registrò un rap, intitolato Rocket Experience, insieme a Snoop Dogg, con buona pace di chi sostiene che gli astronauti lunari siano schivi e si tengano lontano dai media per la vergogna di aver mentito (sì, i lunacomplottisti dicono proprio così).

Qui sotto potete vedere sia il video della produzione del brano, sia il video del brano stesso.

2021/06/12

Gli astronauti ridono e scherzano a proposito della “toilette spaziale”

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alle donazioni per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!".

Su Instagram è stato pubblicato questo spezzone di una conversazione fra il giornalista britannico James Burke e alcuni astronauti del programma Apollo e Gemini (Jim Lovell, Gene Cernan, James McDivitt, Harrison “Jack” Schmitt).

L’audio non è molto chiaro, per cui lo trascrivo qui:

LOVELL: ...Look, I’m busy over here, would you knead this for me? Which Borman did to me that once!

BURKE: I heard a rumour that oxygen masks [would] be useful on occasions like that.

CERNAN: They were... they were... Admittedly they were used on Apollo 17. I used one.

LOVELL: The thing with Gemini... You're lucky to have to use it for the face!

SCHMITT: See, Jim, the most difficult part of it was detaching the sticky... material from the body. And... and particularly if number two was free floating, and that’s when you run the risk of number two hitting the fan! The circulation...

LOVELL: Now, what NASA had done, I think incorrectly, in their engineering, they put a glue on here that was a little too... too gluey, too tight, and if you had any amount of hair at all there, it just about killed yourself [incomprensibile]. So anyway...

In sintesi: Lovell sta spiegando a James Burke (storico giornalista divulgatore della BBC, una sorta di Piero Angela britannico) il funzionamento del sacchetto che ha in mano, che è un esemplare di Fecal Collection Bag, ossia la “toilette” utilizzata dagli astronauti per le missioni Apollo e in altre occasioni. L’imboccatura adesiva del sacchetto andava applicata ai glutei in modo che le feci venissero raccolte dentro il sacchetto, che aveva una rientranza nella quale era possibile infilare un dito per agevolare il distacco delle feci dal corpo senza toccarle direttamente (in assenza di peso manca appunto la gravità che normalmente produce questo auspicabile distacco).

Una volta raccolte le feci, il sacchetto andava staccato dai glutei e richiuso per evitare fuoriuscite, ma prima di richiuderlo era necessario inserire una tavoletta di sostanza battericida (altrimenti le feci, conservate a bordo a differenza dell’urina, avrebbero generato gas di fermentazione) e impastare il tutto. Da qui la dichiarazione di Lovell “Scusa, qui ho da fare, ti spiace impastare questo per me?”, e la precisazione che il collega Frank Borman lo fece davvero una volta per lui (presumibilmente durante la missione Apollo 8).

James Burke chiede se è vera la diceria che a volte gli astronauti usavano la maschera per l’ossigeno durante questa procedura per non sentire gli odori, e Cernan conferma di averla usata durante Apollo 17. Lovell precisa che a bordo delle Gemini si era “fortunati a doverla usare per la faccia”, con grande ilarità dei colleghi. Non sono sicuro di cosa intenda con questa precisazione.

Interviene Harrison Schmitt, compagno di missione di Cernan in Apollo 17, spiegando che “la parte più difficile era staccare il materiale appiccicoso dal corpo” e aggiunge che se le feci fluttuavano libere c‘era il rischio che si diffondessero in cabina per via della ventilazione forzata. Number two è un eufemismo inglese per indicare le feci e when the shit hits the fan è un modo di dire che indica un evento che causa un grande e sgradevole scompiglio (come avverrebbe, appunto, nel caso di escrementi lanciati contro un ventilatore acceso), e in questo caso Schmitt sta giocando sul senso letterale delle parole, perché effettivamente le feci degli astronauti avrebbero potuto colpire le ventole del sistema di ventilazione di bordo, causandone lo spargimento per tutta la cabina.

Chiude lo spezzone Jim Lovell, che aggiunge un altro dettaglio della scarsa efficacia e praticità del Fecal Collection Bag: l’adesivo usato era un po’ troppo adesivo e quindi “se avevi anche un minimo di peli lì, quasi ti uccidevi.”

Aspetti poco eroici e molto umani, ma raramente raccontati, di una serie di missioni straordinarie.