2008/12/31

Nuovo rapporto sull'incidente del Columbia

di Paolo Attivissimo

Ieri la NASA ha pubblicato un rapporto di 400 pagine (scaricabile qui) di approfondimento sul disastro del Columbia, che si disintegrò durante il rientro nell'atmosfera, uccidendo i sette membri dell'equipaggio, l'1 febbraio 2003.

La causa fu un impatto, avvenuto al decollo, con un frammento di schiuma isolante staccatosi dal serbatoio esterno di carburante: il frammento ruppe la protezione termica del bordo dell'ala, producendo un varco dal quale i gas roventi del rientro penetrarono nella struttura dell'ala, fondendola dall'interno fino a distruggerla.

Il rapporto (parzialmente censurato per quanto riguarda i dettagli personali dei resti degli astronauti) documenta che l'equipaggio perì per l'improvvisa perdita d'ossigeno in cabina e per gli impatti traumatici dovuti al distacco della cabina dal resto del veicolo, come già appurato dalla prima indagine svolta subito dopo il disastro, ma aggiunge che i piloti si resero conto dei primi sintomi di cedimento della struttura circa un minuto prima della disintegrazione del velivolo e tentarono di rimediarvi fino all'ultimo istante, dimostrando una determinazione incredibile.

La scelta di pubblicare il rapporto in questi giorni è stata fatta per rispettare i familiari dell'equipaggio del Columbia, dopo Natale ma mentre i bambini sono a casa da scuola, in modo che possano discuterne in privato con la famiglia.

Il rapporto indica che gli astronauti sopravvissero alla frammentazione iniziale del Columbia, quando il modulo abitato del veicolo, contenente le due cabine dell'equipaggio, si staccò praticamente integro dal resto della fusoliera e restò intero per circa 38 secondi, precipitando per 20 chilometri, privo di energia e senza contatto radio. La disgregazione durò altri 24 secondi circa. Nell'immagine qui sotto, i resti della cabina sono indicati dal circolo giallo.



Le cabine, però, si depressurizzarono così rapidamente che l'equipaggio perse conoscenza prima di poter attivare le tute pressurizzate. E' presumibile che nessuno abbia ripreso conoscenza. In ogni caso, la rotazione incontrollata della struttura sottopose i corpi degli astronauti a traumi letali, scuotendone violentemente il tronco e la testa.

Il rapporto sembra indicare, in modo piuttosto sorprendente, che l'equipaggio avrebbe potuto sopravvivere ai traumi della disgregazione del veicolo se fosse stato protetto dai suoi primi effetti fisici e termici mediante una struttura più resistente e sistemi di ritenzione più efficaci, che bloccassero il corpo contro gli scuotimenti (casco imbottito su misura e cinture di sicurezza integrali), e da tute sigillate e pressurizzate. Tuttavia queste misure sarebbero in contrasto con le procedure di rientro dello Shuttle, che prevedono che l'equipaggio debba essere sostanzialmente libero di muoversi in cabina e non sia chiuso nelle tute pressurizzate.

...crew survival under environmental circumstances seen in this mishap could be possible given the appropriate level of physiological and environmental protection.


Il rapporto contribuisce anche a sfatare il mito della disintegrazione totale di un veicolo al rientro nell'atmosfera. Molti resti della cabina, nonché i resti degli astronauti, furono recuperati intatti e privi di segni di combustione o surriscaldamento. L'orologio da polso portato in orbita dall'astronauta David Brown come regalo di compleanno per un ingegnere del centro spaziale Kennedy fu recuperato quasi integro, con le lancette bloccate alle 9:06.

Qui sotto sono mostrate alcune immagini di resti del velivolo: un frammento di pannello della fusoliera e una bombola d'ossigeno. Il rapporto contiene molte altre immagini dei resti insieme a fotogrammi dell'ultimo video ripreso dagli astronauti durante il rientro.






Ulteriori dettagli sono pubblicati in inglese da SpaceflightNow. Una dettagliatissima FAQ preparata dagli specialisti è disponibile in inglese qui.

2008/12/26

Il Press Kit dell'Apollo 8

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Presso Gizmodo è disponibile una scansione (parziale ma molto ricca) del Press Kit di 101 pagine affidato ai giornalisti per annunciare la missione, che era particolarmente importante perché era stata modificata all'ultimo momento per renderla molto più ambiziosa e pericolosa. Un PDF completo è disponibile presso gli archivi Nasa.

Il Press Kit elenca il numero impressionante di componenti vitali e di procedure che venivano collaudate per la prima volta, dai motori ai sistemi radio alle procedure per evitare che la parte esposta al sole del veicolo si surriscaldasse mentre la parte in ombra gelava.

Per i lunacomplottisti che contestano che le radiazioni delle fasce di Van Allen avrebbero dovuto friggere gli astronauti, questo press kit d'epoca permette di far notare che (ovviamente) la NASA si era posta il problema e ne aveva tenuto conto nella progettazione dei veicoli. A pagina 6 del Press Kit si legge infatti:

Solar radiation and radiation in the Van Allen belt around the Earth present no hazard to the crew of Apollo 8 in the thick-skinned command module. The anticipated dosages are less than one rad per man, well below that of a thorough chest X-ray series.


2008/12/24

40 anni fa, la prima circumnavigazione della Luna: Apollo 8

di Paolo Attivissimo

Il 24 dicembre 1968, Jim Lovell, William Anders e Frank Borman (foto qui accanto, tratta da Life) furono le prime tre persone a circumnavigare la Luna. Furono anche i primi astronauti a lasciare l'orbita terrestre, a scorgere con i propri occhi la faccia della Luna che non è mai visibile da Terra e a vedere la Terra intera come una sfera sospesa nel cielo. Lo fecero in un veicolo, il Saturno 5, che non aveva mai volato prima con un carico umano.

Non avevano a bordo il modulo lunare, che non era ancora pronto; al suo posto c'era un simulacro come zavorra, e quindi non avevano neanche la possibilità di usarlo come scialuppa e propulsore d'emergenza, come avverrà per l'Apollo 13. Ma la CIA aveva saputo che i sovietici stavano tentando di circumnavigare la Luna per primi a sorpresa, e gli Stati Uniti non volevano farsi battere anche stavolta. Il profilo originale della missione (orbita terrestre con prova degli apparati) fu cambiato di corsa.

Alla partenza, Charles Lindbergh era lì a vederli decollare consumando in un secondo dieci volte il carburante che lui aveva usato per la sua celebre trasvolata in solitario dell'Oceano Atlantico. Nel giro di 65 anni, l'umanità era passata dal timido balzo di 40 metri dei fratelli Wright all'inserimento in orbita lunare.

Ma il più grande lascito di questa missione non fu il trionfo tecnologico di una missione ad alto rischio e funestata da vari incidenti ed errori (compresa una cancellazione involontaria della memoria del computer di navigazione e una crisi di diarrea che riempì la capsula di globuli fluttuanti poco raccomandabili), alla faccia di chi dice che le missioni lunari furono troppo perfette per essere vere. Fu questa fotografia a colori della Terra vista dalla Luna, scattata la vigilia di Natale, a lasciare una traccia permanente nella cultura dell'epoca e di oggi. Più di ogni altra immagine o dato tecnico, questa prima visione della Terra come un'unica, delicata isola condivisa rese visceralmente la bellezza e la fragilità del nostro mondo e divenne un'immagine simbolo del nascente movimento ambientalista.



Ne trovate una versione ad altissima risoluzione qui.

In quella stessa missione, i tre astronauti effettuarono dalla Luna una trasmissione televisiva (scaricabile qui), all'epoca la più vista della storia, nella quale mostrarono la superficie della Luna in diretta e lessero un passo della Genesi (una scelta controversa descritta qui). L'immagine fotografica, essendo su pellicola, fu pubblicata soltanto dopo il ritorno degli astronauti.

A quarant'anni di distanza, quel regalo viene ripresentato. Cerchiamo di non dimenticarne la bellezza e il valore. Buon Natale.

2008/11/26

Repubblica: lo sbarco sulla Luna è fra "i casi ancora sospesi"

di Paolo Attivissimo

Dall'inserto Affari e Finanza di Repubblica, 24 novembre 2008, articolo di Ilaria Fusco:

Ci sono infine i casi ancora sospesi, in cui non si capisce da che parte stia la bufala. Sul sito www.astrofilitrentini.it si legge una lunga serie di spiegazioni per cui lo sbarco sulla Luna sarebbe una messinscena: senza una protezione spessa due metri gli astronauti sarebbero bruciati a causa delle radiazioni presenti sulla Luna, nelle foto non appare mai un cielo stellato, le ombre divergono come generate da luci artificiali, la bandiera sembra mossa da un vento che non esiste, il Lem atterra senza polvere...Chissà la verità da che parte sta.


Il sito Astrofilitrentini.it, naturalmente, non contiene nulla del genere, ma ospita un articolo che racconta le teorie lunacomplottiste e poi le sbufala nel finale. Le FAQ pubblicate da Astrofilitrentini.it sono inoltre chiare nel raccontare come dati di fatto le missioni lunari Apollo.

2008/11/02

Neil Armstrong dona documenti privati alla Purdue University

Yahoo News segnala che Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna, ha acconsentito a donare i propri documenti personali, a partire dall'inizio della sua carriera aeronautica, alla Purdue University, l'università presso la quale si laureò.

Alcune scatole contenenti le sue carte sono già arrivate alla Purdue e saranno a disposizione dei ricercatori, offrendo una nuova risorsa estremamente preziosa. "Nessuno ha potuto svolgere ricerche o studiare queste carte finora", ha dichiarato Sammie Morris, assistant professor di scienze bibliotecarie e direttore degli archivi e delle collezioni speciali della Purdue.

Inoltre James R. Hansen, autore del libro "First Man: The Life of Neil A. Armstrong" (2005), donerà 55 ore di interviste personali registrate insieme ad Armstrong.

2008/09/16

Difficile lavorare, con un panorama del genere

di Paolo Attivissimo



La navetta Atlantis s'incammina verso la torre di lancio. La versione ad altissima risoluzione è qui. Image Credit: NASA/Kim Shiflett.

2008/09/03

Di che colore è la Luna?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/09/24.

La Luna ci appare quasi bianca di notte e in varie sfumature di grigio molto chiaro nelle foto delle missioni lunari, ma è soltanto un'apparenza. Questo porta molte persone (non solo i lunacomplottisti) a vari errori di interpretazione delle immagini, perché non tengono conto del fatto che le foto delle missioni furono scattate regolando l'esposizione per tenere conto della bassa albedo (riflessione della luce) del suolo lunare.

Le immagini che provengono dalla sonda Deep Impact, ora ribattezzata Epoxi, ci offrono un'occasione rara di vedere la Luna com'è realmente, senza essere tratti in inganno dal fatto di osservarla in condizioni di poca luce circostante, come avviene quando la osserviamo in cielo di notte, e con un termine di paragone molto familiare: la Terra.

Nell'immagine qui sotto, tratta dall'Astronomy Picture of the Day, si vede quanto la Luna sia in realtà sorprendentemente scura quando la si paragona alla Terra.



Alcuni dettagli tecnici sono in quest'ottimo articolo di Spaceflightnow.com. L'immagine è scattata da una distanza di 50 milioni di chilometri ed è la prima a mostrare un transito (passaggio di un corpo celeste davanti a un altro) della Luna rispetto alla Terra con un dettaglio tale da permettere di scorgere crateri lunari e continenti terrestri.

L'immagine è stata scattata il 29 maggio 2008 combinando luce visibile e infrarossa, per cui i colori della Terra non sono del tutto fedeli (la vegetazione appare rossiccia). Una versione in colori più naturali, tratta da qui, è mostrata qui sotto.



Ma se cerchiamo una fedeltà ancora maggiore, dobbiamo notare che la didascalia della foto qui sopra precisa che in quest'immagine la luminosità della Luna è stata aumentata per renderla meglio visibile.

Una versione senza correzione della luminosità e con la rappresentazione del globo terrestre, per facilitare l'identificazione dei continenti, è mostrata qui sotto, in questo fotogramma tratto dall'animazione del transito.



Questo è un video che mostra il transito animando le varie immagini di Epoxi:


In altre parole, la Luna in realtà è scurissima: ci appare quasi bianca nel cielo, ed appare chiara nelle foto delle missioni Apollo, soltanto perché il nostro occhio e la fotocamera si adattano alla scarsa luce riflessa.

L'albedo lunare è mediamente 0,12: vale a dire, soltanto il 12% della luce viene riflesso e il restante 88% viene assorbito. In realtà questo valore è un'approssimazione che non tiene conto di vari fattori, come la particolare natura del suolo lunare, che produce una serie di fenomeni curiosi e poco intuitivi descritti in quest'articolo, ma è una prima indicazione da considerare quando si parla di fotografie scattate sulla Luna.

2008/08/13

Marte: strane cupole nei crateri

di Paolo Attivissimo

Questo blog non si occupa soltanto di lunacomplotti. Le esplorazioni spaziali hanno partorito anche tante altre teorie riguardanti presenze aliene (tenute nascoste dai soliti governi ultrasofisticati) su vari pianeti. Su Marte, per esempio, si racconta che vi siano foto di strane cupole situate nei crateri. Ovviamente sono basi aliene. E altrettanto ovviamente, i governi ultracompetenti che hanno tenuto nascosta la loro esistenza sono così cretini da dimenticarsi di cancellare le immagini delle cupole dalle foto.

La realtà è che su Marte ci sono dune di sabbia formate dal vento dentro i crateri. Chi ha presentato questa teoria ha semplicemente scelto una delle foto in cui la duna ha una forma piuttosto simmetrica. Ma basta guardarsi in giro per trovare foto in cui queste dune sono molto meno regolari. Eccone qualcuna.


Se queste sono cupole aliene, gli extraterrestri hanno degli architetti peggiori dei nostri.

2008/08/08

Mythbusters debunka i lunacomplottisti

di Paolo Attivissimo

Ecco il trailer della puntata di Mythbusters che fra meno di un mese, con l'ausilio di un modello in scala davvero notevole per dimensioni, sbufalerà le teorie dei lunacomplottisti. Un articolo sulla puntata è disponibile su NetworkWorld qui.

Non siamo dunque i soli a prepararci per il quarantennale.

2008/02/02

Le prove migliori a favore degli sbarchi

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.


1. Troppo materiale da falsificare


Soltanto per lo sbarco lunare della prima missione (Apollo 11), sarebbe stato necessario falsificare in modo perfetto 339 fotografie, oltre cinque ore di diretta TV e 87 minuti di riprese cinematografiche a colori, con lunghe sequenze ininterrotte, che oltretutto avrebbero dovuto essere perfettamente coerenti fra loro. E ci sarebbero state altre cinque missioni, per un totale di oltre 6500 foto e decine di ore di diretta TV e riprese cinematografiche: tutto questo contando solo il materiale ripreso sulla Luna (dettagli).

Ci sono inoltre centinaia di migliaia di pagine di rapporti, manuali, progetti, documenti, dati di telemetria che sarebbe stato necessario falsificare in modo perfetto e coerente con le fotografie e con i reperti riportati dalla Luna.


2. Effetti speciali impossibili: la camminata


L'andatura degli astronauti sulla Luna non è duplicabile realisticamente né con cavi, né con riprese al rallentatore. Chi ci ha provato, come Mythbusters, ha ottenuto un effetto totalmente implausibile.


3. Effetti speciali impossibili: la polvere


Il modo in cui la polvere schizza via quando viene calciata dagli astronauti o sollevata dalle ruote della jeep lunare, invece di formare volute, è possibile soltanto nel vuoto (dettagli).









Come sarebbe stato possibile ottenere ripetutamente un effetto del genere in un set cinematografico, con la tecnologia analogica degli effetti speciali degli anni Sessanta? Non si poteva certo mettere sotto vuoto un intero studio di ripresa, con le cineprese, le telecamere, le luci e gli operatori.


4. Effetti speciali impossibili: le dimensioni del set


Nelle registrazioni delle dirette televisive ci sono sequenze ininterrotte, come quella mostrata qui sotto, nelle quali gli astronauti camminano allontanandosi dalla telecamera fino a sparire all'orizzonte. Come sarebbe stato possibile ottenere quest'effetto usando la tecnologia degli effetti speciali dell'epoca? (dettagli)




5. Tutti i siti di allunaggio sono stati fotografati di recente: ci sono i veicoli e le orme degli astronauti


Sonde automatiche indiane, giapponesi e statunitensi hanno visitato la Luna nel 2008 e nel 2009 e hanno scattato immagini che corrispondono esattamente a quelle degli sbarchi (dettagli: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8).

Il sito dell'Apollo 11 fotografato da LRO (agosto 2009)
Il sito dell'Apollo 11 (luglio 1969). Immagine della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009. Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



Apollo 12 (1969), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 14 (1971), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 15 (1971), sonda Chandrayaan (2009).
Credit: ISRO.




Apollo 15 (1971). Evidenziazione della scia di impronte nella foto precedente.
Credit: ISRO.



Apollo 15 (1971): l'alone di terreno chiaro prodotto dall'allunaggio del modulo lunare, in un'immagine acquisita dalla sonda Kaguya (2008).
Credit: JAXA.

Apollo 15 (1971): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.Credit: NASA/GSFC/Arizona State University. 



Apollo 16 (1972), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 17 (1972): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



Apollo 17 (1972): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



6. I rilievi altimetrici delle sonde di oggi concordano con le immagini scattate dagli astronauti 40 anni fa


Come avrebbe potuto la NASA, negli anni Sessanta, creare delle foto nelle quali la forma del terreno corrisponde esattamente alle altimetrie rilevate nel 2008 dalla sonda giapponese Kaguya? (dettagli)


A sinistra, l'immagine sintetica prodotta usando i dati della sonda Kaguya (2008); A destra, l'immagine della zona corrispondente della Luna, scattata durante la missione Apollo 15 (1971).

A sinistra, l'immagine sintetica di Kaguya (2008); a destra, una fotografia della zona corrispondente, scattata durante la missione Apollo 17 (1972).


7. Le foto scattate dagli astronauti Apollo nel 1972 corrispondono a quelle scattate nel 2008 da sonde automatiche


Durante la missione Apollo 17 (1972), il modulo di comando fotografò dall'orbita lunare il sito di allunaggio. La sonda giapponese Kaguya fotografò lo stesso sito 36 anni dopo, nel 2008. Le foto corrispondono. Come avrebbe fatto la NASA a falsificare nel 1972 una foto lunare in modo da renderla compatibile con quello che avrebbero fotografato i giapponesi quasi quarant'anni più tardi? (dettagli)


8. L'omertà perfetta


In quarant'anni, nessuno dei quattrocentomila addetti che collaborarono al progetto Apollo s'è mai tradito o ha mai confessato, neppure in punto di morte. Che quattrocentomila persone sappiano tenere un segreto così enorme per decenni è semplicemente ridicolo.


9. Il silenzio dei sovietici


Negli anni Sessanta il mondo era nel pieno della Guerra Fredda. Stati Uniti e Unione Sovietica (l'attuale Russia) erano nemici acerrimi, tanto da puntarsi addosso a vicenda missili nucleari. C'era una corsa alla Luna fra queste due superpotenze: era un'occasione di prestigio politico immensa.

Non lo sanno in molti, ma i sovietici tentarono di portare un cosmonauta sulla Luna prima degli americani. Costruirono in gran segreto veicoli giganteschi, come il vettore N-1 (immagine qui accanto). Ma l'impresa fallì: quattro volte su quattro, i prototipi dei missili esplosero poco dopo il decollo, senza equipaggi a bordo.

I sovietici tennero segreto il fallimento e finsero di non aver mai tentato di portare un uomo sulla Luna. Quindi se avessero scoperto che l'impresa americana era una messinscena – e avevano la tecnologia per scoprirlo – avrebbero avuto ottime ragioni per rivelarlo al mondo e umiliare il loro nemico. Invece non lo fecero.


10. Nessun tecnico qualificato sostiene la tesi della messinscena


Nessun ingegnere aerospaziale, nessun astronauta, nessun astrofisico o astronomo, né di oggi né del passato, né americano né russo né di altri paesi, ha mai dichiarato che le missioni furono falsificate.


10. Nessuna delle presunte prove di falsificazione presentate in quarant'anni dai complottisti è risultata valida


Tutte, finora, si sono rivelate frutto di incompetenza, di manipolazione intenzionale dei fatti o, in alcuni casi, di pura e semplice menzogna (dettagli).



Prove secondarie


Questa sezione elenca alcuni dati di fatto che normalmente sono accettabili come prove, ma che i lunacomplottisti possono rifiutare senza avere formalmente torto. Si tratta comunque di dati che renderebbero ancora più assurdamente complicata l'ipotetica messinscena.


I retroriflettori


Spesso viene citata come prova degli sbarchi il fatto che le missioni Apollo 11, 14 e 15 posizionarono sulla Luna dei retroriflettori passivi (una sorta di catarifrangente molto sofisticato), come quello mostrato qui accanto, verso i quali tuttora gli osservatori astronomici lanciano potenti fasci laser per ottenerne una riflessione e quindi misurare con altissima precisione la distanza Terra-Luna. Se si ottiene la riflessione, vuol dire che c'è il riflettore e che quindi le missioni andarono davvero sulla Luna.

In realtà questa non è una prova dello sbarco di astronauti, perché i sovietici riuscirono a collocare due retroriflettori usando le sonde automatiche Lunokhod 1 e 2, rispettivamente nel 1970 e nel 1973.

Maggiori dettagli su tutti questi riflettori sono disponibili per esempio qui.


Le rocce lunari


Le rocce riportate sulla Terra dagli astronauti Apollo sono spesso indicate come prova degli sbarchi umani, ma anche le sonde automatiche russe riportarono sulla Terra dei campioni (326 grammi delle sonde russe contro 381 chili complessivi delle missioni Apollo), per cui le rocce non possono essere considerate prova di una presenza umana sulla Luna.


Le osservazioni di astronomi e astrofili


La traiettoria dei veicoli Apollo verso la Luna fu osservata indipendentemente da molti osservatori astronomici professionali e da molti astrofili. Tuttavia, formalmente questo dimostra soltanto che dei veicoli si diressero verso la Luna esattamente secondo le tempistiche e le traiettorie dichiarate dalla NASA: non dimostra che vi fossero astronauti a bordo o che degli astronauti camminarono sulla Luna (dettagli).


La ricezione amatoriale delle comunicazioni radio


Le trasmissioni radio degli astronauti dalla Luna furono ricevute da alcuni radioamatori ben attrezzati (dettagli). Tuttavia questo dimostra che il segnale radio proveniva dalla Luna, ma volendo essere rigorosi non esclude che le comunicazioni fossero trasmesse da un apparato automatico collocato sulla Luna e che gli astronauti fossero altrove.


Il ritardo radio variabile corrisponde alla variazione della distanza Terra-Luna


Analizzando i ritardi e gli echi nelle registrazioni delle comunicazioni radio delle varie missioni, si scopre che durano esattamente quanto previsto dalla distanza Terra-Luna, ma soprattutto che nel corso di una singola missione variano in modo perfettamente corrispondente alla variazione della distanza fra la Terra e il suo satellite avvenuta durante quella missione. Questo non prova in termini assoluti la presenza degli astronauti sulla Luna, ma aggiunge un altro livello di complicazione nel realizzare una messinscena perfetta.

2008/02/01

Curiosità lunari

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2017/11/08.

Soltanto 24 persone al mondo hanno lasciato l'orbita terrestre e volato verso la Luna: tutte sono uomini statunitensi. Le missioni Apollo 8, 10 e 13 circumnavigarono la Luna; le missioni Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17 vi sbarcarono due astronauti ciascuna. Nessuna donna e nessuna persona di etnia non bianca fece parte di questi 24.

Dei 24 astronauti circumlunari, ne sono vivi ancora 14: Frank Borman (Apollo 8), William Anders (8), James Lovell (8 e 13), Thomas Stafford (10),  John Young (10 e 16), Buzz Aldrin (11), Michael Collins (11), Alan Bean (12), Fred Haise (13), David Scott (15), Alfred Worden (15), Charles Duke (16), Ken Mattingly (16), Harrison Schmitt (17). Dieci sono deceduti: Neil Armstrong (11), Charles Conrad (12), Richard Gordon (12), John Swigert (13), Alan Shepard (14), Stuart Roosa (14), James Irwin (15), Ron Evans (17), Eugene Cernan (10 e 17), Edgar Mitchell (14).

Dei 12 uomini che camminarono sulla Luna, ne sono vivi ancora 6: Buzz Aldrin (Apollo 11), Alan Bean (12),  David Scott (15), John Young e Charles Duke (16), Harrison Schmitt (17). Ci hanno lasciato Neil Armstrong (11), Charles Conrad (12), Alan Shepard (14), James Irwin (15), Edgar Mitchell (14), Eugene Cernan (17).

Tre astronauti volarono verso la Luna due volte: James Lovell (Apollo 8 e 13), John Young (Apollo 10 e 16) e Gene Cernan (Apollo 10 e 17).

Due viaggi, zero allunaggi. Jim Lovell fu l'unico astronauta che volò verso la Luna due volte e che per due volte non vi mise piede. La prima fu durante la missione Apollo 8, che aveva il compito di circumnavigare la Luna e non poteva sbarcarvi; la seconda fu durante la missione Apollo 13, che aveva in programma di allunare ma ebbe un guasto che costrinse l'equipaggio a rientrare fortunosamente dopo aver girato intorno alla Luna.

Niente foto di Collins durante l'Apollo 11? Mica vero. È abbastanza diffusa anche fra gli storici delle missioni spaziali la credenza che non ci siano fotografie di Michael Collins scattate durante il volo dell'Apollo 11. Lo dichiarano per esempio fonti solitamente affidabili, come i NASA Mission Reports di Robert Godwin (Volume One, pagg. 128-129, nelle tavole a colori) o il documentario BBC Triumph and Tragedy (prima puntata, 54:30), ma non è così. Una versione precedente di quest'articolo, fidandosi di queste fonti, segnalava questa curiosità. In realtà esiste la foto AS11-36-5292, che ritrae Collins un'ora e dieci dopo il decollo, come annotato nell'Apollo Flight Journal.

Esiste soltanto una fotografia decente di Neil Armstrong durante l'escursione sulla superficie lunare, e fino al 1987 si pensava che anche quella ritraesse Aldrin. Includendo anche le immagini sottoesposte e quelle in cui si vede anche soltanto una parte dell'astronauta, le foto lunari di Armstrong sono in tutto sei, più i fotogrammi della cinepresa 16 mm che registrò parte dell'escursione lunare.

L'unico scapolo fra gli astronauti Apollo fu John "Jack" Swigert (Apollo 13), morto nel 1982.

Soltanto l'orologio Omega Speedmaster di Aldrin andò fuori sulla Luna durante Apollo 11. Entrambi gli astronauti della missione Apollo 11 avevano in dotazione uno di questi orologi, ma soltanto quello di Buzz Aldrin fu indossato durante l'escursione lunare. Quello del compagno Armstrong rimase a bordo per decisione di Armstrong stesso: voleva essere sicuro di avere almeno un orologio funzionante in caso d'emergenza (il decollo doveva avvenire a un'ora molto precisa per poter effettuare il rendezvous con il modulo di comando e servizio e tornare sulla Terra). Per cui il primo orologio da polso sulla Luna vi fu portato dal secondo uomo a posarvi piede.

Una piscinetta al secondo. Ogni secondo, i cinque motori F-1 del primo stadio del missile Saturn V consumavano 13.320 kg, pari a 8440 litri, di kerosene e ossigeno liquido (29.364,5 libbre, pari a 2230 galloni USA; dati tratti da Apollo 11 - The Nasa Mission Reports - Volume One, pag. 65; Apollo 12 Press Kit, pag. 50). 8440 litri equivalgono a una piscinetta da giardino da 2 x 4 metri e profonda 1 m.

Buste clandestine. Gli astronauti della missione Apollo 15, David Scott, Alfred Worden e James Irwin, portarono sulla Luna 398 buste affrancate senza informare la NASA, in aggiunta alle 243 buste autorizzate. Lo fecero per conto di H. Walter Eiermann, che a sua volta agiva per conto di un filatelista tedesco, Hermann Sieger, con l'intesa che 100 delle buste clandestine sarebbero state cedute dagli astronauti a Eiermann in cambio di 7000 dollari per ciascun astronauta e le altre 298 sarebbero state conservate dai membri dell'equipaggio come souvenir personali. Eiermann, però, vendette a Sieger le proprie buste, e Sieger le mise pubblicamente in vendita poco dopo la missione. Dato che lo sfruttamento economico delle missioni spaziali da parte degli equipaggi era severamente proibito, ne nacque uno scandalo che coinvolse anche il collega Jack Swigert (Apollo 13). Swigert, Scott e Worden furono rimossi dal servizio come astronauti; Irwin si dimise per diventare sacerdote cristiano (fonti: Nasa News Release 72-189; The Apollo 15 "Sieger" Covers presso Collectspace.com).

Playmate sulla Luna. Le checklist da polso, librettini con promemoria delle operazioni da svolgere indossati dagli astronauti durante le escursioni lunari, contenevano spesso, fra le varie pagine delle fotocopie di foto delle conigliette di Playboy senza veli, inserite a sorpresa dai colleghi.

La scaldina atomica. Il sismometro portato sulla Luna dagli astronauti dell'Apollo 11 per trasmettere dati dopo la loro partenza sarebbe gelato nella lunga notte lunare (che dura 340 ore), per cui fu dotato di due riscaldatori a plutonio 238. Il decadimento dei 68 grammi complessivi di materiale radioattivo generava calore sufficiente ad evitare che il sismometro scendesse sotto i -53°C (fonte: Apollo 11 - The Nasa Mission Reports - Volume One, pag. 84).

Rientri di precisione. Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, detiene il record assoluto per il rientro meno preciso. Durante la missione Gemini 8 (una missione non lunare), un grave problema a bordo costrinse Armstrong ad interrompere anticipatamente la missione. Era atteso nei Caraibi, ma ammarò vicino a Okinawa (fonte: 11th Annual Naval Aviation Symposium, The National Museum of Naval Aviation, Pensacola, Florida, 18 May 1997).

Record di velocità. La massima velocità mai raggiunta da esseri umani è 39.937 km/h, durante il rientro nell'atmosfera della capsula dell'Apollo 10.

Incontinenza forzata. Il primo astronauta a farsi la pipì addosso fu Alan Shepard, durante la missione Freedom 7 del progetto Mercury, il 5 maggio 1961, quando divenne anche il primo americano a volare nello spazio. I continui problemi tecnici durante il conto alla rovescia lo fecero restare chiuso a bordo della capsula per ore. Il suo volo suborbitale doveva durare soltanto quindici minuti, per cui non era previsto un sistema di gestione delle esigenze urinarie, che si fecero sempre più pressanti col passare delle ore. Piuttosto che annullare il lancio, Shepard, d'accordo con i responsabili del lancio, decise di orinare dentro la tuta e volò con la schiena inzuppata.

A corto di carburante per evitare scherzi. La missione Apollo 10 volò intorno alla Luna e il suo modulo lunare scese fino a 15,6 km dalla superficie: non era previsto un allunaggio. Secondo il pilota del modulo lunare, Gene Cernan, avrebbero potuto allunare, anticipando quindi Armstrong e Aldrin, ma per evitare tentazioni il veicolo fu fornito di carburante insufficiente per ripartire dalla Luna (fonte: 11th Annual Naval Aviation Symposium, The National Museum of Naval Aviation, Pensacola, Florida, 18 May 1997).

Equilibrio da ballerina. Il motore a razzo dello stadio di risalita del modulo lunare non era orientabile (senza gimbaling) e quindi il veicolo doveva essere perfettamente bilanciato, altrimenti i piccoli razzi di manovra (disposti in quattro gruppi di quattro agli angoli del veicolo) non sarebbero riusciti a compensare gli squilibri e il decollo sarebbe stato impossibile. Per questo motivo fu necessario tenere traccia di dove veniva collocata ogni singola roccia lunare nei vari contenitori sparsi per l'abitacolo, e replicare a terra la situazione sulla Luna mediante un modello computerizzato (Chuck Deiterich, retrofire officer, in Popular Mechanics).

Tripletta spaziale ticinese. L'unico astronauta ad aver volato in tutti e tre i primi programmi spaziali statunitensi (Mercury, Gemini e Apollo) fu Wally Schirra, morto nel 2007. Volò sulla Sigma 7 del progetto Mercury, sulla Gemini 6 e sulla Apollo 7 (NASA.gov). I suoi genitori nacquero in Canton Ticino, a Loco (La Regione Ticino, 12/7/2008, p. 2).

Predestinazione? Il cognome da nubile della madre dell'astronauta Buzz Aldrin, uno dei primi due a posare piede sulla Luna, era Moon (Buzzaldrin.com).

Modestia lunare. Il primo stemma di una missione Apollo che non riporta i nomi dei tre astronauti è quello dell'Apollo 11, che sbarcò per la prima volta sulla Luna. Fu una scelta di Michael Collins, autore dell'intero stemma, per rappresentare tutte le persone che avevano contribuito alla missione. La versione iniziale dello stemma aveva l'aquila che allunava con il ramo d'ulivo nel becco, secondo logica, ma gli alti papaveri a Washington ritennero troppo minacciosi gli artigli protesi dell'aquila americana e così fu deciso di mettere l'ulivo fra gli artigli, rendendo però impossibile l'atterraggio del volatile. Lo stemma è inoltre sbagliato nella direzione delle ombre della Terra, che non corrispondono a quelle disegnate sulla superficie lunare (Space Mission Patches). L'unica altra missione Apollo il cui stemma non riporta i nomi degli astronauti è la 13 (Space Mission Patches).

L'epitaffio che non fu. Il Presidente Nixon aveva pronta una dichiarazione da leggere al paese se gli astronauti dell'Apollo 11 non fossero stati in grado di ripartire dalla Luna. Il testo è pubblico, e una sua traduzione è disponibile in italiano qui.

Capsula riciclata. Il primo veicolo spaziale riutilizzabile non fu, come molti pensano, lo Shuttle, bensì una capsula Gemini. il 19 gennaio 1965 la capsula Gemini 2 fu lanciata per un volo spaziale suborbitale, senza equipaggio a bordo, per collaudarne i sistemi e in particolare lo scudo termico. Il 3 novembre 1966 la capsula fu lanciata di nuovo, sempre senza equipaggio, per collaudare il simulacro del MOL (Manned Orbiting Laboratory), la stazione spaziale che l'aviazione militare statunitense voleva costruire. Il programma fu poi annullato.

FAQ: per saperne di più, senza complotti

Qui vengono raccolte man mano le domande più frequenti riguardanti le missioni lunari per chi non crede alle teorie di messinscena ma vuole semplicemente conoscere meglio la materia e ha delle curiosità che vuole chiarire. Ultimo aggiornamento: 2016/10/28.


1. È vero che non ci sono foto di Neil Armstrong sulla Luna?


No: ci sono, ma sono poche e tutte brutte tranne una a malapena passabile. In realtà si è pensato per molto tempo che non ce ne fossero del tutto, ma nel 1987 un riesame delle immagini e della cronologia della missione rivelò che c'erano sei sue fotografie scattate durante l'escursione sul suolo lunare: tre a figura intera e tre parziali.

Le foto sono identificate dalle sigle AS11-40-5886 (figura intera, di spalle, l'unica buona), AS11-40-5894 (intera ma sottoesposta), AS11-40-5895 (solo le gambe), AS11-40-5896 (solo i piedi), AS11-40-5903 (intera, visibile nel riflesso della visiera di Aldrin), AS11-40-5916 (una gamba e lo zaino).

Ci sono inoltre altre due foto di Armstrong scattate sulla Luna, ma dentro il modulo lunare, dopo l'escursione: la AS11-37-5528 e la AS11-37-5529.

Infine ci sono i fotogrammi della cinepresa automatica 16mm che riprese gli astronauti durante l'escursione: Neil Armstrong è visibile in molte di queste immagini e in alcuni di esse (per esempio in AP11FR02, un dettaglio della quale è mostrato qui sopra) si scorge anche il suo viso.

Tutte le altre foto scattate sulla Luna durante la missione Apollo 11, compresa quella celeberrima dell'impronta dello scarpone nel suolo lunare, ritraggono Buzz Aldrin.


2. Si potrebbe usare il terreno lunare per coltivazioni sul posto?


Sono stati fatti molti studi su serre lunari e alla fine risulta che il terreno lunare non è utile, a meno che non sia trattato appositamente. Il progetto europeo più evoluto in questo senso è MELISSA.


3. Perché Buzz Aldrin, il secondo astronauta a mettere piede sulla Luna, fece una lunga, silenziosa pausa sulla scaletta prima di scendere?


Lo confessa divertito lui stesso in un documentario del 2007, in cui dice che stava facendo la pipì dentro l'apposito dispositivo interno della tuta spaziale (dettagli).


4. Buzz Aldrin era designato come pilota del modulo lunare. Ma allora perché l'allunaggio fu pilotato da Armstrong?


Il nome Lunar Module Pilot (pilota del modulo lunare) era un po' ingannevole, perché in realtà servivano due persone per gestire il modulo lunare (LM), con mansioni suddivise.

Il LM allunava quasi automaticamente, sotto la supervisione dei due astronauti: il compito dell’astronauta pilota era operare il computer di bordo e fornire al comandante i dati essenziali (quota, velocità, riserve di carburante, stato dei sistemi, eccetera). Il compito dell’astronauta comandante era decidere cosa fare, essendo il responsabile della missione, e quindi eventualmente prendere i comandi manuali, come infatti avvenne nella missione Apollo 11. Il pilota era comunque altrettanto in grado di manovrare manualmente se necessario. La situazione è paragonabile a quella di un aereo di linea, dove il comandante ha l’incarico di pilotare e il copilota o primo ufficiale gli fornisce il supporto tecnico necessario, mantenendo comunque la possibilità di scambiare i ruoli se necessario.

La prassi di far dirigere il LM al comandante con il supporto del pilota del modulo lunare fu standard anche per gli altri voli Apollo.

Durante la missione Apollo 12 ci fu un'eccezione: il comandante Pete Conrad lasciò i comandi manuali del LM al pilota del modulo lunare Alan Bean per qualche minuto dopo il decollo dalla Luna, mentre erano dietro la Luna, fuori contatto radio, in modo che il Controllo Missione non lo venisse a sapere. Questo dettaglio è raccontato nel libro A Man on The Moon, di Andrew Chaikin.


5. E' vero che la penna usata da Aldrin per riparare un interruttore rotto nel modulo lunare e permettere agli astronauti di ripartire gli fu data da Michael Collins?


Non è chiaro. L'episodio della penna è reale e confermato da Aldrin di persona; il dettaglio che gli sia stato data da Collins compare nel docudrama Moonshot (2009), ma potrebbe trattarsi di una delle tante licenze artistiche del film. Nella sua autobiografia Magnificent Desolation, Aldrin non specifica chi gli diede la penna, e finora non sono state trovate altre fonti che confermino la versione presentata da Moonshot. Il 21 luglio 2009 ho chiesto chiarimenti via mail a Richard Dale, Director of Creative Content della Dangerous Ltd che ha prodotto Moonshot, e sono in attesa di risposta.


6. E' vero che quando l'Apollo 8 lesse via radio un passo della Genesi mentre era in orbita intorno alla Luna, qualcuno fece causa alla NASA?


Sì. Fu Madalyn Murray O'Hair, per violazione del Primo Emendamento, nei confronti di Thomas Paine, amministratore della NASA. L'azione legale fu respinta dalla Corte Suprema nel 1970, ma da quel momento in poi la NASA fu molto guardinga nei confronti di qualunque accenno religioso da parte dei propri membri e astronauti.


7. Dov'era il gabinetto nei veicoli Apollo?


Non c'era. In estrema sintesi: i liquidi andavano in un tubo applicato al pene mediante un preservativo e venivano scaricati nello spazio (nelle missioni Apollo volarono solo uomini, per cui il problema di gestire l'anatomia femminile non si pose). I solidi venivano raccolti in un sacchetto applicato intorno allo sfintere e conservati a bordo. Non c'era privacy e non si poteva arieggiare il locale.


8. A cosa servivano i "bip" durante le comunicazioni radio?


Attivavano e disattivavano l'invio dell'audio dal Controllo Missione, a terra, verso gli astronauti. Non servivano, come pensano in molti, a indicare "tocca a te parlare" o "passo", e solitamente non venivano uditi dagli astronauti (dettagli).


9. Perché il programma Apollo si chiama così?


La NASA aveva una lunga tradizione di nomi di programmi e veicoli tratti dalla mitologia greca. Il nome Apollo fu scelto da Abe Silverstein, uno dei padri dell'astronautica statunitense, nel 1960, semplicemente perché gli piaceva: le caratteristiche del dio greco Apollo non c'entrano nulla (dettagli).


10. La prima bandiera piantata sulla Luna cadde al momento del decollo, spazzata via dal getto del motore?


Con tutta probabilità, sì. Lo sostiene Buzz Aldrin, pilota del veicolo. Ma la NASA è ufficialmente incerta, e si sa che altre bandiere di missioni successive rimasero in piedi benché colpite dal getto del motore (dettagli).


11. Come mai in molte foto scattate sulla Luna si vedono in cielo dei puntini blu o di altri colori? Sono stelle?


E' molto improbabile: con le regolazioni usate dagli astronauti, le stelle non sarebbero state fotografabili, perché troppo fioche rispetto alla superficie. L'unica "stella" di cui si ha documentazione fotografica certa è Venere, fotografata durante la missione Apollo 14 (dettagli).

I puntini (qui accanto è mostrato un esempio, tratto da un dettaglio della foto AS11-40-5969) potrebbero essere un po' di tutto: per esempio, granelli di polvere entrati nel corpo macchina durante l'escursione lunare o introdotti durante lo sviluppo, la duplicazione o la scansione sulla Terra. Potrebbero essere alterazioni puntiformi della pellicola prodotte da particelle cariche (raggi cosmici e simili). Potrebbero anche essere artefatti della compressione JPEG.

Alcuni puntini potrebbero anche essere stelle fortemente sottoesposte: questa è l'ipotesi più facile da verificare o escludere usando un planetario che ricostruisca il cielo stellato alla data della missione e nel punto della Luna dove si svolse la specifica missione.

L'importante è tenere presente che le versioni digitali di queste foto che si possono consultare via Internet non sono gli originali, ma sono il frutto di duplicazioni ed elaborazioni e hanno subito un processo di compressione digitale che può introdurre errori o fenomeni non presenti nell'originale. Qualunque verifica rigorosa andrebbe svolta pertanto sulle pellicole originali, non sulle versioni digitali disponibili su Internet.


12. Che tipo di pellicola fu usato per le foto e le riprese dell'Apollo 11?


Furono usati tre tipi: codice SO-368, Kodak Ektachrome MS invertibile a colori, ASA 64, supporto in poliestere Estar; codice SO-168, Kodak Ektachrome EF invertibile a colori, ASA 160; e codice 3400, Panatomic-X in bianco e nero, ASA 80.

Le riprese cinematografiche usarono pellicola a colori SO-368 e SO-168 in formato 16 mm (Apollo 11 Photography Index - 70 mm and 16 mm, pag. 102).

Le foto a colori della passeggiata lunare furono scattate su pellicola SO-368 in formato 70 mm con doppia perforazione.

L'ALSCC, la fotocamera stereoscopica per immagini ravvicinate del suolo, usò pellicola SO-168 in formato 35 mm.

Le foto in interni furono scattate su pellicola SO-168 in formato 70 mm, tirata a 1000 ASA.


13. Come mai in tutti questi anni non siamo più tornati sulla Luna?


Per una complessa serie di ragioni:

– Politica. Le missioni Apollo furono motivate e soprattutto finanziate da un intento principalmente politico: battere l’Unione Sovietica in un campo tecnologico vicino a quello militare e dimostrare la superiorità del sistema sociale americano rispetto a quello russo. L’esplorazione e la scienza furono un sottoprodotto di questo intento fondamentale, che oggi non c'è più.

Costo. Anche se si sottolinea spesso che la spesa complessiva del programma Apollo è una bazzecola rispetto ai budget militari (tutto il programma, su dieci anni, costò un terzo dell’attuale spesa militare annua degli Stati Uniti), fu comunque un’impresa economicamente molto onerosa rispetto a tutte le altre missioni spaziali.

–  Rischio. Mandare esseri umani sulla Luna è pericoloso e negli anni Sessanta i margini di rischio elevati erano accettabili perché c’era un movente politico. Oggi quei margini (una tragedia sfiorata con Apollo 13 e tanti incidenti minori nelle altre missioni) sono inaccettabili.

Tecnologia. Oggi la robotica è molto più sofisticata rispetto agli anni delle missioni Apollo. Allora non c’era scelta: per osservare, selezionare e raccogliere campioni di roccia lunare era necessario mandare degli esseri umani. Ma adesso ha molto più senso mandare sulla Luna veicoli senza equipaggio, comandabili da Terra, che possono effettuare rilievi ed esplorazioni per periodi più lunghi e su zone più ampie ad un costo enormemente inferiore a quello di una missione con equipaggio. Questa strategia è infatti stata seguita con successo da veicoli lunari orbitali e di superficie di vari paesi (per esempio Lunar Reconnaissance Orbiter, Chang’e, Chandrayaan) e persino da privati (con il Lunar X-Prize). Progetti come Robonaut mirano a creare una “telepresenza” umana sulla Luna: un robot antropomorfo, comandato da una persona che sta al sicuro sulla Terra, senza problemi di ossigeno, cibo, temperatura, fatica, radiazioni e tute spaziali ingombranti.

Motivazioni. O meglio, assenza di motivazioni. Attualmente non c’è nessuna buona ragione politica, militare o economica per visitare la Luna con equipaggi. L’esplorazione scientifica è fattibile con veicoli senza equipaggio. L’ipotesi di sfruttare la Luna come miniera (si parla spesso di estrarre l’elio-3 per i reattori nucleari a fusione) è per ora economicamente insostenibile. Collocare una base militare sulla Luna non ha senso, dato che eventuali armi lanciate dalla base arriverebbero dopo giorni di viaggio, la base sarebbe un bersaglio fisso e vulnerabile per gli avversari e i costi sarebbero enormi rispetto agli attuali missili balistici montati su aerei e sottomarini e installati nei silos sulla Terra, che arrivano a destinazione in mezz’ora scarsa.

FAQ: le obiezioni ricorrenti dei lunacomplottisti, sbufalate in breve

L'articolo viene aggiornato man mano che vengono completate le indagini sulle singole obiezioni. E' importante non fermarsi alla spiegazione concisa, ma seguire i link che portano alle informazioni più approfondite.


1. Presunte prove fotografiche

1.1. Perché non ci sono le stelle nelle foto?


Perché alla NASA sono deficienti e si dimenticano di mettere le stelle quando falsificano le foto per un complotto dal quale dipende il prestigio e la credibilità dell'intera nazione.

No, le stelle non ci sono perché non ci devono essere: sono troppo fioche rispetto al suolo lunare fortemente illuminato dal sole. Se siete allo stadio, di sera, vedete le stelle in cielo nonostante i riflettori che illuminano il campo? Appunto.

È una questione di tecnica fotografica di base. Del resto, le stelle non ci sono neanche nelle foto scattate nello spazio dal nostro Umberto Guidoni o dagli astronauti dello Shuttle, come lo svizzero Claude Nicollier nell'immagine qui accanto; diventano visibili soltanto se si usa un tempo di posa molto lungo (dettagli).


1.2. Perché la bandiera sventola nel vuoto?


Alcuni obiettano che nelle fotografie degli astronauti sulla Luna il drappo della bandiera sembra garrire nel vento, come nell'immagine qui accanto. Ma sulla Luna non c'è aria e quindi non c'è vento: pertanto, secondo loro, il drappo dovrebbe penzolare mollemente dall'asta.

In realtà la bandiera sembra sventolare perché è sorretta da un'astina orizzontale telescopica, ben visibile se si guardano con attenzione le immagini (per esempio l'ingrandimento della stessa foto mostrato qui sotto). La NASA, infatti, si rese conto che una bandiera floscia non avrebbe fatto un bell'effetto nel vuoto e quindi escogitò questa soluzione tecnica semplice ed efficace.

Il suo aspetto stropicciato deriva dal fatto che fu portata sulla Luna strettamente ripiegata e arrotolata e gli astronauti decisero di non spianarla troppo per darle appunto un aspetto vivace che desse l'idea di uno sventolio tradizionale. In alcune missioni, inoltre, l'astina telescopica non si estese completamente, per cui il bordo superiore della bandiera rimase raccolto invece di tendersi, contribuendo alla stropicciatura.



1.3. Sulla Luna c'è solo il Sole come fonte di luce, allora come mai nelle foto le parti in ombra degli astronauti sono visibili, come se ci fosse una seconda fonte luminosa per rischiararle?


R0012094.JPGPerché gli astronauti sono illuminati dalla luce del Sole, riflessa dalla superficie lunare, come lo è qualsiasi altro oggetto che si erga al di sopra del suolo. Infatti la Luna è visibile in cielo perché riflette la luce. La riflette relativamente poco, ma comunque abbastanza da creare una gran bella Luna piena e da essere l'unico corpo celeste chiaramente visibile in pieno giorno dalla Terra.

Le foto che ritraggono soggetti in ombra furono scattate tenendo conto della poca luce: infatti le parti illuminate dal sole sono sovraesposte, esattamente come avviene nel modellino mostrato qui accanto (dettagli).


1.4. Come mai tutte le foto sono perfette, anche se gli astronauti dovevano regolare a mano l'esposizione e la messa a fuoco ma non potevano neanche portare la macchina fotografica agli occhi per mirare?


Non è vero che sono tutte perfette. In realtà non tutte le foto riuscirono: semplicemente la NASA pubblicò soltanto quelle buone, come avviene in qualunque reportage fotografico. Ma negli archivi dell'agenzia spaziale ci sono tante foto sottoesposte, sovraesposte, mosse, sfocate e mal inquadrate: non vengono mostrate quasi mai, proprio perché fanno schifo. Sono comunque disponibili per la consultazione via Internet (dettagli).

Inoltre le fotocamere erano dotate di obiettivi grandangolari, equivalenti a obiettivi da 24 mm tradizionali, con inquadrature molto larghe che rendevano sufficiente una mira alla buona in direzione del soggetto (dettagli). Gli astronauti si erano addestrati a valutare l'esposizione e la messa a fuoco a occhio, come facevano da sempre i fotografi prima che venissero inventati gli automatismi (dettagli).


1.5. Nelle foto, le ombre non sono parallele, quindi devono essere state prodotte da più di una fonte di luce; come è possibile, visto che sulla Luna c'è una sola fonte, cioè il Sole?


Anche nelle foto scattate sulla Terra le ombre non sono parallele: si chiama prospettiva. Se poi le ombre cadono su un terreno irregolare, in zone con pendenze differenti, l'effetto è ancora più vistoso.

E se davvero ci fossero state fonti di luce multiple, ogni oggetto avrebbe dovuto proiettare ombre multiple, come i calciatori allo stadio nelle partite notturne (dettagli).


1.6. Perché le ombre degli astronauti hanno lunghezze differenti?


La tesi lunacomplottista è che l'effetto sia prodotto dalla diversa vicinanza degli astronauti-attori ai riflettori del set cinematografico. La realtà è che la superficie della Luna è irregolare e presenta avvallamenti d'ogni sorta, che si notano poco per via della mancanza di oggetti familiari di riferimento.

Infatti basta ricostruire la scena con un modellino per accorgersi che un astronauta che si trovi in un avvallamento anche modesto proietterà un'ombra di lunghezza differente rispetto a quella del suo compagno che sta in piano. Nella foto qui sopra, l'astronauta di sinistra è in una lieve conca del terreno, documentata da altre fotografie dello stesso luogo: lo si vede dalla curvatura dell'ombra dell'asta della bandiera (dettagli).


1.7. Come mai in una foto l'ombra del LEM arriva all'orizzonte?


In realtà l'ombra arriva al bordo rialzato di un cratere, che copre il vero orizzonte, parecchio più lontano. Altre foto mostrano chiaramente quest'effetto (dettagli).


1.8. Perché manca l'ombra della bandiera?


La celeberrima foto del saluto di Buzz Aldrin alla bandiera americana, scattata durante il primo sbarco sulla Luna (AS11-40-5874, mostrata qui accanto), è spesso accusata di essere un fotomontaggio, asserendo che manca l'ombra della bandiera.

In realtà basta osservare la lunghezza delle ombre degli oggetti circostanti per rendersi conto che il sole è basso e quindi l'ombra del drappo cade al di fuori dell'inquadratura.

L'ombra dell'asta, invece, c'è: non la si vede nelle copie sgranate usate solitamente dai sostenitori delle tesi di messinscena, ma è presente negli originali ad alta risoluzione. E' la sottile linea scura che si scorge dietro le gambe dell'astronauta, grosso modo all'altezza delle caviglie, come si vede qui sotto (l'immagine è ingrandibile cliccandovi sopra).



L'ombra non si trova dove ce l'aspettiamo, ossia alla stessa altezza alla quale si trova la base dell'asta, perché dietro la bandiera c'è un avvallamento del terreno che la deforma.

Questo fatto è ben visibile in altre immagini della stessa missione, come la AS11-37-5480 mostrata qui accanto (ingrandibile cliccandovi sopra): tracciando una linea diritta dalla base dell'asta al bordo del drappo si nota che l'ombra dell'asta è ricurva, segno che si trova in una concavità della superficie lunare.


1.9. Ci sono immagini dello stesso luogo con e senza il modulo lunare: hanno riciclato i fondali?


No, perché non si tratta affatto dello stesso luogo, ma di luoghi separati fra loro anche da un chilometro e mezzo. Per questo in alcune foto non c'è il modulo lunare: è troppo lontano. Tutto qui.

I "fondali" sembrano identici soltanto se li si guarda superficialmente. Il confronto dettagliato fra le immagini, invece, rivela differenze tipiche delle foto di oggetti tridimensionali lontani (montagne lunari) fotografati da luoghi leggermente differenti.

È come fotografare il Vesuvio da due punti separati da qualche centinaio di metri: il vulcano avrà sostanzialmente lo stesso aspetto, ma le case in primo piano saranno "scomparse" dalla foto. Eppure nessuno pensa che il Vesuvio sia un fondale finto.

Inoltre sulla Luna non c'è aria, quindi non esiste il graduale offuscamento atmosferico che ci indica che un oggetto è lontano, e non ci sono oggetti familiari (alberi, case) che diano il senso delle dimensioni. Di conseguenza, quelle che sembrano essere collinette vicine sono in realtà montagne alte oltre 4500 metri e situate a diversi chilometri dal punto di allunaggio, semplicemente viste da punti diversi: è ovvio che gli oggetti in primo piano saranno differenti. Le montagne, a causa della loro distanza e delle loro dimensioni, cambiano solo lievemente quando cambia il punto di ripresa delle foto (dettagli).


1.10. Nelle foto si vedono file regolari di luci riflesse nelle visiere dei caschi degli astronauti: sono i riflettori del set cinematografico usato per falsificare le immagini?


No. Sono graffi prodotti dallo sfregamento dei guanti degli astronauti, sporchi di polvere lunare abrasiva, contro la visiera, per spostare i parasole laterali del casco stesso. Ingrandendo le foto originali si vede che le luci non hanno affatto una disposizione e una forma regolare (dettagli).


1.11. Come mai in alcune foto le crocette nere che suddividono l'immagine in riquadri sono coperte dagli oggetti?


Perché quando si fotografa un oggetto filiforme scuro contro uno sfondo chiaro e luminoso, l'oggetto filiforme tende a scomparire, inghiottito dal chiarore circostante: è un fenomeno ben noto ai fotografi.

Del resto, che senso avrebbe avuto un ritocco del genere? Le crocette "mancanti" non riguardano dettagli significativi delle immagini. E perché mai alla NASA sarebbero stati così cretini da commettere un errore del genere? Ma soprattutto, se le foto fossero state fatte in studio, che bisogno ci sarebbe stato di aggiungere oggetti tramite fotomontaggio? Sarebbe bastato tornare in studio e rifare la foto (dettagli).


1.12. In una foto si vede una "C" su un sasso e un'altra "C" sul terreno accanto al sasso: sono i riferimenti dello scenografo?


No, la "C" sul sasso è in realtà soltanto un pelucco intrufolatosi durante la duplicazione delle foto originali (fatta con un processo fotografico chimico, non digitale) e quella sul terreno è un'ombra irregolare che sembra una "C" soltanto se la si guarda da lontano.

La vera natura di questi segni si nota guardando le versioni ad alta risoluzione delle immagini originali (dettagli).


1.13. In alcune foto ufficialmente consecutive, l'antenna radio degli astronauti appare e scompare: ma allora non sono consecutive?


No, sono consecutive: l'antenna situata sullo zaino "scompare" soltanto nelle versioni a bassa risoluzione delle foto. Nelle versioni di alta qualità c'è eccome. L'antenna, inoltre, era piatta, per cui si vede poco nelle foto nelle quali è disposta di taglio rispetto all'osservatore (dettagli).


1.14. Perché la rivista italiana Fotografare ha scritto che le foto lunari sono false?


Perché lo scrisse, precisamente nel numero di agosto del 1989, un autore noto per le sue eccentricità pseudoscientifiche ed esoteriche, che oltretutto inanella una serie imbarazzante di errori tecnici (dettagli).


1.15. Come mai l'orizzonte è troppo buio e la superficie dove c'è l'astronauta è troppo chiara, come se fosse illuminata da un riflettore apposito?


E quindi gli organizzatori della messinscena sarebbero stati così idioti da commettere e pubblicare un errore dilettantesco del genere?

In realtà non è l'orizzonte ad essere buio (infatti è scuro quanto il terreno in primissimo piano), ma è il terreno sotto l'astronauta che è più chiaro di quello circostante, perché l'astronauta si trova nella fascia di terreno spazzata dal getto del modulo lunare durante l'allunaggio (dettagli).


1.16. Com'è possibile fare foto in controluce sulla Luna, se non c'è atmosfera?


Perché l'atmosfera non c'entra nulla con il controluce. Secondo i lunacomplottisti, siccome sulla Luna manca l'atmosfera che diffonde la luce, le ombre sono nerissime e quindi le foto ufficiali che mostrano gli astronauti sono dei falsi.

In realtà non è affatto vero che è l'atmosfera a gettare luce nelle zone in ombra. L'atmosfera non c'entra nulla, e questo lo sa qualunque fotografo professionista. Le ombre vengono rischiarate dalla luce riflessa dalle superfici circostanti, compreso il terreno e il soggetto stesso: questo concetto vale sulla Terra e anche sulla Luna.

Nelle foto lunari, quindi, le ombre sono rischiarate dalla luce riflessa dal terreno circostante, illuminato dal sole (tanto che la Luna è visibile da Terra anche di giorno), e dalla luce riflessa dalle tute bianche degli astronauti.


1.17. Come mai in alcune foto mancano le tracce delle ruote della jeep lunare?


Perché il Rover, sulla Luna, pesava 33 chili e poggiava sulla superficie di quattro ruote, per cui premeva sul terreno meno di quanto facessero gli astronauti. Inoltre in molti casi furono cancellate dalle successive impronte degli astronauti o non sono dove ce le aspettiamo, perché il Rover era talmente leggero che gli astronauti lo sollevavano e giravano a mano (dettagli).


1.18. Come mai negli archivi NASA ci sono foto ritoccate?


Perché alcune foto fornite alla stampa sono state reinquadrate o hanno subìto l'aggiunta di una porzione di cielo, ma soltanto per renderle esteticamente più gradevoli. Alcuni siti hanno pubblicato copie acquisite male con lo scanner e le hanno ritoccate per togliere pelucchi e graffi, ma gli originali non ritoccati e scanditi per bene sono pubblicamente disponibili presso i siti indicati nella colonna di destra di Complotti Lunari.

E poi pensateci un attimo: se le foto sono ritoccate, vuol dire che sono state fatte sulla Luna: altrimenti sarebbe bastato tornare in studio e rifarle per bene (dettagli).


1.19. La prima missione fece 121 foto in 151 minuti di passeggiata lunare, con una sola fotocamera: come è possibile che gli astronauti abbiano scattato così tante foto in così poco tempo mentre facevano esperimenti?


Perché quasi la metà delle foto scattate dagli astronauti dell'Apollo 11 furono fatte a gruppi di 8-12 scatti in rapida successione, senza cambiare punto di ripresa ma semplicemente ruotando su se stessi, per formare delle panoramiche. Lo stesso vale per le altre missioni (dettagli).



2. Presunte prove video

2.1. Come mai la bandiera americana sventola, come se ci fosse aria sulla Luna?


Perché, in uno studio cinematografico invece ci sono gli spifferi e i registi della più importante messinscena della storia sarebbero stati così stupidi da lasciare dei ciak sbagliati che tradiscono il trucco?

No, la bandiera "sventola" soltanto quando l'astronauta la scuote. Anche sulla Terra si può far "sventolare" una bandiera in assenza di vento: basta darle una bottarella. Quando l'astronauta molla l'asta della bandiera, il drappo dondola un po', e lo fa in modo innaturale, rigido, senza essere frenato e senza cambiare forma come avviene in atmosfera, perché si muove nel vuoto: quindi il dondolio della bandiera è semmai una prova che le riprese furono effettuate in assenza d'atmosfera. Guardate bene i filmati lunari e confrontateli con il dondolio di una bandiera in aria.

La controprova è che dopo che gli astronauti l'hanno piantata e lasciata assestare, tutte le riprese di una stessa missione mostrano la bandiera spiegazzata esattamente nello stesso modo. Se ci fosse stata aria, avrebbe cambiato posizione. Fra queste due immagini, tratte dalla missione Apollo 11, ci sono 38 minuti di intervallo, ma la bandiera è esattamente uguale.


C'è però un'eccezione: in un punto delle riprese video della missione Apollo 15 la bandiera oscilla senza essere stata toccata. Si tratta però di un effetto elettrostatico, dovuto al passaggio di un astronauta nelle immediate vicinanze, simile all'effetto che si ottiene sfregando contro un maglione di lana un bastoncino di plastica, che attira capelli o pezzetti di carta. È un fenomeno che sulla Terra, in atmosfera, non sarebbe osservabile su un drappo così grande, che verrebbe frenato dalla resistenza dell'aria. Questa ripresa, quindi, in realtà dimostra ancora una volta che la ripresa fu effettuata nel vuoto.


2.2. In un video si vede il volto dell'astronauta: come mai non viene ustionato dai raggi del sole, che sulla Luna non sono filtrati dall'atmosfera?


Per lo stesso motivo per il quale non riuscite ad abbronzarvi in auto se non abbassate i finestrini: il vetro è trattato un modo da lasciar passare la luce visibile ma bloccare i raggi ultravioletti che causano le scottature solari. È una tecnologia comunissima, si usa anche negli occhiali da sole. E comunque è stata un'esposizione momentanea: il video è questo, tratto dalla missione Apollo 17. Altre esposizioni altrettanto momentanee sono avvenute nelle altre missioni, compresa la prima (Apollo 11).

Alla NASA non erano mica citrulli. Ci avevano pensato, a differenza di chi fa domande come questa senza rendersi conto che ne ha la risposta sotto il naso, nella vita di tutti i giorni.


2.3. Come è possibile che ci sia un video, ripreso dall'esterno, della discesa del primo astronauta, se non c'era nessuno già sulla Luna?


Semplice: il primo astronauta a uscire dal modulo lunare azionava, mentre era in cima alla scaletta (quella a destra nella foto qui accanto), un cavo che estraeva la telecamera da un contenitore ribaltabile, chiamato MESA, situato su uno dei lati della base del veicolo. Nella foto qui accanto il MESA è lo scatolone inclinato che sta verso sinistra, e la freccia indica la telecamera. L'immagine è cliccabile per ingrandirla.

L'obiettivo grandangolare della telecamera permetteva di inquadrare da un punto fisso calcolato in anticipo la scaletta e l'astronauta durante la sua discesa verso il suolo, senza che fuori ci fossero operatori TV.

La medesima telecamera veniva poi tolta dal suo alloggiamento e montata su un treppiede a una certa distanza dal modulo lunare, in modo da riprendere l'intera escursione sulla superficie della Luna.


2.4. Come è possibile che ci sia un video del decollo del modulo lunare dalla Luna, se nessuno rimase sulla Luna a riprenderlo?


Perché la telecamera, montata sul Rover (l'auto elettrica lunare), era radiocomandata da un operatore sulla Terra. La ripresa non proviene dal primo sbarco, ma dall'ultimo, l'Apollo 17. Ci sono pagine su pagine di documentazione sui calcoli che si resero necessari per dare il segnale di movimento della telecamera con il giusto anticipo, in modo da tenere conto del ritardo di trasmissione Terra-Luna.

Basta leggere la documentazione tecnica, invece dei libri dei lunacomplottisti, che guarda caso non sono mai dei tecnici.

Un'animazione digitale, tratta dal documentario Live from the Moon della Spacecraft Films, spiega come la telecamera montata sul Rover (a destra) inseguì il modulo lunare (a sinistra) e trasmise le immagini a Terra attraverso l'antenna parabolica che si intravede in alto.


2.5. In un video c'è un astronauta caduto che si rialza con incredibile facilità: è stato aiutato da cavi invisibili?


No. Gli astronauti, sulla Luna, pesavano un sesto del normale. Zaino e tuta pesavano circa 90 kg in tutto sulla Terra, per cui sulla Luna un astronauta di 80 kg che indossava tuta e zaino (170 kg in tutto sulla Terra) pesava 28 kg circa tutto compreso. Perché avrebbe dovuto far fatica?

La manovra sembra insolita perché oltre alla gravità ridotta c'è il fatto che l'astronauta porta uno zaino che pesa quanto lui, per cui il suo baricentro è spostato. Per questo gli astronauti camminano pendendo in avanti, come chi porta un carico di legna in montagna.

Ipotizzare l'uso di cavi è ridicolo perché ci sono riprese continuative che durano decine di minuti, durante i quali gli astronauti cambiano direzione e posizione ripetutamente. Come avrebbero fatto a non ingarbugliarsi questi ipotetici cavi?


2.6. Come mai ogni tanto nei video si vede un luccichìo di fili? Sono quelli che reggono gli astronauti?


No. Non sono fili o cavi: di solito sono artefatti di compressione, ossia errori introdotti dalla conversione ripetuta dei video da un formato all'altro, per esempio per la pubblicazione su Youtube. I video originali, ai quali bisogna sempre fare riferimento per qualunque analisi invece di basarsi su copie sgranate e riconvertite chissà quante volte, non presentano questi fenomeni.

In altri casi si tratta dell'antenna radio montata sullo zaino degli astronauti, che essendo piatta tende a non essere visibile quando è vista di taglio e poi ricompare quando l'astronauta si gira.


2.7. Perché gli astronauti fanno salti così miseri?


Secondo i lunacomplottisti, la ridotta gravità lunare (un sesto di quella sulla Terra) dovrebbe permettere salti altissimi. Invece nei video delle missioni lunari si vedono solo piccoli balzi come questo di John Young (Apollo 16):


La ragione è molto semplice. Primo, l'astronauta indossa una tuta e uno zaino che sulla Terra pesano complessivamente 80 chili. È vero che sulla Luna pesano un sesto, ossia 13 chili, ma sono comunque 13 chili di zavorra che riducono la possibilità di salto.

Secondo, sulla Luna si riduce il peso, ma la massa rimane invariata. Quindi l'astronauta che salta deve vincere l'inerzia di tutti e 80 i chili della tuta e dello zaino, oltre che quella del proprio corpo, esattamente come sulla Terra.

Terzo, la tuta è molto rigida e impedisce di flettere significativamente le gambe e quindi di esercitare grandi sforzi. Provate a saltare da fermi flettendo poco le gambe, come mostrato nel fotogramma qui accanto (tratto dal momento di massima flessione prima del salto), e vedrete che i vostri risultati saranno piuttosto scarsi.

Quarto, l'astronauta è sulla Luna, circondato dal vuoto. Se cade e si rompe il casco, si strappa la tuta o si danneggia lo zaino che gli fornisce ossigeno, rischia di morire soffocato. In queste condizioni, magari è meglio non fare tentativi di salto troppo esagerati.


2.8. Come si spiega il video Moontruth.com, che mostra uno dei ciak sbagliati della discesa di Neil Armstrong sulla Luna?


È un video-burla girato nel 2002 dall'agenzia pubblicitaria londinese The Viral Factory (dettagli).


2.9. Come si spiega il video in cui Aldrin, Kissinger, Rumsfeld, la moglie di Stanley Kubrick e altri confessano che gli sbarchi furono una messinscena?


Si tratta di spezzoni di un documentario-parodia francese, Opération Lune (Dark Side of the Moon, Operazione Luna), di William Karel, trasmesso dalla rete televisiva Arte nel 2002. Lo scopo del documentario è ricordare allo spettatore che la televisione va sempre guardata con occhio critico, senza fermarsi alla superficialità delle immagini tolte dal contesto e senza fidarsi dell'apparente autorevolezza dei personaggi celebri.

Infatti se lo si guarda tutto e con attenzione ci si accorge delle assurdità dette dai protagonisti e si nota che alcuni dei nomi citati sono presi di peso dal mondo della finzione cinematografica, come Jack Torrance (da Shining) e David Bowman (da 2001: Odissea nello spazio). E sui titoli di coda ci sono i fuori scena dei vari intervistati che si chiedono se sono stati credibili nel recitare le battute.

Vari spezzoni del documentario circolano su Youtube, tolti dal proprio contesto, e vengono spesso presi per veri dai lunacomplottisti che si fermano alla visione superficiale e non fanno alcun controllo di veridicità: in altre parole, dimostrano in pieno la tesi del documentario-parodia (dettagli).




3. Presunte prove tecnologiche

3.1. Nessuno ha più messo piede sulla Luna da quel lontano 1969, vuol dire che ancor oggi è impossibile farlo?


No. Vuol dire che costa ed è pericoloso. Tecnologicamente parlando, non è impossibile oggi e non lo era neanche nel 1969, ma è molto pericoloso, è molto difficile e soprattutto oggi non c'è la stessa volontà politica di farlo a qualunque costo e di rischiare la vita delle persone: la corsa per battere i sovietici è finita da un pezzo, per cui si fanno missioni automatiche, meno costose e rischiose. Adesso la NASA si sta preparando a tornarvi, con le tecnologie di oggi e con costi e rischi molto più bassi. E le missioni lunari sono finite nel 1972, non nel 1969 (dettagli).


3.2. Perché non ci provarono i russi?


Ci provarono eccome. Solo che il loro grande razzo vettore N1, progettato appositamente per la missione lunare, aveva una spiacevole tendenza a esplodere. Per cui il progetto fallì, gli americani arrivarono primi, e il piano lunare sovietico fu abbandonato e tenuto segreto per non ammettere l'imbarazzo. Ma la documentazione è rimasta.


3.3. Perché non lanciamo delle sonde automatiche per raggiungere la Luna e fotografare i veicoli Apollo?


È già stato fatto, e infatti ci sono le foto dei veicoli Apollo. Cina, India, Giappone e Stati Uniti hanno messo in orbita intorno alla Luna numerosi satelliti automatici, alcuni dei quali sono tuttora in funzione. Ma nessuno di essi aveva a bordo fotocamere sufficientemente potenti da catturare immagini dei luoghi d'allunaggio tanto nitide da mostrare i veicoli degli astronauti. La sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) è stata la prima a poterlo fare, e lo ha fatto (dettagli). Le prime immagini sono state pubblicate il 17 luglio 2009.









Inoltre alcuni strumenti della sonda giapponese Kaguya hanno fatto rilievi molto precisi delle zone degli sbarchi. E guarda caso, i rilievi giapponesi corrispondono esattamente a quello che si vede nelle foto degli astronauti americani di quarant'anni prima (dettagli).




3.4. Come è possibile che tutto sia andato così perfettamente liscio?


Non andò affatto così. Tre astronauti morirono sulla rampa di lancio (Apollo 1). L'Apollo 13 ebbe un'esplosione a bordo che le impedì di allunare e quasi uccise l'equipaggio. L'Apollo 12 fu colpita da un fulmine al decollo. L'Apollo 11 ebbe un guasto al computer proprio durante l'allunaggio, e l'aggancio del modulo lunare alla capsula Apollo, dopo l'allunaggio, fece perdere il controllo dei veicoli. Vari equipaggi furono perseguitati da nausea, vomito e diarrea. Un elenco parziale ma corposo delle cose che andarono storte è riportato in questo articolo.


3.5. Come faceva la jeep a starci dentro il modulo lunare?


Era ripiegata e alloggiata dentro uno degli scomparti a forma di cuneo riservati alle attrezzature scientifiche del LM e predisposti nella base del modulo lunare.

Le riprese televisive degli sbarchi mostrano bene la procedura per estrarre e ricomporre il Rover nella sua configurazione di utilizzo.

La jeep era poco più di un telaio d'alluminio con quattro piccoli motori elettrici (più due per lo sterzo), un pacco batterie e due seggiolini tubolari. Sulla Terra pesava in tutto 200 chilogrammi. Essendo elettrica, non le servivano cambio, alberi di trasmissione e assali per le ruote (i motori erano accoppiati direttamente alle ruote), per cui poteva essere ripiegata in una forma molto compatta (dettagli).


3.6. Perché non si punta un telescopio sui punti di allunaggio e si guarda se ci sono i veicoli lasciati dagli astronauti?


Perché nessuno dei telescopi terrestri o spaziali attuali è sufficientemente potente. Ce ne vorrebbe uno con uno specchio di almeno 45 metri di diametro, mentre il più grande esistente supera di poco i dieci. Anche il telescopio spaziale Hubble è troppo piccolo. Basta fare i calcoli (dettagli).


3.7. Ma il computer non era troppo primitivo?


Spesso capita di sentir dire che un moderno telefonino ha più memoria e potenza di calcolo del computer delle missioni Apollo e che quindi è impensabile che sia stata raggiunta la Luna con un trabiccolo del genere. Le cose stanno un po' diversamente.

Innanzi tutto, non c'era "un" computer a bordo dei veicoli Saturn-Apollo, ma sette: due AGC (Apollo Guidance Computer), uno nel modulo lunare e uno nel modulo di comando; un LVDC (Launch Vehicle Digital Computer) a bordo del Saturn V; e un AGC (Abort Guidance System) nel modulo lunare. Gli altri tre erano gli astronauti, tutti addestrati a calcolare traiettorie, rendezvous e orbite usando regoli calcolatori e ad orientarsi usando le stelle. Inoltre a Terra c'erano i grandi calcolatori del Controllo Missione.

Concepire gli astronauti come "computer" di bordo non è una battuta: fu la scelta che permise gli allunaggi, sopperendo alle lacune degli automatismi dell'epoca. Basti pensare alle correzioni che dovettero fare Armstrong e Aldrin per evitare che i sistemi automatici di allunaggio li portassero in una distesa irta di massi.



4. Presunte prove fisiche

4.1. Sulla Luna la temperatura oscilla da -100 a +100°C: come ha fatto la pellicola a non liquefarsi?


Perché quelle sono temperature massime e minime del suolo: gli astronauti allunarono poco dopo l'alba locale, quando le temperature erano molto più miti. Oltretutto quei valori sono appunto riferiti al suolo, rispetto al quale la pellicola era isolata dal vuoto, come in un thermos. Sulla Luna non c'è atmosfera che conduca il calore dal suolo alla pellicola.

La pellicola era comunque di un tipo speciale, resistente agli sbalzi termici, già usata per le ricognizioni aeree d'alta quota, e le fotocamere erano trattate per riflettere il calore dell'esposizione al sole, che oltretutto non è molto diverso da quello che si ha in montagna sulla Terra (dettagli).


4.2. Perché le radiazioni delle fasce di Van Allen non uccisero gli astronauti e non velarono le pellicole?


Perché alla NASA non erano scemi e fecero i conti prima; mica lanciarono gli astronauti alla buona verso l'ignoto. La scienza conosceva già la natura delle fasce di Van Allen dal 1958 e il progetto Apollo ne tenne conto. Fu effettuata una missione apposita di prova senza equipaggio, la Apollo 4, per misurare le radiazioni in cabina.

Le missioni lunari passarono rapidamente attraverso queste fasce, situate intorno alla Terra, e grazie all'apposita schermatura della capsula gli astronauti subirono dosi di radiazioni paragonabili a quelle di una radiografia o a quelle che riceve ognuno di noi in tre anni di vita sulla Terra al livello del mare.

Le pellicole furono ulteriormente protette da contenitori speciali. Per difendersi dalle radiazioni delle fasce di Van Allen non occorrono lastre di piombo pesantissime o altre assurdità: sono affermazioni inventate dai lunacomplottisti (dettagli).


4.3. Perché non c'è un cratere o un segno vistoso del motore sotto il modulo lunare?


E perché mai ci dovrebbe essere? I motori a getto degli aerei a decollo verticale come l'Harrier, ben più potenti di quelli del modulo lunare, non producono crateri o segni al suolo. E' vero che i disegni NASA fatti prima degli allunaggi mostravano un cratere, ma era una congettura, visto che non si sapeva quasi nulla della natura del suolo lunare (dettagli).


4.4. Perché le zampe del modulo lunare dell'Apollo 11 non sono impolverate come in altre missioni?


E perché dovrebbero esserlo? La polvere sulla Luna non è uguale dappertutto. L'Apollo 11 allunò in una zona pianeggiante dei "mari" lunari; molte altre missioni allunarono nelle zone montuose. Non c'è da stupirsi che fra pianura e montagne ci siano differenze geologiche e quindi differenze di polvere e consistenza del suolo (dettagli).


4.5. Non è strano che le impronte degli astronauti siano così nitide se il suolo lunare è completamente asciutto?


E' strano, ma è giusto. E' infatti una proprietà che ha la regolite (il principale componente minerale della superficie dei "mari" lunari) quando è asciutta ed è nel vuoto. La trasmissione Mythbusters ha ricostruito la situazione in una camera a vuoto usando un materiale geologicamente identico alla regolite e ha ottenuto lo stesso risultato.


4.6. Come mai una roccia lunare donata dagli USA all'Olanda si è rivelata falsa?


Si tratta probabilmente di una burla inventata da due artisti olandesi. Il fatto che sia stata scoperta la falsificazione dimostra che se ci fossero falsificazioni nelle missioni lunari, verrebbero smascherate pubblicamente, senza le omertà teorizzate dai lunacomplottisti (dettagli).



5. Morti sospette

5.1. È vero che l'astronauta Gus Grissom fu ucciso in un incendio durante un'esercitazione a terra con la capsula Apollo 1 per farlo tacere, perché stava per rivelare che l'Apollo non avrebbe mai potuto raggiungere la Luna?


No: alcuni lunacomplottisti lo insinuano e il figlio Scott Grissom lo sospetta, ma senza avere alcuna prova concreta. Del resto, questa tesi di complotto è particolarmente assurda: secondo i lunacomplottisti, Gus Grissom stava per rivelare pubblicamente che i veicoli Apollo erano pericolosamente inaffidabili e quindi sarebbe stato deciso di zittirlo facendolo morire... in un incendio della capsula che avrebbe rivelato a tutti che i veicoli Apollo erano pericolosamente inaffidabili. Geniale.


5.2. È vero che l'ispettore della sicurezza Thomas R. Baron fu ucciso per non rivelare che il programma Apollo non sarebbe mai arrivato sulla Luna?


No. Come spiega persino il filmato usato dai lunacomplottisti per sostenere la loro tesi, Baron morì dopo che il disastro fatale dell'Apollo 1, costato la vita a tre astronauti, era diventato di dominio pubblico e dopo aver testimoniato anche per iscritto di fronte al Congresso. Eliminare il testimone dopo che ha già testimoniato in pubblico sarebbe il massimo dell'idiozia, ma questo non sembra turbare i sostenitori di questa teoria (dettagli).


5.3. Come mai ci furono ben dieci morti misteriose fra gli astronauti? Fu per farli tacere?


No. I lunacomplottisti dimenticano che il mestiere di pilota di velivoli ad altissime prestazioni, portati al limite per fare sperimentazione, è molto pericoloso. I piloti collaudatori morivano spesso negli anni Cinquanta e Sessanta, anche al di fuori del programma spaziale: basta leggersi qualche libro di storia dell'aviazione.

Anche se il filmato presentato dai lunacomplottisti mostra quasi esclusivamente fotografie prive di nomi, le ricerche hanno permesso di identificare chi sono questi dieci morti misteriosi. Emerge che due di loro, Michael James Adams e Robert Henry Lawrence, erano astronauti militari non coinvolti nel progetto Apollo; quattro, ossia Charles Bassett, Elliott See, Theodore Freeman e Clifton Williams, perirono in tre incidenti aerei con addestratori supersonici T-38 (erano piloti collaudatori); Ed Givens ebbe un incidente d'auto; e Gus Grissom, Ed White e Roger Chaffee morirono nell'incendio dell'Apollo 1. E' una casistica sospetta per un gruppo di piloti che quotidianamente compiono voli ad alto rischio su veicoli spesso non collaudati?



6. UFO e allunaggi

6.1. È vero che Buzz Aldrin, il secondo uomo sulla Luna, ha detto di aver visto un UFO?


No. Ha detto di aver visto, durante il viaggio verso la Luna, un oggetto che non fu in grado di identificare al momento, ma che le analisi successive identificarono con sostanziale certezza: uno dei pannelli che racchiudevano come petali il modulo lunare (dettagli).


6.2. È vero che l'astronauta Buzz Aldrin ha detto che su una luna di Marte c'è un monolito e che questo dimostra che la NASA sa degli extraterrestri?


Sì, ma la parola monolito indica semplicemente qualunque grosso sasso. Il contesto in cui Aldrin ha pronunciato la frase chiarisce che non sta parlando di manufatti alieni (dettagli).


6.3. È vero che vi fu una missione lunare segreta, l'Apollo 20, per recuperare un'astronave aliena?


No. L'intera vicenda, con i suoi video e documenti, è una burla congegnata da un artista francese, Thierry Speth (dettagli).


6.4. È vero che c'è una registrazione clandestina in cui gli astronauti dell'Apollo 11 trovano strutture aliene sulla Luna?

No. Basta ascoltare le voci autentiche degli astronauti (Armstrong e Aldrin) per accorgersi che la "registrazione clandestina" è un falso molto approssimativo, perché le sue voci non somigliano neanche lontanamente a quelle degli astronauti veri. I dialoghi provengono in realtà dal documentario-parodia britannico Alternative 3 del 1977 (dettagli).


7. Tesi alternative

7.1. E se gli astronauti fossero partiti davvero ma rimasti in orbita intorno alla Terra, per non esporsi alle letali radiazioni delle fasce di Van Allen?


A parte il fatto che le radiazioni delle fasce di Van Allen non sono letali alle dosi ricevute dagli astronauti nel loro rapido attraversamento, se il veicolo Apollo fosse rimasto in orbita sarebbe stato visibile da Terra anche a occhio nudo, come lo sono anche oggi i satelliti artificiali (ben più piccoli del veicolo Apollo) e come lo è lo Shuttle, che sta in orbite parecchio più alte. Anzi, le missioni Apollo furono avvistate anche durante il viaggio da e verso la Luna dagli astrofili e dagli astronomi di tutto il mondo con i loro telescopi (dettagli).


8. Altri dubbi

8.1. Come mai la NASA non ha mai risposto alle accuse dei sostenitori della messinscena?


Lo ha fatto, per esempio in questa pagina Web.


8.2. Se nessun telescopio terrestre è ancor oggi in grado di vedere i veicoli lasciati sulla Luna, come fecero gli astrofili dell'epoca ad avvistarli durante il viaggio?


Durante il viaggio i veicoli erano ovviamente più vicini e si trovavano su uno sfondo contrastante (il nero dello spazio), per cui erano molto più facili da avvistare, almeno come puntini. Un conto, infatti, è riuscire a scorgere una fonte di luce su uno sfondo buio; un altro è cercare di vedere i dettagli di quella fonte di luce su uno sfondo altrettanto luminoso.

Inoltre lo scarico del carburante inutilizzato dei vari stadi produceva una scia grandissima che rifletteva la luce del sole e dava momentaneamente ai veicoli l'aspetto di una cometa. L'immagine qui accanto, per esempio, scattata dall'osservatorio Smithsonian a Maui, mostra la scia dello scarico del carburante dal terzo stadio del vettore Saturn V della missione Apollo 8.