IN BREVE: Si asserisce che in una foto scattata sulla Luna si scorge, nel riflesso della visiera di un astronauta, la sagoma di una persona senza tuta spaziale, con i capelli lunghi e con un panciotto e che quindi la foto sarebbe falsa. In realtà esaminando la foto originale ad alta risoluzione si scopre che la persona indossa eccome la tuta: è semplicemente l’altro dei due astronauti della missione Apollo 17 che si trovavano sulla Luna ed è quello che ha scattato la foto. Inoltre la presunta “scoperta” è vecchia: risale almeno al 2010 ed era già stata sbufalata all’epoca.
IN DETTAGLIO: Il 18 novembre 2017 il tabloid britannico The Mirror ha pubblicato sul proprio sito Web l’annuncio (link intenzionalmente alterato; copia su Archive.is) della scoperta di una “foto scioccante che sembra mostrare un uomo che cammina sulla ‘Luna’ senza una tuta spaziale durante la missione statunitense Apollo 17... sono emerse immagini fresche che suggeriscono che anche la sesta e ultima missione... fu falsificata. [...] Un’analisi ravvicinata di una presunta immagine della celebre spedizione che è emersa questa settimana suggerisce che l’intera impresa fu filmata su un set di Hollywood.”
La fonte di questa scoperta è, secondo il Mirror, un utente di Youtube che si fa chiamare Streetcap1, che afferma che “sembra un uomo, nei primi anni Settanta, capelli lunghi, che indossa una sorta di panciotto”.
La foto mostrata dal Mirror è questa:
Il Mirror non fornisce un dato fondamentale per qualunque analisi critica: non dice di quale foto si tratti. Tuttavia una ricerca per immagini effettuata con Tineye.com permette di risalire abbastanza rapidamente all‘identificativo NASA della foto, che è AS17-141-21608. L’Apollo Lunar Surface Journal la registra a 165:17:01 del tempo di missione. La ripresa televisiva dello stesso momento non inquadra gli astronauti e quindi non consente un controllo incrociato.
La fotografia intera è insomma questa:
Secondo la descrizione NASA della foto, si tratta di un’immagine dell’astronauta Gene Cernan (non Cerman, come scrive erroneamente il Mirror), scattata durante la terza attività extraveicolare sulla Luna della missione Apollo 17 dall’astronauta Harrison Schmitt. La sagoma del presunto capellone in panciotto è visibile nell’angolo in alto a sinistra, nel riflesso della visiera dorata di Cernan.
Si nota subito che si tratta di una sagoma minuscola e sgranata, un dettaglio piccolissimo nella fotografia complessiva, per cui ci vuole parecchia immaginazione per scorgervi un ipotetico “panciotto” e degli altrettanto ipotetici “capelli lunghi”.
Ci si può chiedere perché mai gli autori di una presunta messinscena dalla quale dipende la credibilità mondiale dell’intera nazione americana dovrebbero essere così stupidi e pasticcioni da lasciare nelle foto l’immagine di una persona senza tuta spaziale, ma si può anche fare di più.
Ci si può procurare la versione a massima risoluzione disponibile online, che è su Flickr (un‘altra copia è qui su Nasa.gov; una versione TIFF ad altissima risoluzione è qui su Archive.org; i dati tecnici sono su LPI), ed esaminarla in dettaglio:
Si nota così che la versione presentata dal Mirror è stata elaborata esaltandone il contrasto, cosa che crea sempre degli artefatti digitali (dettagli che in realtà non esistono nell’immagine originale ma sono generati dal processo di elaborazione).
Visto così, l’uomo non sembra più indossare un panciotto: le due bande scure sul suo tronco sono semmai l’ombra del braccio e l’ombra del tronco stesso (il Sole è in alto a sinistra, dal punto di vista di chi guarda la foto). E i presunti capelli lunghi sono semplicemente il casco della tuta di un astronauta visto frontalmente. La sua ombra, inoltre, è decisamente troppo estesa in profondità per essere quella di una persona senza tuta. Ma questa profondità ha senso se si considera che un astronauta ha sulla schiena un grosso zaino di sopravvivenza (PLSS) contenente ossigeno, apparati radio e sistemi di controllo della temperatura.
C’è anche un altro dettaglio importante e cruciale: l’uomo è riflesso esattamente nella parte della visiera sferica che è perpendicolare (tangente) all’osservatore, come si nota nel dettaglio qui sotto.
Questo è possibile soltanto in un caso, ossia se l’uomo è il fotografo. Infatti se provate a scattare una foto a una superficie speculare ricurva (per esempio uno specchio stradale o uno specchio di sorveglianza antifurto), finirete inevitabilmente riflessi nella zona nella quale la superficie è perpendicolare a voi.
Infatti l’uomo misterioso teorizzato dal Mirror è semplicemente l’altro dei due astronauti che si trovavano sulla Luna ed è l’autore della foto, ossia Harrison Schmitt.
Non è finita: la “scoperta” annunciata dal Mirror come se fosse una novità risale invece almeno al 2010 ed era già stata sbufalata all’epoca.
Il Mirror, insomma, si è basato esclusivamente sulle congetture di un anonimo utente di Youtube (che grazie alla visibilità datagli è arrivato ad avere quasi due milioni di visualizzazioni di questo video in pochi giorni), non ha fatto alcuna verifica, non ha interpellato nessun esperto e soprattutto non si è procurato la versione originale della foto, che è negli archivi pubblici della NASA, consultabili via Internet. Non ha chiesto lumi a Harrison Schmitt, che è ancora vivo e disponibile. E non ha neanche cercato online per vedere se per caso la tesi fosse stata già presentata.
Purtroppo la presunta notizia è stata subito rilanciata da molte altre testate giornalistiche in tutto il mondo (per esempio Newsweek; Fox News (anche su Twitter); Blitz Quotidiano; Maxim; IB Times; Newsline; Mirage News; Russia Today; Dunyanews Pakistan), molte delle quali, come il Mirror, non hanno svolto il proprio compito giornalistico di verifica, preferendo invece pubblicare una panzana che sicuramente attirerà molti clic che si trasformeranno in introiti pubblicitari. Il lunacomplottismo, insomma, prospera anche per colpa dei giornalisti che non fanno il proprio dovere e campano sul sensazionalismo.
Un ruolo non trascurabile in questa persistenza di tesi già ampiamente smentite dai fatti e dagli esperti è quello dei motori di ricerca come Google, che promuovono ciecamente una storia antiscientifica come questa soltanto perché contiene parole legate alla scienza, senza valutarne il senso. Nel giorno dell’uscita mediatica di questa tesi, Google l’ha messa nella categoria Science fra le prime tre storie del giorno.
Fonti aggiuntive: Metabunk, Inverse.com, Jason Major, Boozyscientist (video), Phil Plait.
Nessun commento:
Posta un commento