2009/09/29

Foto, quanto era facile mirare a occhio?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Spesso i dubbiosi o i semplici curiosi si chiedono come abbiano fatto gli astronauti a inquadrare bene i propri soggetti, considerato che nelle prime missioni la fotocamera usata all'esterno, durante l'escursione lunare, non aveva un mirino.

La risposta è sorprendentemente semplice: miravano alla buona, orientando la fotocamera intera in direzione del soggetto, e sperando di azzeccare l'inquadratura. Di meglio, con le ingombrantissime tute spaziali che limitavano i movimenti, non si poteva fare. Non andò sempre bene, come si può notare da questi esempi, ma fu sufficiente.

Naturalmente la NASA si rese conto in anticipo del problema e cercò di agevolare il compito degli astronauti, addestrandoli a questo tipo di fotografia cara ai fotoreporter d'azione e dotandoli di macchine fotografiche adatte allo scopo.

Le fotocamere usate durante le escursioni sul suolo lunare erano delle Hasselblad 500 EL appositamente modificate per operare nel vuoto ed erano dotate di obiettivi grandangolari, degli Zeiss Biogon f-5.6/60 mm (foto qui sopra) realizzati specificamente per la NASA e successivamente commercializzati al pubblico. La missione Apollo 11 utilizzò esclusivamente quest'obiettivo per le foto scattate all'esterno; le missioni successive adottarono anche altri obiettivi.

Il campo visivo dell'obiettivo Biogon da 60 mm era pari a 66° in diagonale e 49,2° in orizzontale e in verticale, secondo i dati del documento NASA Apollo Lunar Photography (Clavius.org calcola invece 71° in diagonale, vale a dire a 53,5° in orizzontale e in verticale). A differenza delle fotocamere tradizionali amatoriali dell'epoca, che producevano immagini rettangolari (come fanno tuttora le fotocamere digitali) e usavano pellicola da 35 mm, le Hasselblad utilizzavano pellicola da 70 mm e producevano immagini quadrate, come le fotocamere dei fotografi professionisti degli anni Sessanta.

Per capire concretamente quanto fosse facile indovinare a occhio l'inquadratura, si può fare un esperimento molto semplice: usare una fotocamera dotata di un obiettivo grandangolare equivalente a quello delle Hasselblad lunari e fotografare senza guardare nel mirino, semplicemente puntando la fotocamera in direzione del soggetto.

Facendo gli opportuni calcoli, risulta che su una fotocamera in formato 35 mm (36 x 24 mm) occorre usare un obiettivo da 24 mm circa per avere il campo visivo delle fotocamere lunari lungo il lato più corto del fotogramma. Sono poche le fotocamere amatoriali che hanno obiettivi così "larghi", e già questo indica quanto fosse agevolato intenzionalmente il lavoro fotografico degli astronauti.

Una buona approssimazione del campo visivo delle fotocamere degli astronauti lunari si può ottenere con un telefonino: le fotocamere incorporate nei cellulari, infatti, hanno di norma un campo visivo molto ampio (circa 60°), equivalente a un grandangolo da 28 mm tradizionale.

In alternativa, si può tracciare su un cartoncino un triangolo isoscele i cui lati uguali formino un angolo di 49,2°. Ponendo appena sotto il proprio occhio il vertice compreso fra i lati uguali, i due vertici opposti delimitano un campo visivo uguale a quello delle fotocamere degli astronauti lunari.

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