di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alla segnalazione di @ecitriniti ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Una piccola chicca: la puntata del 23 settembre scorso de L'eredità (Rai), disponibile al momento qui, ha dedicato una delle domande alle tesi di cospirazionismo lunare.
La domanda, posta a 33:20 dall'inizio della puntata (nella parte denominata “la scossa”), chiede quali degli argomenti elencati non viene citato dai lunacomplottisti: Manca cratere sotto il modulo, Oggetto riflesso sul casco, Assenza di stelle, Sbalzo di temperatura, Bandiera che sventola, Radiazioni nocive, Colori irreali della Terra, Lettera su un masso, Ombre con direzioni diverse.
Vengono date anche le spiegazioni abbastanza corrette (nei limiti di concisione dei tempi televisivi) per i singoli argomenti, ma quella per le ombre con direzioni diverse non è corretta: anzi, proprio non viene data. Eccola: nelle foto lunari, le ombre sembrano avere direzioni diverse (convergenti) ma sono in realtà parallele. Sembrano convergenti perché sono deformate dalla prospettiva. Questa deformazione prospettica è la stessa che fa sembrare che i binari del treno convergano in lontananza, anche se sappiamo benissimo che sono paralleli. Lo stesso fenomeno si manifesta quando si fotografano delle ombre parallele sulla Terra: entra in gioco la prospettiva e nella foto non sembrano parallele.
Le regole della “scossa” prevedono che i concorrenti a turno scelgano una risposta fra quelle non esatte: chi sceglie quella giusta perde (è difficile da descrivere, ma se guardate la puntata è tutto più chiaro). Purtroppo una delle concorrenti ha scelto Colori irreali della Terra, che non è un'argomentazione presentata dai lunacomplottisti (almeno finora), e ha quindi perso. Se avesse letto Luna? Sì, ci siamo andati avrebbe evitato l'errore. E poi dicono che il debunking non serve a niente!
2014/09/24
2014/09/22
Nvidia smonta la tesi degli astronauti in ombra troppo illuminati
di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “achille*” e “remo*”.
In tantissimi (troppi per ringraziarvi singolarmente) mi avete segnalato la notizia (CNet; Gizmodo; Fastcolabs; Engadget; Nerdist; Nvidia) che Nvidia, per pubblicizzare le proprie nuove schede grafiche GeForce, ha sbugiardato con immagini digitali bellissime l'asserzione lunacomplottista che gli astronauti Apollo, nelle foto delle escursioni lunari, sono eccessivamente illuminati quando sono in ombra e quindi le foto sono false e palesemente realizzate su un set.
Spesso questa tesi viene riferita in particolare alla foto presentata qui sotto (AS11-40-5868), che mostra Buzz Aldrin mentre scende lungo la scaletta e viene immortalato da Neil Armstrong, che è già sulla superficie lunare. Aldrin è nel cono d'ombra del veicolo spaziale (il Sole è a destra, come si nota dai lens flare vicino al margine destro della foto e dalla direzione delle ombre), eppure lo si vede benissimo. I lunacomplottisti asseriscono che Aldrin dovrebbe essere quasi invisibile perché è nell'ombra del LM e non c'è nulla, sulla Luna, che lo possa illuminare così bene.
Nvidia ha deciso di dimostrare la potenza e la fedeltà di rendering delle proprie schede grafiche ricostruendo fedelmente la scena e soprattutto la riflettività della superficie lunare (nota grazie alle osservazioni telescopiche), dei rivestimenti del modulo lunare e della tuta di Aldrin.
L'illuminazione di qualunque ambiente, infatti, non proviene soltanto dalla fonte primaria di luce, ma scaturisce anche dai riflessi delle superfici circostanti. C'è anche la diffusione atmosferica della luce, che però diventa significativa solo su grandi volumi (sulla Terra, la luce solare diffusa dall'atmosfera rende luminoso tutto il cielo di giorno e quindi schiarisce le zone non direttamente illuminate dal Sole; sulla Luna, mancando un'atmosfera, non c'è diffusione). Se non esistessero questi riflessi, le ombre sarebbero sempre nerissime, sulla Terra come sulla Luna: avrebbero l'aspetto mostrato dal rendering qui sotto, che non calcola i riflessi ed è conforme alla tesi dei lunacomplottisti.
Ma dall'osservazione della realtà sappiamo che le ombre non funzionano così: una persona che si mette all'ombra di un albero non diventa una sagoma nera e il lato in ombra di un oggetto non diventa nero come la pece: viene rischiarato dai riflessi delle superfici illuminate adiacenti. In altre parole, lunacomplottisti che sostengono la tesi delle ombre nerissime imostrano di non sapere un'acca di come funziona la luce.
Usando la potenza di calcolo delle proprie schede grafiche, Nvidia ha incluso anche la riflettività dei materiali circostanti e ha ottenuto il risultato mostrato qui sotto, che corrisponde all'illuminazione della scena calcolata tenendo conto della luce riflessa dalla superficie lunare verso l'astronauta e verso il lato in ombra del modulo lunare.
Il risultato si avvicina alla foto originale della NASA, ma Aldrin non è illuminato altrettanto fortemente. Manca ancora una fonte di luce. Quale?
La risposta, come già spiegato nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, è che la fonte luminosa mancante è il fotografo stesso. Neil Armstrong, infatti, indossa una tuta bianchissima e si trova in pieno sole (lo si nota dai già citati lens flare che colpiscono l'obiettivo della sua fotocamera, in alto a destra nella foto originale), per cui riflette un bel po' di luce solare verso il proprio compagno. Nvidia ha provato ad aggiungere anche questa fonte di luce per certi versi poco intuitiva, usando i parametri di riflettività del materiale della tuta originale, e ha ottenuto il risultato che vedete qui sotto a confronto con l'originale.
A sinistra, la ricostruzione realizzata da Nvidia; a destra, la foto originale.
Credit: Nvidia/NASA.
La tuta di Neil Armstrong, da sola, aggiunge “circa il 10% di luce” ad Aldrin, dice Mark Daly, senior director of content development di Nvidia. L'illuminazione dell'astronauta sulla scaletta nella foto originale, insomma, è giusta e realistica come ce la mostra la NASA e le anomalie asserite dai complottisti sono semplicemente frutto della loro incompetenza.
Il video preparato da Nvidia racconta ulteriori dettagli, compresa la spiegazione illustrata della mancanza delle stelle.
Questo metterà a tacere i testoni che non si arrendono di fronte alla montagna di dati tecnici, alle conferme da parte dei russi e alle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti? Assolutamente no. Diranno che finalmente nel 2014 i processori commerciali hanno raggiunto la potenza di calcolo dei supercomputer ultrasegreti usati dalla CIA nel 1969. O si metteranno a strillare e insultare, come fanno di solito. Pazienza.
Dal punto di vista del debunking, questa indagine di Nvidia in realtà è interessante ma non cambia le cose; è semplicemente un'ulteriore conferma visiva e computazionale di quanto si sapeva già. Inoltre la prova della realtà delle missioni lunari non sta in questa foto, ma nella montagna di dati tecnici e scientifici, nelle conferme da parte dei russi, nelle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti, e nell'impossibilità di realizzare, con gli effetti speciali degli anni Sessanta, i fenomeni fisici osservati nelle riprese lunari, come la camminata in gravità ridotta o la caduta parabolica della polvere.
Volendo essere pignoli, i risultati, i dati e i metodi di Nvidia andrebbero resi pubblici per verificare che non si tratti semplicemente di un'astuta trovata pubblicitaria e che l'immagine sintetica non sia stata forzata ad avere l'aspetto giusto. Non che ci siano molti dubbi al riguardo, ma è questione di correttezza.
In questo senso sembra che saremo piacevolmente accontentati, perché sempre Mark Daly ha dichiarato che Nvidia sta creando un'interfaccia utente per consumatori per questa demo e la rilascerà al pubblico nelle prossime settimane. Ed è qui che sta il vero bonus dell'indagine di Nvidia.
Se verranno davvero rilasciato tutto il software e i modelli digitali usati per ricreare l'ambiente dell'allunaggio, sarà possibile spiegare meglio gli eventi del primo sbarco sulla Luna, ricostruendolo da varie angolazioni sulla base dei dati reali. Per esempio, potrei comperare un PC e una scheda Nvidia appositamente per aggiungere al documentario Moonscape dei rendering che spieghino e illustrino le immagini originali.
Per esempio, questi sono alcuni rendering di Nvidia della posizione di Neil Armstrong durante la foto esaminata:
A sinistra, la posizione di Armstrong durante lo scatto. Aldrin è sul lato opposto del LM.
Credit: Nvidia.
Quest'esplorazione virtuale permette già ora di arricchire il commento alle immagini dello sbarco sulla Luna con una chicca intrigante. Guardate questo fotogramma, preso dalla diretta TV dello sbarco grosso modo nell'istante in cui fu scattata la foto discussa da Nvidia: vedete la chiazza bianca quasi al centro dell'immagine?
Sembra un difetto della telecamera, ma in realtà è la tuta di Neil Armstrong, talmente illuminata dal Sole da risultare sovraesposta. Il rendering di Nvidia da un'angolazione molto simile a quella della telecamera automatica, situata all'esterno del modulo lunare, lo chiarisce perfettamente:
In tantissimi (troppi per ringraziarvi singolarmente) mi avete segnalato la notizia (CNet; Gizmodo; Fastcolabs; Engadget; Nerdist; Nvidia) che Nvidia, per pubblicizzare le proprie nuove schede grafiche GeForce, ha sbugiardato con immagini digitali bellissime l'asserzione lunacomplottista che gli astronauti Apollo, nelle foto delle escursioni lunari, sono eccessivamente illuminati quando sono in ombra e quindi le foto sono false e palesemente realizzate su un set.
Spesso questa tesi viene riferita in particolare alla foto presentata qui sotto (AS11-40-5868), che mostra Buzz Aldrin mentre scende lungo la scaletta e viene immortalato da Neil Armstrong, che è già sulla superficie lunare. Aldrin è nel cono d'ombra del veicolo spaziale (il Sole è a destra, come si nota dai lens flare vicino al margine destro della foto e dalla direzione delle ombre), eppure lo si vede benissimo. I lunacomplottisti asseriscono che Aldrin dovrebbe essere quasi invisibile perché è nell'ombra del LM e non c'è nulla, sulla Luna, che lo possa illuminare così bene.
Nvidia ha deciso di dimostrare la potenza e la fedeltà di rendering delle proprie schede grafiche ricostruendo fedelmente la scena e soprattutto la riflettività della superficie lunare (nota grazie alle osservazioni telescopiche), dei rivestimenti del modulo lunare e della tuta di Aldrin.
L'illuminazione di qualunque ambiente, infatti, non proviene soltanto dalla fonte primaria di luce, ma scaturisce anche dai riflessi delle superfici circostanti. C'è anche la diffusione atmosferica della luce, che però diventa significativa solo su grandi volumi (sulla Terra, la luce solare diffusa dall'atmosfera rende luminoso tutto il cielo di giorno e quindi schiarisce le zone non direttamente illuminate dal Sole; sulla Luna, mancando un'atmosfera, non c'è diffusione). Se non esistessero questi riflessi, le ombre sarebbero sempre nerissime, sulla Terra come sulla Luna: avrebbero l'aspetto mostrato dal rendering qui sotto, che non calcola i riflessi ed è conforme alla tesi dei lunacomplottisti.
Ma dall'osservazione della realtà sappiamo che le ombre non funzionano così: una persona che si mette all'ombra di un albero non diventa una sagoma nera e il lato in ombra di un oggetto non diventa nero come la pece: viene rischiarato dai riflessi delle superfici illuminate adiacenti. In altre parole, lunacomplottisti che sostengono la tesi delle ombre nerissime imostrano di non sapere un'acca di come funziona la luce.
Usando la potenza di calcolo delle proprie schede grafiche, Nvidia ha incluso anche la riflettività dei materiali circostanti e ha ottenuto il risultato mostrato qui sotto, che corrisponde all'illuminazione della scena calcolata tenendo conto della luce riflessa dalla superficie lunare verso l'astronauta e verso il lato in ombra del modulo lunare.
Il risultato si avvicina alla foto originale della NASA, ma Aldrin non è illuminato altrettanto fortemente. Manca ancora una fonte di luce. Quale?
La risposta, come già spiegato nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, è che la fonte luminosa mancante è il fotografo stesso. Neil Armstrong, infatti, indossa una tuta bianchissima e si trova in pieno sole (lo si nota dai già citati lens flare che colpiscono l'obiettivo della sua fotocamera, in alto a destra nella foto originale), per cui riflette un bel po' di luce solare verso il proprio compagno. Nvidia ha provato ad aggiungere anche questa fonte di luce per certi versi poco intuitiva, usando i parametri di riflettività del materiale della tuta originale, e ha ottenuto il risultato che vedete qui sotto a confronto con l'originale.
A sinistra, la ricostruzione realizzata da Nvidia; a destra, la foto originale.
Credit: Nvidia/NASA.
La tuta di Neil Armstrong, da sola, aggiunge “circa il 10% di luce” ad Aldrin, dice Mark Daly, senior director of content development di Nvidia. L'illuminazione dell'astronauta sulla scaletta nella foto originale, insomma, è giusta e realistica come ce la mostra la NASA e le anomalie asserite dai complottisti sono semplicemente frutto della loro incompetenza.
Il video preparato da Nvidia racconta ulteriori dettagli, compresa la spiegazione illustrata della mancanza delle stelle.
Questo metterà a tacere i testoni che non si arrendono di fronte alla montagna di dati tecnici, alle conferme da parte dei russi e alle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti? Assolutamente no. Diranno che finalmente nel 2014 i processori commerciali hanno raggiunto la potenza di calcolo dei supercomputer ultrasegreti usati dalla CIA nel 1969. O si metteranno a strillare e insultare, come fanno di solito. Pazienza.
Dal punto di vista del debunking, questa indagine di Nvidia in realtà è interessante ma non cambia le cose; è semplicemente un'ulteriore conferma visiva e computazionale di quanto si sapeva già. Inoltre la prova della realtà delle missioni lunari non sta in questa foto, ma nella montagna di dati tecnici e scientifici, nelle conferme da parte dei russi, nelle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti, e nell'impossibilità di realizzare, con gli effetti speciali degli anni Sessanta, i fenomeni fisici osservati nelle riprese lunari, come la camminata in gravità ridotta o la caduta parabolica della polvere.
Volendo essere pignoli, i risultati, i dati e i metodi di Nvidia andrebbero resi pubblici per verificare che non si tratti semplicemente di un'astuta trovata pubblicitaria e che l'immagine sintetica non sia stata forzata ad avere l'aspetto giusto. Non che ci siano molti dubbi al riguardo, ma è questione di correttezza.
In questo senso sembra che saremo piacevolmente accontentati, perché sempre Mark Daly ha dichiarato che Nvidia sta creando un'interfaccia utente per consumatori per questa demo e la rilascerà al pubblico nelle prossime settimane. Ed è qui che sta il vero bonus dell'indagine di Nvidia.
La vera novità: illustrare meglio l'EVA di Apollo 11
Se verranno davvero rilasciato tutto il software e i modelli digitali usati per ricreare l'ambiente dell'allunaggio, sarà possibile spiegare meglio gli eventi del primo sbarco sulla Luna, ricostruendolo da varie angolazioni sulla base dei dati reali. Per esempio, potrei comperare un PC e una scheda Nvidia appositamente per aggiungere al documentario Moonscape dei rendering che spieghino e illustrino le immagini originali.
Per esempio, questi sono alcuni rendering di Nvidia della posizione di Neil Armstrong durante la foto esaminata:
A sinistra, la posizione di Armstrong durante lo scatto. Aldrin è sul lato opposto del LM.
Credit: Nvidia.
Quest'esplorazione virtuale permette già ora di arricchire il commento alle immagini dello sbarco sulla Luna con una chicca intrigante. Guardate questo fotogramma, preso dalla diretta TV dello sbarco grosso modo nell'istante in cui fu scattata la foto discussa da Nvidia: vedete la chiazza bianca quasi al centro dell'immagine?
Sembra un difetto della telecamera, ma in realtà è la tuta di Neil Armstrong, talmente illuminata dal Sole da risultare sovraesposta. Il rendering di Nvidia da un'angolazione molto simile a quella della telecamera automatica, situata all'esterno del modulo lunare, lo chiarisce perfettamente:
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