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2014/09/22

Nvidia smonta la tesi degli astronauti in ombra troppo illuminati

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “achille*” e “remo*”.

In tantissimi (troppi per ringraziarvi singolarmente) mi avete segnalato la notizia (CNet; Gizmodo; Fastcolabs; Engadget; NerdistNvidia) che Nvidia, per pubblicizzare le proprie nuove schede grafiche GeForce, ha sbugiardato con immagini digitali bellissime l'asserzione lunacomplottista che gli astronauti Apollo, nelle foto delle escursioni lunari, sono eccessivamente illuminati quando sono in ombra e quindi le foto sono false e palesemente realizzate su un set.

Spesso questa tesi viene riferita in particolare alla foto presentata qui sotto (AS11-40-5868), che mostra Buzz Aldrin mentre scende lungo la scaletta e viene immortalato da Neil Armstrong, che è già sulla superficie lunare. Aldrin è nel cono d'ombra del veicolo spaziale (il Sole è a destra, come si nota dai lens flare vicino al margine destro della foto e dalla direzione delle ombre), eppure lo si vede benissimo. I lunacomplottisti asseriscono che Aldrin dovrebbe essere quasi invisibile perché è nell'ombra del LM e non c'è nulla, sulla Luna, che lo possa illuminare così bene.


Foto NASA AS11-40-5868 (versione a media risoluzione).


Nvidia ha deciso di dimostrare la potenza e la fedeltà di rendering delle proprie schede grafiche ricostruendo fedelmente la scena e soprattutto la riflettività della superficie lunare (nota grazie alle osservazioni telescopiche), dei rivestimenti del modulo lunare e della tuta di Aldrin.

L'illuminazione di qualunque ambiente, infatti, non proviene soltanto dalla fonte primaria di luce, ma scaturisce anche dai riflessi delle superfici circostanti. C'è anche la diffusione atmosferica della luce, che però diventa significativa solo su grandi volumi (sulla Terra, la luce solare diffusa dall'atmosfera rende luminoso tutto il cielo di giorno e quindi schiarisce le zone non direttamente illuminate dal Sole; sulla Luna, mancando un'atmosfera, non c'è diffusione). Se non esistessero questi riflessi, le ombre sarebbero sempre nerissime, sulla Terra come sulla Luna: avrebbero l'aspetto mostrato dal rendering qui sotto, che non calcola i riflessi ed è conforme alla tesi dei lunacomplottisti.


Credit: Nvidia.


Ma dall'osservazione della realtà sappiamo che le ombre non funzionano così: una persona che si mette all'ombra di un albero non diventa una sagoma nera e il lato in ombra di un oggetto non diventa nero come la pece: viene rischiarato dai riflessi delle superfici illuminate adiacenti. In altre parole, lunacomplottisti che sostengono la tesi delle ombre nerissime imostrano di non sapere un'acca di come funziona la luce.

Usando la potenza di calcolo delle proprie schede grafiche, Nvidia ha incluso anche la riflettività dei materiali circostanti e ha ottenuto il risultato mostrato qui sotto, che corrisponde all'illuminazione della scena calcolata tenendo conto della luce riflessa dalla superficie lunare verso l'astronauta e verso il lato in ombra del modulo lunare.


Credit: Nvidia.


Il risultato si avvicina alla foto originale della NASA, ma Aldrin non è illuminato altrettanto fortemente. Manca ancora una fonte di luce. Quale?

La risposta, come già spiegato nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, è che la fonte luminosa mancante è il fotografo stesso. Neil Armstrong, infatti, indossa una tuta bianchissima e si trova in pieno sole (lo si nota dai già citati lens flare che colpiscono l'obiettivo della sua fotocamera, in alto a destra nella foto originale), per cui riflette un bel po' di luce solare verso il proprio compagno. Nvidia ha provato ad aggiungere anche questa fonte di luce per certi versi poco intuitiva, usando i parametri di riflettività del materiale della tuta originale, e ha ottenuto il risultato che vedete qui sotto a confronto con l'originale.


A sinistra, la ricostruzione realizzata da Nvidia; a destra, la foto originale.
Credit: Nvidia/NASA.


La tuta di Neil Armstrong, da sola, aggiunge “circa il 10% di luce” ad Aldrin, dice Mark Daly, senior director of content development di Nvidia. L'illuminazione dell'astronauta sulla scaletta nella foto originale, insomma, è giusta e realistica come ce la mostra la NASA e le anomalie asserite dai complottisti sono semplicemente frutto della loro incompetenza.

Il video preparato da Nvidia racconta ulteriori dettagli, compresa la spiegazione illustrata della mancanza delle stelle.



Questo metterà a tacere i testoni che non si arrendono di fronte alla montagna di dati tecnici, alle conferme da parte dei russi e alle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti? Assolutamente no. Diranno che finalmente nel 2014 i processori commerciali hanno raggiunto la potenza di calcolo dei supercomputer ultrasegreti usati dalla CIA nel 1969. O si metteranno a strillare e insultare, come fanno di solito. Pazienza.

Dal punto di vista del debunking, questa indagine di Nvidia in realtà è interessante ma non cambia le cose; è semplicemente un'ulteriore conferma visiva e computazionale di quanto si sapeva già. Inoltre la prova della realtà delle missioni lunari non sta in questa foto, ma nella montagna di dati tecnici e scientifici, nelle conferme da parte dei russi, nelle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti, e nell'impossibilità di realizzare, con gli effetti speciali degli anni Sessanta, i fenomeni fisici osservati nelle riprese lunari, come la camminata in gravità ridotta o la caduta parabolica della polvere.

Volendo essere pignoli, i risultati, i dati e i metodi di Nvidia andrebbero resi pubblici per verificare che non si tratti semplicemente di un'astuta trovata pubblicitaria e che l'immagine sintetica non sia stata forzata ad avere l'aspetto giusto. Non che ci siano molti dubbi al riguardo, ma è questione di correttezza.

In questo senso sembra che saremo piacevolmente accontentati, perché sempre Mark Daly ha dichiarato che Nvidia sta creando un'interfaccia utente per consumatori per questa demo e la rilascerà al pubblico nelle prossime settimane. Ed è qui che sta il vero bonus dell'indagine di Nvidia.


La vera novità: illustrare meglio l'EVA di Apollo 11


Se verranno davvero rilasciato tutto il software e i modelli digitali usati per ricreare l'ambiente dell'allunaggio, sarà possibile spiegare meglio gli eventi del primo sbarco sulla Luna, ricostruendolo da varie angolazioni sulla base dei dati reali. Per esempio, potrei comperare un PC e una scheda Nvidia appositamente per aggiungere al documentario Moonscape dei rendering che spieghino e illustrino le immagini originali.

Per esempio, questi sono alcuni rendering di Nvidia della posizione di Neil Armstrong durante la foto esaminata:


A sinistra, la posizione di Armstrong durante lo scatto. Aldrin è sul lato opposto del LM.
Credit: Nvidia.

Da quest'angolazione Aldrin è visibile sulla scaletta.
Credit: Nvidia.


La visuale di Armstrong, riflessa nel suo casco.
Credit: Nvidia.


Girando intorno al LM vediamo la scena da una posizione situata a sinistra di Armstrong.


Continuiamo il giro intorno al LM.
Credit: Nvidia.


Avviciniamoci.
Credit: Nvidia.


Quest'esplorazione virtuale permette già ora di arricchire il commento alle immagini dello sbarco sulla Luna con una chicca intrigante. Guardate questo fotogramma, preso dalla diretta TV dello sbarco grosso modo nell'istante in cui fu scattata la foto discussa da Nvidia: vedete la chiazza bianca quasi al centro dell'immagine?


Credit: NASA/Lowry Digital.

Sembra un difetto della telecamera, ma in realtà è la tuta di Neil Armstrong, talmente illuminata dal Sole da risultare sovraesposta. Il rendering di Nvidia da un'angolazione molto simile a quella della telecamera automatica, situata all'esterno del modulo lunare, lo chiarisce perfettamente:


Credit: Nvidia.

2009/09/29

Perché le ombre degli astronauti hanno lunghezze differenti?

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Clavius.org

I lunacomplottisti spesso fanno notare, fra le tante presunte anomalie delle foto lunari, quella della lunghezza differente delle ombre degli astronauti.

"Una spiegazione di quest'anomalia è che i due uomini sono così vicini a una grande fonte luminosa artificiale che quando uno di loro si avvicina o si allontana da questa fonte, la sua ombra varia di conseguenza."

In originale: "An explanation for this anomaly is that the two men are standing in such close proximity to a large artificial light source that as either one moves nearer to or further away from this light, the shadow of each astronaut changes accordingly."

– da Aulis.com.

Chi sostiene questa tesi parte da un presupposto sbagliato: presume che la superficie lunare sia piatta. In realtà è irregolare, con pendenze differenti, che però si notano poco perché non ci sono oggetti familiari ai quali fare riferimento: non ci sono alberi o fiori o altri oggetti di dimensione nota che permettano di valutare distanze e inclinazioni.

E' invece sufficiente un lieve pendio locale del terreno per cambiare drasticamente la lunghezza delle ombre. L'effetto si può notare costruendo un modellino e illuminandolo con una singola fonte di luce posta ad alcuni metri di distanza: in scala, questo equivale a collocare la fonte a varie decine di metri dai soggetti illuminati. Ecco l'effetto che si ottiene quando uno dei due astronauti è in un avvallamento estremamente modesto, tanto che quasi non lo si nota:


R0014208


La presenza dell'avvallamento si nota meglio se la medesima scena viene inquadrata di lato anziché dall'alto:

R0014210

Se poi entrambi gli astronauti sono su pendici opposte di una concavità anche modesta, come quella mostrata qui sotto, l'effetto di variazione della lunghezza delle ombre è ancora più vistoso:

R0014226

R0014227

Infatti se si va a verificare la fotografia presentata come prova dai lunacomplottisti, si scopre che l'astronauta di sinistra si trova proprio in una conca del terreno, che non è rilevabile da quell'immagine sgranata ma è resa chiaramente visibile dalla curvatura dell'ombra dell'asta in quest'altra fotografia della zona, la AS11-40-5905, presa da una diversa angolazione:



L'ombra dell'asta della bandiera, anziché essere dritta come indicato dalla riga gialla, è curvata verso il basso: questo indica che si trova in un avvallamento del terreno e ne segue la forma.

2009/09/28

Le ombre nel vuoto sono nerissime, allora perché l'astronauta in ombra è illuminato?

di Paolo Attivissimo

Foto come quella di Buzz Aldrin ai piedi del modulo lunare mostrata qui accanto (Apollo 11, foto AS11-40-5869) suscitano spesso dubbi anche in chi non è lunacomplottista duro e puro ma è semplicemente perplesso.

Nel vuoto, si dice, le ombre dovrebbero essere nerissime, perché non c'è atmosfera a diffondere la luce, e l'unica fonte di luce è il Sole. Allora come mai l'astronauta sta nell'ombra del veicolo eppure è illuminato, come da un riflettore apposito? Questo dettaglio dimostra che la foto proviene da un set cinematografico?

Certo che no. L'astronauta è illuminato dal riverbero della superficie lunare, che a sua volta è illuminata a giorno dal Sole. La scienza insegna che la presenza o assenza d'atmosfera non c'entra nulla con questo fenomeno.

Naturalmente la quantità di luce riflessa dalla superficie lunare verso un oggetto che si erge sopra di essa non è pari a quella che colpisce un oggetto esposto alla luce solare diretta: ma come ben sa qualunque fotografo, è sufficiente regolare la fotocamera in modo che raccolga più luce. Questo comporta che gli oggetti illuminati direttamente dal Sole sono sovraesposti: e in effetti nelle foto che ritraggono correttamente soggetti in ombra si nota che la superficie lunare illuminata dal Sole è sovraesposta e quindi molto chiara o addirittura bianca.

Si può osservare l'effetto del riverbero costruendo un modello fisico della scena, come mostrato qui sotto (i dettagli della costruzione sono descritti qui e qui). Durante il corso 2009 del CICAP sul cospirazionismo, il modello è stato fotografato all'aperto, di notte, lontano da qualunque altra superficie illuminata, usando un'unica fonte di luce: una modesta lampada da 35 watt, come si vede qui sotto.


R0012088.JPG

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Come si può notare, le ombre risultano molto scure, ma l'astronauta sulla scaletta, pur essendo in ombra, è visibile:

R0012095.JPG

Se poi si regola l'esposizione in modo da fotografare correttamente i soggetti in ombra, si ottiene un risultato molto simile a quello della foto dell'allunaggio: l'astronauta è ben illuminato, pur non essendoci altra luce che quella riflessa dalla superficie lunare, e la superficie stessa risulta slavata e sovraesposta.

R0012094.JPG

L'effetto è osservabile anche in queste due pose, scattate da un'angolazione differente:

R0012098.JPG

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Anche questa tesi lunacomplottista è quindi frutto di semplice incompetenza in materia fotografica.

2009/02/01

Perché l'ombra del LM arriva all'orizzonte?

di Paolo Attivissimo, con il contributo di Siamoandatisullaluna.com.

Una delle presunte anomalie delle fotografie della missione Apollo 11 è quella mostrata qui sotto: l'ombra del modulo lunare arriva quasi a toccare l'orizzonte. Secondo i lunacomplottisti, questo rivelerebbe che l'immagine sarebbe stata scattata su un set cinematografico molto piccolo e che l'"orizzonte" sarebbe stato in realtà la zona in cui il fondale nero incontrava il pavimento.

Foto AS11-40-5931.

Basterebbe il buon senso per chiedersi come mai alla NASA sarebbero stati così idioti da commettere un errore del genere e per di più pubblicarlo, ma la ricchezza della documentazione pubblicamente disponibile ci permette di andare oltre e di capire le ragioni di quest'apparente anomalia.

Innanzi tutto, se osserviamo un'altra fotografia della stessa situazione (che ritrae Buzz Aldrin mentre estrae dalla base del modulo lunare gli apparati da lasciare sulla Luna), scattata da una distanza maggiore, notiamo che questa presunta anomalia non c'è. Notiamo anche che il "set cinematografico" dev'essere stato piuttosto grande.

Foto AS11-40-5961.

Dettaglio della foto AS11-40-5961.

Andando a consultare la mappa degli spostamenti degli astronauti dell'Apollo 11 scopriamo che il modulo lunare atterrò a poca distanza da due crateri di dimensioni ragguardevoli, denominati Double e Little West, e che uno di questi crateri, il Double, si trova davanti e leggermente a sinistra del modulo lunare, a circa 10 metri di distanza dal veicolo. Nella foto qui sopra, il cratere gemellato Double occupa la parte sinistra dello sfondo.

Mappa degli spostamenti al suolo degli astronauti nella missione Apollo 11. LM — Modulo lunare (Lunar Module), LRRR — Riflettore distanziometrico laser (Laser Ranging Retroreflector); PSE — Apparato per test sismici passivi (Passive Seismic Experiment); SWC – Apparato per esperimenti sul vento solare (Solar Wind Composition); ALSCC — Fotocamera per riprese ravvicinate della superficie (Apollo Lunar Surface Closeup Camera); FLAG – Bandiera.

La zona dell'allunaggio dell'Apollo 11 è visibile in questa foto, la V-76-H3, scattata nel 1967 (due anni prima dello sbarco) dalla sonda automatica Lunar Orbiter:

Dettaglio della foto V-76-H3 scattata dalla sonda Lunar Orbiter nel 1967, che mostra la zona del futuro sbarco dell'Apollo 11.

Ulteriore ingrandimento della foto precedente, con il cratere Little West, largo circa 33 metri, al centro dell'immagine. La punta della freccia indica il luogo di allunaggio dell'Apollo 11.

L'"orizzonte", in altre parole, non è affatto l'orizzonte, ma il bordo rialzato del cratere Double, che nasconde il vero orizzonte nella foto scattata da vicino. I colleghi di Siamoandatisullaluna.com hanno tracciato il bordo del cratere sulla fotografia, chiarendo ulteriormente il fenomeno:

Foto AS11-40-5961 con il tracciamento del bordo del cratere Double. Dal sito Siamoandatisullaluna.com, con il permesso degli autori.

La forma e l'avvallamento del cratere Double si notano piuttosto chiaramente in quest'immagine, scattata da Neil Armstrong:

Foto AS11-40-5853: uno scorcio del cratere Double.

La veduta e l'irregolarità del terreno davanti al LM si notano bene in questo collage di foto e di fotogrammi della cinepresa 16 mm dall'interno del LM:


Bisogna inoltre tenere conto del fatto che l'orizzonte vero, sulla Luna, è molto vicino e la superficie s'incurva notevolmente, molto più che sulla Terra: salvo ostacoli, sulla Luna l'orizzonte si trova a circa 2,5 km dall'osservatore, per via delle dimensioni modeste del nostro satellite. Sulla Terra, a titolo di paragone, l'orizzonte si trova a circa 4,7 km di distanza (sempre salvo ostacoli) per un osservatore i cui occhi siano a 1,7 m dal suolo.

Insomma, i lunacomplottisti commettono sistematicamente l'errore dilettantesco di immaginarsi la Luna come una sfera liscia e perfetta, quando in realtà il suolo è molto irregolare e ricco di avvallamenti: quest'errore è alla base di moltissime delle loro presunte prove di falsificazione.

Maggiori informazioni sulla geografia del luogo di allunaggio delle missioni Apollo sono disponibili presso il sito del Lunar and Planetary Institute.