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2019/04/15

Owen Garriott, 1930-2019

È stata resa nota oggi la notizia della morte di Owen Garriott, astronauta delle missioni Skylab 3 (veicolo spaziale Apollo in vista alla stazione spaziale Skylab, 1973) e STS-9 (volo Shuttle, 1983). Un altro testimone dell’era spaziale che ci lascia.



April 15, 2019
RELEASE J19-005
Skylab and Space Shuttle Astronaut Owen Garriott Dies at 88

MEDIA ADVISORY: J19-005

Skylab and Space Shuttle Astronaut Owen Garriott Dies at 88

Former astronaut and long-duration spaceflight pioneer Owen Garriott, 88, died today, April 15, at his home in Huntsville, Alabama. Garriott flew aboard the Skylab space station during the Skylab 3 mission and on the Space Shuttle Columbia for the STS-9/Spacelab-1 mission. He spent a total of 70 days in space.

“The astronauts, scientists and engineers at Johnson Space Center are saddened by the loss of Owen Garriott,” said Chief Astronaut Pat Forrester. “We remember the history he made during the Skylab and space shuttle programs that helped shape the space program we have today. Not only was he a bright scientist and astronaut, he and his crewmates set the stage for international cooperation in human spaceflight. He also was the first to participate in amateur radio from space, a hobby many of our astronauts still enjoy today.”

Garriott was born in Enid, Oklahoma. He earned a bachelor’s degree in electrical engineering from the University of Oklahoma, and master’s and doctoral degrees in electrical engineering from Stanford University, Palo Alto, California. Garriott served as an electronics officer while on active duty with the U.S. Navy from 1953 to 1956, and was stationed aboard several U.S. destroyers at sea. He then taught electronics, electromagnetic theory and ionospheric physics as an associate professor at Stanford. He performed research in ionospheric physics and has authored or co-authored more than 40 scientific papers and one book on this subject.

He was selected as a scientist-astronaut by NASA in June 1965, and then completed a 53-week course in flight training at Williams Air Force Base, Arizona. He logged more than 5,000 hours flying time -- including more than 2,900 hours in jet and light aircraft, spacecraft and helicopters. In addition to NASA ratings, he held FAA commercial pilot and flight instructor certification for instrument and multi-engine aircraft.

Garriott was the science-pilot for Skylab 3, the second crewed Skylab mission, and was in orbit from July 28 to Sept. 25, 1973. His crewmates were Commander Alan Bean and Pilot Jack Lousma. The crew accomplished 150% of mission goals while completing 858 revolutions of the Earth and traveling some 24.5 million miles. The crew installed replacement rate gyros used for attitude control of the spacecraft and a twin pole sunshade used for thermal control, and repaired nine major experiment or operational equipment items. They devoted 305 hours to extensive solar observations and completed 333 medical experiment performances to obtain valuable data on the effects of extended weightlessness on humans. The crew of Skylab 3 logged 1,427 hours and 9 minutes each in space, setting a world record for a single mission, and Garriott spent 13 hours and 43 minutes in three separate spacewalks outside the orbital workshop.

On his second and final flight, Garriott flew as a mission specialist on the ninth space shuttle mission and the first six-person flight. He launched aboard the Space Shuttle Columbia for STS-9/Spacelab-1 from Kennedy Space Center, Florida, on Nov. 28, 1983. His crewmates were Commander John Young, Pilot Brewster Shaw, Jr., fellow mission specialist Robert Parker, and Payload Specialists Byron Lichtenberg and Ulf Merbold of (ESA) European Space Agency. This six-person crew was the largest yet to fly aboard a single spacecraft, the first international shuttle crew and the first to carry payload specialists. During STS-9, the first human amateur radio operations in space were conducted using Garriott's station call, W5LFL. After 10 days of Spacelab hardware verification and around-the-clock scientific operations, Columbia and its laboratory cargo landed on the dry lakebed at Edwards Air Force Base, California, on Dec. 8, 1983.

Garriott held other positions at Johnson Space Center such as deputy and later director of Science and Applications, and as the assistant director for Space and Life Science.

For Garriott’s official NASA biography, visit:

https://www.nasa.gov/sites/default/files/atoms/files/garriott_owen.pdf

2014/03/05

Ci ha lasciato Bill Pogue, astronauta Apollo Skylab

di Paolo Attivissimo.

Si è spento a 84 anni il 3 marzo scorso Bill Pogue, che insieme a Gerry Carr e Ed Gibson trascorse 84 giorni nello spazio a bordo dello Skylab, la prima stazione spaziale statunitense, fra novembre del 1973 e febbraio del 1974, stabilendo un nuovo record di permanenza ininterrotta nello spazio per l'epoca e concludendo l'occupazione umana dello Skylab.

La sua missione stabilì anche un altro primato, piuttosto inconsueto, effettuando il primo “sciopero” spaziale: oberati da un carico eccessivo di esperimenti e attività per una missione di così lunga durata, i tre astronauti si ribellarono alle istruzioni e al monitoraggio intrusivo del Controllo Missione e ripianificarono il lavoro secondo ritmi meno frenetici. Non è un caso che le immagini scattate durante la missione li mostrano con barbe lunghe, ben lontane dall'aspetto classico degli astronauti.

Pogue fece parte degli equipaggi di supporto agli astronauti delle missioni Apollo 7, 11 e 14 ed era stato assegnato alla missione lunare Apollo 19 come pilota del Modulo di Comando, ma Apollo 19 fu cancellata. Volò comunque in un veicolo Apollo per raggiungere lo Skylab.

Nato il 23 gennaio in Oklahoma, William Reid Pogue era colonnello dell'aviazione statunitense (in pensione). Nel corso della propria carriera aveva volato su cacciabombardieri nella Guerra di Corea fra il 1953 e il 1954, passando poi alla pattuglia acrobatica militare dei Thunderbirds dal 1955 al 1957. Aveva al suo attivo 7200 ore di volo, di cui ben 2017 nello spazio.

Dopo la sua missione si era dedicato alla consulenza e alla divulgazione aerospaziale e aveva scritto vari libri, fra i quali segnalo How Do You Go to the Bathroom in Space?, che raccoglie le sue risposte alle domande più frequenti postegli durante le centinaia di conferenze tenute presso scuole e associazioni nell'arco di oltre quattro decenni, e la propria biografia, But for the Grace of God (2011).

Bill Pogue lascia la moglie Tina e tre figli.

Bill Pogue (a testa in giù) e Gerry Carr (a sinistra) a bordo dello Skylab.


Bill Pogue (a sinistra) a bordo dello Skylab insieme a Gerry Carr (a destra).
Foto S74-17304.

Decollo della missione Skylab 4 a bordo di un Saturn IB, 16 novembre 1973.

Foto ufficiale dell'equipaggio di Skylab 4: da sinistra, Gerry Carr, Ed Gibson e Bill Pogue.


Fonti: Kennedy Space Center Visitor Complex, NASA, Space Safety Magazine, Collectspace.comSpaceflight InsiderWilliampogue.com.

2013/05/15

40 anni fa decollava lo Skylab, la prima stazione spaziale statunitense

di Paolo Attivissimo. Questo articolo vi arriva grazie alla donazione per il libro “Luna? Sì, ci siamo andati!" di chacmool*.

Il 14 maggio 1973 veniva effettuato dalla rampa 39A del Kennedy Space Center l'ultimo lancio di un Saturn V (foto qui accanto), che portò in un sol colpo in orbita intorno alla Terra, a 435 km di altitudine, un carico di ben 77 tonnellate: la stazione spaziale statunitense Skylab.

Il volume abitabile dello Skylab, ottenuto modificando uno stadio S-IVB derivato da quelli usati per le missioni sulla Luna, era davvero notevole per gli standard dell'epoca: la sua cubatura interna pressurizzata ammontava a circa 320 metri cubi. A titolo di paragone, l'attuale Stazione Spaziale Internazionale ha un volume pressurizzato di 837 metri cubi, che però ha richiesto anni di assemblaggio graduale.

Nove astronauti ne fecero la propria casa nello spazio nel corso di tre missioni, partendo dalla rampa 39B a bordo di vettori Saturn IB: Pete Conrad, Paul Weitz, Joseph Kerwin (28 giorni); Alan Bean, Jack Lousma, Owen Garriott (59 giorni); Gerald Carr, William Pogue, Edward Gibson (84 giorni).

Il lancio della stazione non andò particolarmente bene. Lo Skylab fu gravemente danneggiato durante l'arrampicata verso lo spazio. La protezione termica e contro i micrometeoroidi e uno dei due grandi pannelli solari principali risultarono divelti e inservibili, mentre il secondo pannello solare principale restava chiuso per via di una cinghia difettosa, facendo surriscaldare l'ambiente interno e privando la stazione dell'energia necessaria per il funzionamento.

Foto dei danni allo Skylab, scattata dall'equipaggio della missione Skylab 2 prima dell'attracco.La struttura bianca è il braccio contenenente un pannello solare, trattenuto da una cinghia che si sarebbe dovuta sganciare.


Soltanto l'intervento degli astronauti, pianificato dal nulla in soli dieci giorni e realizzato da Conrad e Kerwin tramite una rischiosa passeggiata spaziale (la prima grande riparazione in orbita), salvò la stazione collocando un parasole improvvisato in fretta e furia e sbloccando fortunosamente il pannello solare principale restante. Quest'intervento senza precedenti permise agli equipaggi di svolgere su Skylab un ricchissimo assortimento di esperimenti scientifici.

La configurazione prevista per lo Skylab. In realtà uno dei pannelli solari rettangolari fu divelto.
Notare il refuso “Appollo”, assente in altre versioni della stessa immagine.

Secondo due articoli di The Space Review (uno; due) e un documento NASA (NASA/CR-2011-216468, Lessons Learned in Engineering, di Blair, Ryan e Schutzenhofer, 2011) c'è un dettaglio che fu tenuto segreto all'epoca: quando risultò dalla telemetria che lo Skylab era in pessime condizioni, il National Reconnaissance Office (NRO) usò un satellite spia della serie Gambit per fotografare il laboratorio orbitante e aiutare la NASA nel valutare i danni e pianificare la riparazione.

Va detto, a questo proposito, che un recente articolo di Gizmodo afferma di mostrare una queste immagini top secret, ma in realtà si tratta di una foto, la SL2-4-265, scattata dagli astronauti della prima missione Skylab, come del resto suggerito dalla prospettiva dell'immagine, incompatibile con un teleobiettivo per una ripresa da grande distanza.

Il telescopio USAF della Maui Optical Station scattò invece la foto qui sotto dello Skylab visto da terra. La foto è riportata nel libro Brassey's Air Power: Aircraft Weapons Systems and Technology Series Volume 10 - Military Space.



Lo Skylab fu coinvolto anche in un altro episodio segreto. Carr, Gibson e Pogue scattarono delle fotografie che includevano l'area di Groom Lake, in Nevada. Groom Lake è meglio nota come Area 51 ed è il luogo nel quale le forze militari statunitensi sperimentano i propri velivoli di punta, coperti dal massimo segreto. Secondo questo promemoria CIA ora declassificato, l'Area 51 era l'unico luogo al mondo del quale gli astronauti Skylab avevano istruzioni specifiche di non scattare foto (The Space Review).

Per celebrare il quarantennale dello Skylab, il primo grande laboratorio spaziale statunitense, la NASA ha realizzato un breve documentario e un incontro con due dei protagonisti, Owen Garriott e Gerry Carr (uno dei tre protagonisti del primo ammutinamento spaziale, che si verificò nel corso della terza spedizione con equipaggio a causa del sovraccarico di lavoro imposto dalla NASA). Li potete vedere qui sotto.




È interessante il confronto con le attuali attività sulla Stazione Spaziale Internazionale. Memorabili sono inoltre gli aneddoti e gli scherzi realizzati dagli equipaggi nel corso di missioni che segnarono la transizione del programma spaziale statunitense dall'andare nello spazio per una rapida escursione, nella quale si sopporta qualunque disagio, al vivere nello spazio per lunghi periodi, nei quali i disagi possono diventare una barriera pratica e psicologica invalicabile.

Senza l'esperienza dello Skylab e delle stazioni spaziali russe, la ISS non sarebbe stata realizzabile, e la conoscenza degli effetti fisiologici e psicologici di lunghe permanenze nello spazio che si ottiene nelle stazioni spaziali è indispensabile per poter poi intraprendere missioni verso mete più lontane, come Marte o un asteroide.

Il quarantennale del lancio dello Skylab è ricordato da un ottimo articolo su Wired in inglese, riccamente illustrato.

2010/10/25

L'importanza di un buon risveglio

di Rodri

Terry WatsonNella foto: Terry Watson, Apollo GNC. Courtesy of Luigi Rosa (2010).

Ci sono persone che danno una grande importanza ad un buon risveglio mattutino, soprattutto se stanno facendo una bella e tranquillissima dormita; chi può, fa in modo che a svegliarlo sia una tra le sue canzoni preferite.

E nello spazio?

In alternativa ad una sveglietta che offrisse il suo tic toc come unico ed assoluto rumore nello spazio, c'era soltanto la gracchiante voce di qualcuno che chiamasse gli astronauti per svegliarli: la cosiddetta Wakeup Call. Finché un giorno qualcuno pensò di svegliarli in maniera più dolce: era il 16 dicembre 1965, e gli astronauti della missione Gemini 6 vennero svegliati sulle note di Hello Dolly, interpretata da Jack Jones, uno dei più celebri cantanti di quel periodo.

Durante il volo della Gemini 7 la wakeup call musicale fu fatta, anche se non tutti i giorni, con pezzi di musica classica, sempre differenti, mentre nelle missioni Gemini 8, 10 e 11 non risulta esser stato trasmesso alcun brano. Incuriosisce anche il non trovare indicazioni di sveglie musicali nella missione Apollo 11, anche se altre missioni Apollo ne ebbero, come indicato da documenti NASA. Presso Nasa.gov potete sentire alcune delle wakeup call tratte dalle più recenti missioni Shuttle.

La sveglia musicale è diventata una consuetudine in quasi tutte le missioni, anche per promuovere lo spirito di cameratismo tra gli astronauti e il personale del Controllo Missione. In diverse occasioni, all'ultimo giorno di missione ad essere trasmessa è stata Going back to Houston di Dean Martin.


Per far capire quanto questa sveglia sia diventata col tempo ferrea tradizione, basti pensare che è stata mandata addirittura ai rover automatici Pathfinder, Sojourner, Spirit e Opportunity, all'alba dei Sol marziani. C'è comunque un'eccezione a questa tradizione: gli astronauti della ISS non ricevono alcuna sveglia musicale, si devono accontentare di una normalissima sveglia, anche perché sono comunque autorizzati a portarsi dentro alcuni effetti personali, tra cui CD musicali.

La scelta dei brani trasmessi, comunque, non è mai stata regolamentata dalla NASA, né la si è mai lasciata in balìa di influenze esterne che non fossero i desideri degli astronauti stessi o le loro famiglie.

Qualche regola ci voleva?

Al termine delle missioni Apollo, con l'avvento delle missioni Skylab degli anni Settanta, che comportavano una permanenza prolungata nello spazio ed erano lunghe ed impegnative anche per chi doveva monitorarle, gli operatori del Controllo Missione sentivano sempre più il peso delle ore passate alle rispettive postazioni, col risultato che il rilassamento dell'ambiente e della serietà ebbe culmine nella notte del 15 settembre 1973, mentre si cercava l'idea per la wakeup call.

Il CapCom Bob Crippen venne raggiunto dall'amico e collega Terry Watson (nella foto, tratta dal recente incontro a Lugano), che gli disse "Ho qualcosa che sveglierebbe anche i morti". Ascoltando in cuffia il pezzo, Crippen fece una faccia da coniglio abbagliato dai fari, gridando poi "Sì! Sì!" e ridendo fino a diventare viola. Il collegamento audio fu poi passato al Direttore di Volo, tra la curiosità di tutti gli altri operatori, che non sentendo nulla non capivano cosa stesse succedendo. Lo capirono quando venne dato l'ordine di diffondere la canzone nell'intera sala: fu deciso di fare la wakeup call trasmettendo Paralyzed di The Legendary Stardust Cowboy (un'interpretazione più recente, datata 2009, di Paralyzed da parte del suo autore è disponibile qui su Youtube).


Fra i sistemi della stazione spaziale Skylab gestiti da Watson c'era l'Attitude Control System, il sistema di controllo dell'assetto che manteneva la stazione stabile e orientata nella direzione desiderata. Questo sistema era abbastanza sensibile da rilevare i normali spostamenti degli astronauti all'interno della stazione e segnalarli a Houston. Quel mattino, racconta Watson, quando fu suonata Paralyzed i dati riportarono un vero e proprio sobbalzo.

Questa sveglia è ricordata per essere stata la più divertente (per gli operatori di Houston) ma anche la più traumatica (per gli astronauti dello Skylab III, che includevano il moonwalker Alan Bean). Tra le proteste iniziali degli astronauti (il commento di Owen Garriott fu “Sounded like Marine Close Order Drill”), i commenti fatti durante il giorno e l'apparente perdita di concentrazione che lo scherzo causò loro, la NASA ordinò categoricamente che Paralyzed non venisse mai più trasmessa tra le wakeup call. A quanto risulta è l'unico brano musicale bandito dall'ente spaziale statunitense.


Fonti: Terry Watson (comunicazione personale, ottobre 2010), Stardustcowboy.com.