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2009/03/09

Perché le zampe del modulo lunare dell'Apollo 11 non sono impolverate, ma lo sono in altre missioni?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nelle foto della missione Apollo 11, le zampe del modulo lunare sono prive di polvere; ma nelle foto della missione Apollo 17, si vede che la zampa è visibilmente sporca di polvere. Perché tanta differenza?

Se lo chiede per esempio la trasmissione televisiva Voyager (Raidue) del 4 marzo 2009, a 32 minuti dall'inizio del servizio, come si può vedere qui sotto:



Si potrebbe essere tentati di rispondere semplicemente "E con questo?". Chissà mai quale importanza cruciale potrebbe avere la quantità di polvere sulle zampe del modulo lunare. Ma una risposta tecnica va data, anche per dimostrare che domande come questa sono un classico esempio di accanimento sui dettagli, tipico delle tesi cospirazioniste in questo e altri campi.

Si focalizza l'attenzione su un aspetto minuscolo, assolutamente banale ed insignificante, e lo si ingigantisce presentandolo come se fosse una prova devastante di manipolazione, invece di arrivare alla risposta più ovvia e semplice, che in questo caso è la seguente: la polvere sulle zampe è differente perché i due veicoli allunarono in due posti geologicamente differenti.

Non ci vuole un genio particolare per capire che la Luna non è tutta uguale e uniforme. Non è una palla da biliardo monolitica e uniformemente impolverata. Anche a occhio nudo si possono distinguere i cosiddetti "mari", ossia le pianure lunari, e le zone montuose. Hanno colori differenti e sono fatti di rocce geologicamente diverse tra loro.

Se uno dei due moduli lunari fosse allunato in pianura e l'altro fosse arrivato in una zona montuosa, sarebbe perfettamente comprensibile che uno avesse incontrato un terreno differente dall'altro.

Ed è infatti esattamente quello che è successo. La missione Apollo 11 allunò nel Mare della Tranquillità: una zona estremamente pianeggiante, scelta proprio perché comportava minori difficoltà di allunaggio. La panoramica qui sotto è un collage delle fotografie scattate durante quella missione dal medesimo punto.

Panoramica della zona di sbarco della prima missione (Apollo 11).

La missione Apollo 17 allunò invece nella Valle di Taurus-Littrow, e le foto qui sotto documentano l'aspetto assai montuoso della zona.

Foto AS17-140-21496.

Foto AS17-140-21391.






Pare così misterioso che due zone geologicamente così differenti possano avere stratificazioni di polvere differenti?

A questo occorre aggiungere che non tutte le manovre di allunaggio furono identiche. Alcune arrivarono al suolo delicatamente; altre piuttosto bruscamente. Alcune allunarono pressoché verticalmente; altre rimasero librate a pochi metri d'altezza e spazzarono lunghe strisce, anche a destra e a sinistra, prima di toccare il suolo.

Con manovre così differenti, è così strano pensare che la quantità di polvere spostata dal getto del motore possa essere stata altrettanto differente?


Ma Armstrong parlò di tanta polvere...


Nello spezzone citato sopra di Voyager, la voce narrante dice:

"Inoltre il LM tocca il suolo con il motore spento. Armstrong stesso dice di non vedere più nulla a pochi metri dalla Luna."


Si sente un "BAM!" di una voce d'astronauta via radio. Prosegue lo speaker:

"Ma le foto del LM mostrano che quasi nulla è stato spostato e che le zampe del modulo lunare sono pulite e brillanti. Come mai sotto il modulo non sembra essere accaduto nulla?"


L'insinuazione, insomma, è che la polvere sollevata dal LM avrebbe dovuto depositarsi sulle zampe del veicolo. Questo è un ragionamento grossolanamente errato, tipico di chi pensa in termini terrestri. Sulla Luna la polvere spostata da un getto si comporta diversamente che sulla Terra, perché manca l'atmosfera: non forma volute che restano sospese, ma schizza via orizzontalmente, ricadendo subito. Lo si vede chiaramente persino nel filmato dell'allunaggio mostrato da Voyager. Quindi le zampe sono pulite perché la polvere non vi si può depositare sopra ricadendo lentamente dopo essere stata sollevata in aria, perché non c'è aria.

In altre parole, l'assenza di polvere sulle zampe non è una prova di messinscena, ma anzi conferma che l'allunaggio avvenne in un ambiente privo di atmosfera.

In pratica, nell'Apollo 11 il getto del motore del LM spazzò via tutta la polvere prima che il veicolo vi poggiasse le zampe. Una volta allunato, non c'era più polvere sotto il LM che potesse depositarsi sulle zampe (e lo si vede nelle fotografie, come mostrato in un altro articolo). Nell'Apollo 17, allunata in una zona geologicamente diversa, non tutta la polvere fu spazzata via e quindi la zampa vi sprofondò, formando il cratere e impolverandosi. Semplice e banale.



Il doppio falso di Voyager


Quello che invece non è semplice e banale è la duplice manipolazione dei fatti operata da Voyager. Innanzi tutto basta leggere la trascrizione dell'allunaggio (da 102:45:31 in poi) per sapere che è falso che il modulo lunare toccò il suolo "con il motore spento".

102:45:40 Aldrin: Contact Light.


Questo significa che almeno una delle sonde alte 173 cm, situate sotto le zampe del LM, ha toccato il suolo.

Le tre sonde di allunaggio, o touchdown probe, del modulo lunare dell'Apollo 11, montate sotto le zampe. La zampa sulla quale è montata la scaletta è priva di sonda per non interferire con l'uscita degli astronauti. Foto scattata dal Modulo di Comando durante il viaggio Terra-Luna. Immagine NASA AS11-44-6574 (ruotata di 180° per chiarezza).

102:45:43 Armstrong (on-board): Shutdown.

102:45:44 Aldrin: Okay. Engine Stop.

Il motore principale fu dunque spento non prima, ma quattro secondi dopo il contatto con il suolo.

La seconda manipolazione è nell'audio: l'esclamazione "BAM!" è stata aggiunta da Voyager ed è assente dalle registrazioni originali. Qualcuno l'ha aggiunta intenzionalmente, con il risultato di rafforzare l'altra falsità, ossia lo spegnimento del motore prima del contatto (che avrebbe prodotto un allunaggio duro, tale da produrre quell'esclamazione da parte degli astronauti).

Un lettore, Fozzillo, segnala che il "BAM!" proviene da un altro allunaggio, quello dell'Apollo 15, come si può leggere nella trascrizione a 104:42:29 ("Irwin: Contact. (Pause) Bam!") e ascoltare nella registrazione a 17 minuti e 25 secondi dall'inizio.

I sostenitori delle teorie di complotto vengono quindi colti a falsificare le presunte prove.

Il lunacomplottismo ha dimostrato ancora una volta di inventare misteri dove non ce ne sono. O se preferite, ha dimostrato che si trastulla a sollevare polveroni inutilmente.

2009/01/31

Le ombre convergenti nelle foto lunari

di Hammer. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Secondo quanto sostengono i cospirazionisti, la presenza di ombre convergenti o divergenti nelle foto lunari è prova del fatto che le foto stesse sono state scattate alla luce di più sorgenti. Pertanto, dicono, l'allunaggio sarebbe un colossale falso realizzato in uno studio cinematografico.

E' quello che afferma, per esempio, Bart Sibrel nel documentario della Fox Did We Land on the Moon: "Outside in sunlight, shadows always run parallel with one another, so the shadows will never intersect" (a 23:15) mentre vengono mostrate immagini delle missioni Apollo 14 (come quella qui sopra) e Apollo 17 che hanno ombre convergenti. La tesi è stata ripetuta, senza contraddittorio alcuno, anche nel corso del programma Voyager (Raidue, 4 marzo 2009).

Riportiamo di seguito alcuni casi di immagini con ombre non parallele: la prima è tratta dalla missione Apollo 14, le restanti dall'Apollo 17. Durante tutto il corso delle missioni lunari si hanno, comunque, innumerevoli esempi di questo fenomeno.









Prospettiva, questa sconosciuta


Questa argomentazione dimostra, ancora una volta, come i lunacomplottisti ignorino anche i principi basilari di ciò che sostengono e quanto siano poco propensi anche alle verifiche più semplici.

Contrariamente a quanto sostengono, infatti, la divergenza delle ombre non è segno della presenza di più sorgenti di luce ma è principalmente dovuta alla prospettiva, che tende a far convergere visivamente linee che in realtà sono parallele.

Ne sono conferma le seguenti foto, in cui le ombre sembrano non essere parallele proprio per l'effetto prospettico.

Le immagini qui sotto sono state scattate da Paolo Attivissimo nello stesso luogo (vicino a Padova) a pochi minuti di distanza l'una dall'altra. L'unica sorgente di luce è il sole, e come si vede la convergenza o meno delle ombre dipende esclusivamente dalla direzione di ripresa e quindi dalla prospettiva.

Nella prima foto (qui sotto), le ombre sembrano sostanzialmente parallele: il sole, basso sull'orizzonte, è a destra.

R0012152.JPG

Nella seconda foto, scattata con il sole alle spalle, le ombre convergono molto vistosamente. Eppure non è cambiato nulla: la fonte di luce è sempre una sola ed è la stessa di prima, ossia il sole basso sull'orizzonte. Esattamente come nelle foto degli astronauti lunari.

R0012153.JPG


La convergenza delle ombre nelle fotografie non è un fenomeno circoscritto a Padova. Le prime due foto qui sotto mostrano il sito archeologico gozitano di Ggantija, mentre le altre riguardano le statue guerriere di Toltec, Messico.





Ecco un altro esempio di ombre convergenti:


Basta inoltre realizzare un modellino che simuli la situazione lunare per capire come stanno le cose. Nell'immagine qui sotto si vede chiaramente che le ombre, prodotte da una singola fonte di luce ad alcuni metri di distanza, sono parallele:

R0014145


Ma la medesima scena, illuminata nello stesso modo e semplicemente ripresa da un'altra angolazione, crea l'illusione che le ombre non siano parallele:

R0014147



Le asperità del suolo lunare cambiano le ombre


Un altro aspetto da tenere in considerazione è che il terreno lunare è estremamente irregolare e, come è ovvio, le ombre proiettate su un terreno irregolare non sono complanari. Pertanto in simili circostanze non possono essere parallele: né nella realtà, né in foto.

Consideriamo, ad esempio, alcune foto scattate sulla terra su terreni irregolari come le piste per le gare di skateboard o la neve. Come si nota le ombre non sono complanari e non possono essere parallele.




Al termine della nostra analisi, rilanciamo la palla ai complottisti, che ci devono spiegare come sarebbe possibile, nelle loro strampalate teorie, che oggetti illuminati da più sorgenti di luce abbiamo una sola ombra ciascuno; dovrebbero infatti averne più di una.

Basta infatti considerare alcune immagini scattate sotto vari riflettori per vedere che ogni soggetto illuminato proietta più ombre sul terreno. Ne proponiamo di seguito qualche esempio di semplice reperibilità.



L'argomentazione complottista, in questo caso, si rivela quindi un boomerang meraviglioso. Le immagini proposte dai complottisti dimostrano inequivocabilmente che nelle foto lunari esiste una sola fonte di luce: il sole.