2011/03/04

L'UFO della Gemini VII: il “bogey” di Frank Borman

di Paolo Attivissimo. Questo articolo è apparso inizialmente nel blog Nufologia.

Un lettore, Luca, mi segnala il caso di uno dei presunti avvistamenti di UFO da parte degli astronauti citati spesso dai siti ufologici: quello di Frank Borman e James Lovell durante la missione Gemini VII, nel dicembre del 1965. L'episodio viene raccontato attribuendo agli astronauti delle comunicazioni radio che parlano inequivocabilmente di un veicolo non identificato e la narrazione è spesso accompagnata dalla fotografia mostrata qui accanto.

La versione di Misteriufo:

Durante la seconda orbita Borman segnala un oggetto luminoso davanti alla capsula, che non può essere il razzo vettore, in quanto anche quest'ultimo risulta visibile attraverso l'oblò. Più tardi vengono fotografate strane luminosità azzurrognole, munite di appendici vaporose, che passano sotto la Gemini. Per il primo avvistamento, la NASA parla di un ignoto frammento di vettore in orbita, forse i resti di un Titan ma il NORAD (l'ente che segue le rotte di ogni satellite) dichiara: «E' impossibile che resti di un Titan o di qualsiasi altro missile si possano trovare in quella posizione». Per il secondo avvistamento si parlò di fulmini globulari nell'alta atmosfera.

La versione del CUN (Centro ufologico nazionale) italiano:

Nel Dicembre del 1965, anche gli astronauti Gemini James Lovell e Frank Borman videro un UFO nel corso della seconda orbita del loro volo record di 14 giorni.
Borman riportò di aver visto un'astronave sconosciuta poco distante dalla loro capsula. Il Controllo Gemini a Cape Kennedy gli disse che stava osservando
I'ultimo stadio del loro stesso razzo Titan. Borman confermò di poter vedere perfettamente il razzo, ma che poteva vedere anche qualcosa di completamente diverso. Questa comunicazione fu riportata durante il volo di James Lovell sulla Gemini 7:
Lovell: "Oggetto non identificato a ore 10 in alto".
Controllo: "Qui Houston. Ripetete, Sette"
Lovell: "Ho detto che abbiamo un oggetto non identificato a ore 10 in alto"
Controllo: "Gemini 7, è il razzo o un avvistamento effettivo?"
Lovell: "Abbiamo diversi avvistamenti effettivi."
Controllo: "Distanza o dimensioni stimate?"
Lovell:"Abbiamo in vista anche il razzo."

Alieni e Misteri ha anche uno spezzone di audio.

Andando a controllare i fatti pubblicati su Nasa.gov, la missione Gemini VII ebbe luogo dal 4 al 18 dicembre 1965 ed ebbe a bordo Frank Borman (pilota comandante) e James Lovell (pilota), entrambi al loro primo volo spaziale. I due astronauti stabilirono un record di durata che rimase imbattuto per cinque anni.

Gli archivi della NASA mettono a disposizione l'audio originale e la trascrizione delle comunicazioni radio della missione, che contengono questo scambio in cui si parla di “bogey”, termine del gergo militare aeronautico che indica un velivolo nemico o non identificato. È l'unico riferimento a un “bogey” nell'intera trascrizione delle comunicazioni da e verso Terra. “C” è il comandante Borman; “CC” è il Capcom, ossia l'addetto alle comunicazioni con gli astronauti che si trova a terra, nel centro di controllo di Houston.


C Gemini VII here. Houston, how do you read?
CC Loud and clear, VII. Go ahead.
C I have a bogey at 10:00 o'clock high.
CC This is Houston. Say again, VII.
C Said we have a bogey at l0:00 o'clock high.
CC Roger.
CC Gemini VII, is that the booster or is that an actual sighting?
C ...
CC Say again, VII.
C Said ... we have several - looks like ... actual sighting.
CC Do you have any more information, estimated distance, or size?
C We also have the booster in sight.
CC Understand you also have the booster in sight. Roger.
C ... there are very many - looks like hundreds of little particles going by from the left out about 3 or 4 miles.
CC Understand you have many small particles going by on the left. At what distance?
C ... looks like ...
CC Roger. Understand they're about 3 or 4 miles away?
C They're past now; they're in a polar orbit.
CC Roger. And understand they were about 3 to 4 miles away?
C That's what it appeared like, or farther.
CC Roger.
CC Gemini VII, Houston. Were these particles in addition to the booster and the bogey at 10:OO o'clock high?
C ...
CC Roger.

(Gemini VII Composite Air-to-Ground and Onboard Voice Tape Transcription, Vol. 1, pagg. 32-34, da 01:43:17 a 01:45:28)

Il confronto fra la trascrizione che include anche il PAO (l'addetto alle comunicazioni al pubblico) e lo spezzone di audio presentato da Alieni e Misteri indica un rimontaggio: le parole del PAO, che sono a pagina 79 del PAO Mission Commentary Transcript, vengono pronunciate dopo che ci sono stati vari altri scambi di messaggi con gli astronauti.

La cosa più importante è che l'estrapolazione delle frasi dal loro contesto fa sembrare misteriosa una comunicazione che in realtà non lo è quando si legge l'intera trascrizione delle comunicazioni e si conosce la missione. Lo spiega molto lucidamente lo storico dell'astronautica James Oberg in Gemini-7: Lessons and Legends  - A 30th Anniversary Revisit "Formation Flying", "Lessons Learned" Later, and one "Bogey" (15 settembre 1995): uno degli scopi della missione Gemini VII era un rendezvous con il secondo stadio del missile Titan-2, anch'esso arrivato in orbita intorno alla Terra.

Per una semplice necessità di meccanica celeste, la Gemini VII si trovò a ripassare più volte attraverso la nube di frammenti d'ogni dimensione staccatisi spontaneamente dallo stadio. Nello spazio e a velocità orbitale, l'assenza d'aria e di peso fanno sì che questi frammenti proseguano lungo la propria traiettoria viaggiando di conserva. Quello che videro gli astronauti era semplicemente un frammento più luminoso proveniente dal proprio missile. Non per nulla l'avvistamento avviene proprio in concomitanza con uno dei passaggi attraverso la nube di frammenti.

Del resto, il tono assolutamente calmo e rilassato con il quale gli astronauti dialogano con il centro di controllo a Houston indica che l'avvistamento non ha nulla di straordinario. Se davvero si fosse trattato di un veicolo alieno, presumibilmente le reazioni verbali sarebbero state ben altre.

Resta da chiarire la fotografia. La prima cosa che si nota è un fenomeno ricorrente nelle immagini ufologiche: la pessima qualità e la mancanza di una fonte precisa. Anche qui viene in soccorso James Oberg, che nell'articolo già citato ricorda la sua analisi dell'immagine, datata 1976 e pubblicata in Search Magazine.

Si tratta di una versione alterata e sgranata della foto S65-63722, scattata durante la missione. Secondo il documento Earth Photographs From Gemini VI Through XII, è la prima foto del rullino 24, scattata durante la settantasettesima rivoluzione intorno alla Terra, il 9 dicembre 1965 alle 21:51 GMT, quindi vari giorni dopo il presunto avvistamento, sopra l'Oceano Pacifico occidentale.

Scansione per gentile concessione di Ed Hengeveld, Apollo Lunar Surface Journal.

La versione originale di questa foto, presentata qui sopra, mostra in realtà il muso (scuro e in ombra) della capsula, sul quale si vede il riflesso metallico sfuocato degli ugelli dei piccoli razzi di regolazione d'assetto del veicolo spaziale. La forma del muso e la posizione degli ugelli è chiarita da questa fotografia di un rendezvous fra le capsule Gemini 6 e 7.

Foto NASA S65-63194.


La fotografia ufologica è stata insomma alterata, in modo che il muso scuro si confonda con la Terra altrettanto scura che si vede sullo sfondo, e poi capovolta e ritagliata.



Il riflesso degli ugelli si nota anche in altre fotografie delle missioni Gemini, come quella mostrata qui sotto, la S65-45753, riferita alla Gemini V.


Un esempio ancora più chiaro di come gli ugelli dei motori di manovra brillino quando il muso della capsula Gemini è in ombra o penombra è dato dalla foto S66-63060, tratta dalla missione Gemini XII e datata 14 novembre 1966:

2011/02/07

Apollo 15 e LRO

di Paolo Attivissimo

Il blog Fuffologia ha pubblicato un bell'articolo nel quale vengono messe a confronto le riprese filmate del decollo dalla Luna dell'Apollo 15 nel 1971 e le fotografie scattate nell'aprile del 2010 alla stessa zona della superficie lunare dalla sonda automatica Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO).

Durante il decollo, la cinepresa del modulo lunare dell'Apollo 15, con a bordo gli astronauti David Scott e James Irwin, inquadrò brevemente dall'alto la zona di allunaggio. È quindi possibile isolare dal filmato i fotogrammi che mostrano la zona e verificare se quanto viene mostrato coincide con quello che risulta oggi esserci sulla Luna in quell'area. Il risultato è eloquentissimo. Come avrebbe fatto la NASA a fabbricare nel 1971 una ripresa che mostra esattamente quello che c'è sulla Luna oggi, con tanto di strumenti, stadio inferiore del modulo lunare e scie di impronte degli astronauti e della loro auto elettrica?

Qui vi mostro solo l'immagine animata di raffronto: per i dettagli del procedimento e per le riprese originali leggete l'articolo originale di Gabriele.

Transizione tra fotogramma del 1971 e foto del 2010

2011/01/11

L'antenna impossibile della capsula Gemini

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

In una conferenza sulle missioni lunari che ho tenuto a Brescia qualche tempo fa ho commesso un errore tecnico di cui vorrei scusarmi pubblicamente. Ho dato una risposta inesatta a una domanda di una persona del pubblico, che aveva sollevato la questione dell'apparente assurdità di alcune fotografie delle capsule Gemini scattate dopo l'ammaraggio. In queste fotografie le capsule mostravano un'asta molto lunga che sporgeva dal muso del veicolo e si ergeva a mo' di albero d'imbarcazione.

Il mio interlocutore aveva sottolineato che quell'asta non sarebbe stata in grado di sopravvivere al calore e alla resistenza aerodinamica del rientro in atmosfera e che a suo parere le fotografie erano state scattate durante un addestramento in mare e poi spacciate per immagini del rientro a Terra degli astronauti americani.

Una tesi per certi versi analoga e più articolata è sostenuta da Ralph René nel suo libro NASA Mooned America! (1994) a pagina 4. Scrive René, mostrando una copia sgranata in bianco e nero della fotografia a colori presentata all'inizio di questo articolo:
Wally Schirra e Tom Stafford stanno per essere recuperati dopo l'ammaraggio nella missione Gemini 6A. Asseriscono di aver effettuato un rendezvous nello spazio con Borman e Lovell, che pilotavano la Gemini 7. Dal muso della capsula vediamo la base di una lunga antenna a frusta in fibra di vetro. È completamente intatta, e non è retrattile, dato che la cabina della capsula non contiene un pozzetto per antenne. Le capsule arrivavano dalla fabbrica lucenti di pellicola argentea (carbonizzata da da temperature superiori a 2700 °C durante il rientro). Qualunque cosa non sia protetta dal rivestimento ablativo anteriore si incenerirà. Nessuna delle altre capsule Gemini mostravano antenne a frusta dopo il rientro. Quest'antenna risponde a frequenze non utilizzate nello spazio e sarebbe utile solo nel localizzare la capsula dopo l'ammaraggio. Una volta trovata la capsula non avrebbe alcuna ulteriore utilità. Perché i difensori della NASA argomentano che i sommozzatori di recupero l'hanno installata dopo che era nell'acqua? L'unica conclusione logica è che questa capsula non ha mai effettuato un rientro dallo spazio ma è stata paracadutata da un aereo da trasporto della CIA.

Wally Schirra and Tom Stafford are about to be rescued after splash-down on Gemini 6A. They claim to have made a rendezvous in space with Borman and Lovell, who were flying Gemini 7. From the front of the capsule we see the base of a long fiberglass whip antenna. It is completely undamaged, and it is not retractable, as the capsule cabin contains no antenna well. The capsules came from the factory gleaming with a silver film (which is charred by temperatures over 5000 degrees during re-entry). Anything not shielded by the forward ablative coating will burn up. None of the other Gemini capsules showed whip antennas after splash-down. This antenna responds to frequencies not used in space and would only be of value in locating the capsule after it landed. Once the capsule was found it would have no further value. Why do NASA apologists argue that the rescue divers installed it after it was in the water? The only logical conclusion left is that this capsule never re-entered from space but was parachuted from a CIA cargo plane.

È interessante notare che secondo René la spiegazione più semplice e sensata (si tratta di un dispositivo collocato dopo il rientro) è inaccettabile e “l'unica conclusione logica” è una complicatissima operazione ultrasegreta di lancio da un aereo della CIA, di cui René non offre alcuna documentazione o prova. Oltretutto l'asta o antenna sarebbe stata un ostacolo fragile e ingombrante anche in caso di lancio da un velivolo, per cui la congettura di René in realtà non risolve e non giustifica nulla.

René omette di specificare il numero di catalogo della fotografia in questione, complicando inutilmente le verifiche, ma una ricerca negli archivi pubblici della NASA consente di determinare che si tratta della foto S65-61886, datata 16 dicembre 1965 e riferita all'ammaraggio della missione Gemini 6. Una versione ad alta risoluzione è disponibile presso Archive.org e presso NasaImages.

Nelle descrizioni di questa fotografia non c'è alcun accenno all'asta, ma viene precisato che si tratta di un'immagine scattata dopo l'ammaraggio, non durante un addestramento (“Navy divers assist Gemini 6 crew to open hatches after landing – A water level view of Navy divers assisting Gemini 6 crewmembers Stafford and Schirra to open hatches after landing in the Atlantic”). Anzi, le immagini dell'addestramento di altre missioni Gemini non presentano affatto quest'antenna (S65-39907, Gemini 5; S65-55562, Gemini 8). La NASA, insomma, dichiara esplicitamente che si tratta di una fotografia riguardante il rientro e l'ammaraggio al termine della missione.

L'asta o antenna è visibile anche nella foto S340/118 della medesima missione, che la mostra per intero ed è presentata qui accanto. La si può scorgere anche nelle foto S340/100, S65-18645 e S65-19229 riguardanti il rientro della Gemini 3. In tutte queste immagini se ne apprezza la lunghezza considerevole. Altre immagini del recupero della missione Gemini 6, come la S65-61824, mostrano invece la capsula senza antenna; lo stesso vale per immagini del recupero di altre missioni (S340/045, Gemini 8; S340/111, Gemini 10).

Durante la conferenza ho recuperato dal mio archivio portatile una delle fotografie citate dallo spettatore e ho risposto che l'asta era un'antenna radio retrattile, che veniva estratta dopo l'ammaraggio, e che sulla superficie esterna della capsula Gemini c'era infatti un solco conforme nel quale l'asta si inseriva a misura. Ma la mia risposta è stata imprecisa, per cui la correggo qui.

L'asta era sì un'antenna retrattile, e quindi non aveva bisogno di resistere alle sollecitazioni termiche e aerodinamiche del rientro, ma non si inseriva nel solco conforme. Si tratta infatti dell'antenna per comunicazioni in alta frequenza (HF whip antenna), che veniva utilizzata come radiofaro per la localizzazione in mare (recovery beacon) e collocata in un alloggiamento tubolare, separato e disassato rispetto al solco. Il suo funzionamento è descritto presso la Case Western Reserve University (sezione Reentry di Gemini Program), presso Skyrocket.de e in dettaglio nel Project Gemini Familiarization Manual (sezione HF Whip Antennas).

Da queste fonti risulta che quest'antenna era composta da sei elementi retrattili che, quando erano estesi completamente, formavano un'asta lunga circa 13 piedi e 3 pollici (circa 4 metri) che pesava circa 9 libbre (4 kg). L'antenna veniva estratta dopo l'ammaraggio mediante un comando presente nella cabina.

Fonte: Project Gemini Familiarization Manual, SEDR 300, agosto 1966 (via Sven Grahn).

La tesi di René è quindi sbagliata: l'antenna era retrattile eccome e rispondeva a frequenze non utilizzate nello spazio per la semplice ragione che non veniva utilizzata nello spazio. Inoltre i “difensori della NASA” non affermano affatto che veniva montata dai sommozzatori, per l'altrettanto semplice ragione che era già a bordo del veicolo. La documentazione parla chiaro.

Un esemplare di quest'antenna è conservato al museo Smithsonian, che ne ha pubblicato una fotografia in configurazione retratta, mostrata qui sotto, e ne ha indicato le misure: 5 centimetri di diametro e 62 centimetri di lunghezza.


Nel solco conforme erano invece alloggiate altre antenne, mostrate per esempio qui (S65-13244), insieme ad altri componenti: in particolare, in questo solco veniva collocata la briglia posteriore (aft bridle strap) del paracadute principale.

A differenza delle capsule Apollo e Mercury, infatti, la Gemini non scendeva e ammarava in posizione verticale con gli astronauti disposti supini, ma assumeva un assetto quasi orizzontale (inclinato a circa 35°) con gli astronauti in posizione seduta, molto più simile a una configurazione aeronautica, grazie al fatto che il paracadute era agganciato a due briglie collocate in due punti spaziati lungo l'asse del veicolo. Nella figura qui sotto, la briglia anteriore e quella posteriore sono indicate rispettivamente da forward bridle strap e aft bridle strap.

Figura 31 di Project Gemini Technology and Operations - A Chronology, NASA SP-4002 (Part 1B).

Questa soluzione “aeronautica” non è la sola caratteristica che rendeva il veicolo Gemini più sofisticato, in alcuni aspetti, rispetto all'Apollo: nei piani iniziali era previsto l'uso di un'ala di Rogallo al posto del paracadute, in modo da permettere una planata controllata e addirittura un atterraggio su una pista, come lo Shuttle, grazie a un carrello retrattile con ruote o pattini. Questi piani arrivarono fino allo stadio di un prototipo in scala 1:1, mostrato nell'immagine qui sotto, ma l'idea fu abbandonata per ridurre i costi e semplificare il veicolo.

Figura 57 di Project Gemini Technology and Operations - A Chronology, NASA SP-4002 (Part 2A).

Vi furono anche proposte di circumnavigare la Luna e addirittura di atterrarvi con una capsula Gemini e di ampliare il veicolo fino a consentire di trasportare nove astronauti contemporaneamente insieme a 2.500 kg di carico in orbita alta a 480 km (progetto “Big G”). Ma queste sono altre storie straordinarie che meritano di essere raccontate separatamente.

2010/12/19

Cuba non nega più gli sbarchi lunari. Ma lo ha mai fatto? [UPD 2011/01/23]

di Paolo Attivissimo con il contributo di Alessandro Pil*, Stefano Bagnasco, Enrico R., Smiley1081, NoiPBX e Zaku. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati! e nelle mie conferenze ho segnalato che gli insegnanti cubani, nei vari paesi nei quali lavorano come docenti (per esempio in Nicaragua), spiegavano agli studenti che gli sbarchi umani statunitensi sulla Luna erano stati una messinscena. La fonte di questo dato che ho citato è lo storico dell'astronautica James Oberg.

Oberg ne parla in un suo articolo del 2003, intitolato Lessons of the "Fake Moon Flight" Myth, pubblicato sullo Skeptical Enquirer di marzo/aprile di quell'anno:

... molte scuole cubane, sia a Cuba sia dove venivano assegnati insegnanti cubani, come nel Nicaragua sandinista, hanno insegnato ai propri studenti che l'Apollo fu una truffa.

...many Cuban schools, both in Cuba and where Cuban schoolteachers were loaned, such as Sandinista Nicaragua, taught their students that Apollo was a fraud.

Oberg aveva già fatto un'affermazione simile nel 1999, in occasione del trentesimo anniversario dello sbarco dell'Apollo 11 sulla Luna, in un articolo per la ABC News, intitolato Getting Apollo Right:

Mi dicono che questo è il dogma ufficiale che viene tuttora insegnato nelle scuole a Cuba e in tutti gli altri luoghi dove sono stati inviati insegnati cubani (come il Nicaragua sandinista e l'Angola).

I’m told that this is official dogma still taught in schools in Cuba, plus wherever else Cuban teachers have been sent (such as Sandanista, Nicaragua and Angola).

Interrogato sulle sue fonti per queste affermazioni, nel 2003 Oberg ha risposto su Bautforum di avere “tre messaggi – due via mail e una lettera – negli ultimi cinque anni, ciascuno da persone differenti, che dicono che quando erano ragazzini a Cuba questo è quello che i loro insegnanti dicevano loro. I funzionari cubani negano che sia mai successo. Credo che sia probabile che fosse diffuso, non so se era nel curriculum ufficiale – ma gli insegnanti di Castro NON esprimevano indipendentemente le proprie opinioni nelle scuole cubane”:

I have three messages – two by email and one letter – over the past five years, each from different folks saying when they were kids in Cuba, that's what their teachers told them. Cuban officials deny it ever happened. I think it's likely it was widespread, I don't know if it was on the official curriculum -- but Castro's teachers did NOT free-lance their personal opinions in Cuban schools.

A quanto pare queste affermazioni di Oberg, risalenti rispettivamente a sette e undici anni fa, oggi non sono più valide. Pochi giorni fa, infatti, il governo cubano ha lanciato Ecured, un'enciclopedia online simile a Wikipedia ma controllata dalle autorità locali, e in quest'enciclopedia gli sbarchi delle missioni Apollo vengono descritti come dati di fatto. La voce Luna di Ecured dice infatti che

La Luna es el único cuerpo celeste en el que el hombre ha realizado un alunizaje tripulado. Aunque el programa Luna de la Unión Soviética fue el primero en alcanzar la Luna con una nave espacial no tripulada, el programa Apolo de Estados Unidos consiguió las únicas misiones tripuladas hasta la fecha, comenzando con la primera órbita lunar no tripulada por el Apolo 8 en 1968, y seis alunizajes tripulados entre 1969 y 1972, siendo el primero el Apolo 11 en 1969.


Ecured conferma, insomma, non solo il concetto che lo sbarco sulla Luna è realmente avvenuto, ma conferma specificamente il primo volo circumlunare (Apollo 8), il primo sbarco (Apollo 11) e i successivi.

Anche la voce riepilogativa del 1969 non lascia spazio a dubbi a luglio:

16 de julio - Es lanzada desde la base aerospacial de Cabo Cañaveral a las 9:32AM la nave Apolo 11 que sería la primera en descender en la Luna cinco días, tres horas y 18 minutos después Levy 9.

20 de julio - Pisa la Luna a las 22:56 h, el astronauta estadounidense Neils Amstrong.

I dati di Ecured vanno presi con un pizzico di cautela, visto che il progetto è ancora agli inizi: quando ho scritto la stesura iniziale di questo articolo (dicembre 2010), Ecured conteneva errori come Neils Armstrong (con la S finale), il link Apolo che porta alle informazioni sulla divinità greca anziché a quelle sul veicolo spaziale e l'affermazione che la missione Apollo 8 fu senza equipaggio (no tripulada) quando invece c'erano a bordo Jim Lovell, Frank Borman e Bill Anders.

Ci sono anche altre indicazioni secondo le quali il governo cubano attualmente non sostiene le tesi di messinscena lunare e anzi sembra non averlo mai fatto: per esempio, Havanatimes.org cita la messa in onda alla TV cubana, nel 1999, di un documentario celebrativo degli sbarchi. Un articolo sul sito cubano Juventud Rebelde, datato 2007, cita specificamente e con scetticismo le tesi lunacomplottiste, attribuendole ad “alcuni che dubitano”:

Ya en marzo de 1965 otro cosmonauta soviético, Alexei Leonov, fue el primero en salir de una nave al espacio abierto; mientras que el 20 de julio de 1969 el estadounidense Neil Armstrong fue el primer humano que puso un pie sobre la Luna, en una transmisión en vivo que vieron más de 500 millones de personas alrededor del mundo, y que todavía hoy algunos dudan que fuera real, pues afirman que se trató de una gran farsa montada con fines propagandísticos.

Lo stesso sito ribadisce il concetto in un articolo del 2009, presentando di nuovo anche i dubbi di “molte persone” sull'autenticità degli sbarchi:

La Luna, el único satélite de la Tierra, nuestro cuerpo estelar más cercano, ha sido desde hace milenios un misterio insondable. Al menos así lo era hasta el 16 de julio de 1969, cuando tres astronautas norteamericanos a bordo del Apolo XI lograron «alunizar» por primera vez en la historia. Controvertido y polémico el viaje, muchos se cuestionan si en realidad fue o no fue, y algunos sugieren que cuando la bandera norteamericana se izó en el hermano asteroide, en realidad se trataba de un bien logrado montaje escenográfico en medio de la escalada de la Guerra Fría.

Un articolo su Cubadebate.cu, dedicato alla scoperta di acqua sulla Luna e datato 2010, cita le missioni Apollo senza formule dubitative:

“En nuestro estudio hemos centrado nuestra atención en el hidroxilo, una molécula compuesta por un átomo de oxígeno y uno de hidrógeno, y en la apatita, un mineral que contiene agua”. Los astronautas de las misiones Apolo de la NASA trajeron muestras de ese mineral encontradas en la superficie del satélite natural. También ha sido detectado en un meteorito de procedencia lunar.

Lo stesso sito include anche un altro articolo, sempre datato 2010, che cita le missioni Apollo senza metterle in discussione.

Più in generale, una ricerca delle parole luna e apollo nei siti cubani effettuata da un lettore, Zaku, e ripetuta da me usando la grafia Apolo adottata spesso dai siti di quel paese, produce risultati che danno per assodato che gli americani siano effettivamente sbarcati sulla Luna (criticandone il costo).

Lo stesso Zaku ha reperito altre fonti: un articolo del 2009 a firma di Carlos Rivero su Uneac.org.cu, diviso in tre parti (una, due, tre), che sosteneva le tesi di messinscena e che oggi risulta irreperibile; un altro articolo, su Bohemia.cu, che presenta le tesi lunacomplottiste ma anche alcune smentite, compresa quella del cosmonauta cubano Arnaldo Tamayo; e la versione online della Grande Enciclopedia Sovietica, che presumibilmente non mancava nelle scuole cubane e la cui pagina dedicata alle missioni Apollo non le nega affatto.

Vari lettori del mio blog Disinformatico hanno inoltre raccolto personalmente diverse testimonianze di cubani che affermano che non c'è mai stato nessun appoggio governativo cubano alle tesi di complotto. Inoltre c'è una testimonianza (non confermata) di una diretta radiofonica dello sbarco del 1969 trasmessa all'epoca dalla radio cubana. Infine un lettore, Enrico R., mi segnala che come assistente di volo fa sempre capolino a Cuba e avendo molti amici e colleghi cubani può “confermare che da sempre tutti sono a conoscenza che la luna è stata conquistata”.

Due lettori, tuttavia, hanno raccolto testimonianze contrastanti: Smiley1081 segnala una sua “amica cubana, da molti anni in Italia” che, interpellata da lui, “conferma che a Cuba negavano che gli USA fossero andati realmente sulla Luna”. NoiPBX cita un suo “stimato collega di origini cubane (oggi cinquantenne)” che

“ricorda che effettivamente, all'epoca dello sbarco, fu data notizia come un'operazione propagandistica degli USA e successivamente gli insegnanti raccontavano l'evento ad ulteriore riprova della malafede USA. Dopo la celebrazione del trentennale della morte del "Che" - metà anni '90 (1995?)- e senza che vi fosse data pubblicità, l'allora ministro della cultura cubana (non ricorda il nome) accettò tacitamente la "presenza" e circolazione di pubblicazioni che raccontavano delle varie missioni lunari (alcune anche archiviate presso le biblioteche statali in originale lingua russa con traduzioni). Il collega (andato via da Cuba agli inizi del 2000) ricorda che già verso la fine degli anni 90 gli eventi relativi agli sbarchi lunari non erano più menzionati dagli insegnanti nelle scuole tanto che i figli non conoscevano, all'epoca, questi eventi.”

Riassumendo: ci sono testimonianze concordi con quelle raccolte da James Oberg e altre contrarie, sia personali sia documentali. È quindi possibile che Cuba non abbia mai negato ufficialmente le missioni lunari, che abbia deciso di non negarle più da qualche anno, o che alcuni insegnanti zelanti abbiano fatto propaganda antiamericana personale.

Sarebbe risolutivo reperire un documento o un libro di testo scolastico cubano d'epoca che riporti quello che effettivamente veniva insegnato. In attesa di avere prove definitive di questo genere, l'asserzione che Cuba negò gli sbarchi sulla Luna è da prendere con formula dubitativa: di conseguenza non la citerò più nelle conferenze e correggerò il mio libro per tenerne conto.

2010/12/18

L'oggetto misterioso avvistato dalla Gemini VI

di Paolo Attivissimo


Su Internet e negli altri media vengono spesso proposte presunte registrazioni di comunicazioni di astronauti che segnalano avvistamenti di misteriosi oggetti volanti non identificati durante le loro missioni spaziali. Di solito si tratta di falsi fabbricati intenzionalmente per burla o per parodia (come nel caso dell'Apollo 20 o di Alternative 3). Non capita spesso, invece, di trovare una comunicazione autentica di astronauti che segnalano oggetti misteriosi.

Durante la missione Gemini 6, svoltasi fra il 15 e il 16 dicembre 1965, i due astronauti a bordo, Wally Schirra (Shi-rah per gli americani, ma Schirra per gli abitanti di Loco, il paesino ticinese dal quale provenivano i suoi nonni) e Tom Stafford, fecero questa sorprendente comunicazione radio ai loro colleghi Jim Lovell e Frank Borman della Gemini 7, che era in orbita insieme a loro per il primo rendezvous fra due veicoli spaziali (senza attracco):

Gemini VII, qui è la Gemini VI. Abbiamo un oggetto, sembra un satellite che va da nord a sud, probabilmente in orbita polare. È su una traiettoria molto bassa e viaggia da nord a sud e ha un elevato rateo di salita. Sembra che potrebbe persino essere un... Molto basso. Sembra che potrebbe essere in procinto di rientrare presto. State in attesa un... Potreste provare a lasciarmi cercare di captare quella cosa...

Gemini VII, this is Gemini VI. We have an object, looks like a satellite going from north to south, probably in a polar orbit. He's in a very low trajectory traveling from north to south and has a very high climbing ratio. It looks like it might even be a ... Very low. Looks like he might be going to re-enter soon. Standy by one... You just might let me try to pick up that thing... 

Questa è la versione riportata nel documento Gemini VI Composite Air-to-Ground and Onboard Voice Tape Transcription (pagina 116, 23:57:30). Esiste un'altra versione di questa comunicazione, trascritta nel Gemini VII Gemini VI PAO Mission Commentary Transcript (sezione Tape 507, Page 2, che corrisponde a pagina 1375 del documento PDF), che è la seguente:

Roger, Houston e Gemini 7. Qui è la Gemini 6. Abbiamo un oggetto, sembra un satellite, che va da nord a sud, su, in orbita polare. È su una traiettoria molto bassa e viaggia da nord a sud. E ha un elevato coefficiente di forma [o rapporto di snellezza, n.d.t.]. Sembra che potrebbe persino essere una palla di bastoni. È molto basso. Sembra che potrebbe essere in procinto di rientrare presto. State in attesa un [?]; sembra che stia cercando di farci dei segnali.

Roger, Houston and Gemini 7. This is Gemini 6. We have an object, looks like a satelite, going from north to south, up in a polar orbit. He's in a very low trajectory, traveling fran north to south. And, it has a very high fineness ratio. It looks like it might even be a ball of sticks. It's very low; looks like he may be going to reenter pretty soon. Stand by one; it looks like he's trying to signal us.

Le frasi sono davvero inquietanti e sembrano suggerire una visita da parte di un veicolo sconosciuto e animato da intelligenza, terrestre o aliena (“sembra che stia cercando di farci dei segnali”), e in grado di emettere segnali captabili (“Potreste provare a lasciarmi cercare di captare quella cosa”). C'è poi la misteriosa discordanza proprio nella trascrizione di queste due citazioni.

La discordanza aumenta se si considera che Schirra stesso, nelle sue memorie intolate Schirra's Space, dichiara di aver pronunciato anche questa frase ancora più precisa:

Vedo un modulo di comando e otto moduli più piccoli davanti. Il pilota del modulo di comando indossa una tuta rossa.

I see a command module and eight smaller modules in front. The pilot of the command module is wearing a red suit.

L'apparente mistero ufologico, tuttavia, si chiarisce (almeno per chi è interessato a fare chiarezza) nella parte immediatamente successiva delle trascrizioni.

(Jingle Bells suonata da un'armonica a bocca e da sonaglini)

S/C 7 – Li abbiamo ricevuti anche noi, [Gemini] 6.

S/C 6 – Era dal vivo, [Gemini] 7, non un nastro.

HOUSTON – Siete troppo forti, [Gemini] 6.

S/C 6 – Da Da De Da De.

(Jingle Bells played by harmonica and bells). 

S/C 7 – We got them too, 6. 

S/C 6 – That was live, 7; not tape.

HOUSTON – You're too much, 6.

S/C 6 – Da Da De Da De.

Credit: Mark Avino/National Air and Space Museum, S.I.
Schirra e Stafford erano riusciti a portare a bordo, senza farlo sapere ai responsabili del Centro di Controllo di Houston, una piccola armonica a bocca e dei sonaglini: è questo l'oggetto misterioso che emette segnali di cui parlano. L'armonica, una Little Lady della Hohner, è oggi conservata al museo Smithsonian. Secondo la curatrice del museo Margaret A. Weitekamp, si tratta del primo strumento musicale mai suonato nello spazio.

Il CAPCOM che ricevette a Houston l'annuncio a sorpresa era il candidato astronauta Elliot See, che avrebbe dovuto partecipare alla missione Gemini 9 ma morì in un incidente aereo due mesi dopo, nel febbraio del 1966.

Fonti aggiuntive: I morti dimenticati dei programmi spaziali, Astronautix.com, BoingBoing, Smithsonian.com

2010/11/24

“Luna?” disponibile da subito in versione Kindle gratuita e anche su Amazon.it

di Paolo Attivissimo

Luna? Sì, ci siamo andati!, il mio libro di risposta alle tesi di complotto intorno allo sbarco sulla Luna, è ora disponibile anche in versione PDF ottimizzata per Kindle grazie agli sforzi dell'amico Andrea Tedeschi. Potete scaricare la versione per Kindle e quella standard PDF a colori da questa pagina di questo blog.

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2010/10/25

L'importanza di un buon risveglio

di Rodri

Terry WatsonNella foto: Terry Watson, Apollo GNC. Courtesy of Luigi Rosa (2010).

Ci sono persone che danno una grande importanza ad un buon risveglio mattutino, soprattutto se stanno facendo una bella e tranquillissima dormita; chi può, fa in modo che a svegliarlo sia una tra le sue canzoni preferite.

E nello spazio?

In alternativa ad una sveglietta che offrisse il suo tic toc come unico ed assoluto rumore nello spazio, c'era soltanto la gracchiante voce di qualcuno che chiamasse gli astronauti per svegliarli: la cosiddetta Wakeup Call. Finché un giorno qualcuno pensò di svegliarli in maniera più dolce: era il 16 dicembre 1965, e gli astronauti della missione Gemini 6 vennero svegliati sulle note di Hello Dolly, interpretata da Jack Jones, uno dei più celebri cantanti di quel periodo.

Durante il volo della Gemini 7 la wakeup call musicale fu fatta, anche se non tutti i giorni, con pezzi di musica classica, sempre differenti, mentre nelle missioni Gemini 8, 10 e 11 non risulta esser stato trasmesso alcun brano. Incuriosisce anche il non trovare indicazioni di sveglie musicali nella missione Apollo 11, anche se altre missioni Apollo ne ebbero, come indicato da documenti NASA. Presso Nasa.gov potete sentire alcune delle wakeup call tratte dalle più recenti missioni Shuttle.

La sveglia musicale è diventata una consuetudine in quasi tutte le missioni, anche per promuovere lo spirito di cameratismo tra gli astronauti e il personale del Controllo Missione. In diverse occasioni, all'ultimo giorno di missione ad essere trasmessa è stata Going back to Houston di Dean Martin.


Per far capire quanto questa sveglia sia diventata col tempo ferrea tradizione, basti pensare che è stata mandata addirittura ai rover automatici Pathfinder, Sojourner, Spirit e Opportunity, all'alba dei Sol marziani. C'è comunque un'eccezione a questa tradizione: gli astronauti della ISS non ricevono alcuna sveglia musicale, si devono accontentare di una normalissima sveglia, anche perché sono comunque autorizzati a portarsi dentro alcuni effetti personali, tra cui CD musicali.

La scelta dei brani trasmessi, comunque, non è mai stata regolamentata dalla NASA, né la si è mai lasciata in balìa di influenze esterne che non fossero i desideri degli astronauti stessi o le loro famiglie.

Qualche regola ci voleva?

Al termine delle missioni Apollo, con l'avvento delle missioni Skylab degli anni Settanta, che comportavano una permanenza prolungata nello spazio ed erano lunghe ed impegnative anche per chi doveva monitorarle, gli operatori del Controllo Missione sentivano sempre più il peso delle ore passate alle rispettive postazioni, col risultato che il rilassamento dell'ambiente e della serietà ebbe culmine nella notte del 15 settembre 1973, mentre si cercava l'idea per la wakeup call.

Il CapCom Bob Crippen venne raggiunto dall'amico e collega Terry Watson (nella foto, tratta dal recente incontro a Lugano), che gli disse "Ho qualcosa che sveglierebbe anche i morti". Ascoltando in cuffia il pezzo, Crippen fece una faccia da coniglio abbagliato dai fari, gridando poi "Sì! Sì!" e ridendo fino a diventare viola. Il collegamento audio fu poi passato al Direttore di Volo, tra la curiosità di tutti gli altri operatori, che non sentendo nulla non capivano cosa stesse succedendo. Lo capirono quando venne dato l'ordine di diffondere la canzone nell'intera sala: fu deciso di fare la wakeup call trasmettendo Paralyzed di The Legendary Stardust Cowboy (un'interpretazione più recente, datata 2009, di Paralyzed da parte del suo autore è disponibile qui su Youtube).


Fra i sistemi della stazione spaziale Skylab gestiti da Watson c'era l'Attitude Control System, il sistema di controllo dell'assetto che manteneva la stazione stabile e orientata nella direzione desiderata. Questo sistema era abbastanza sensibile da rilevare i normali spostamenti degli astronauti all'interno della stazione e segnalarli a Houston. Quel mattino, racconta Watson, quando fu suonata Paralyzed i dati riportarono un vero e proprio sobbalzo.

Questa sveglia è ricordata per essere stata la più divertente (per gli operatori di Houston) ma anche la più traumatica (per gli astronauti dello Skylab III, che includevano il moonwalker Alan Bean). Tra le proteste iniziali degli astronauti (il commento di Owen Garriott fu “Sounded like Marine Close Order Drill”), i commenti fatti durante il giorno e l'apparente perdita di concentrazione che lo scherzo causò loro, la NASA ordinò categoricamente che Paralyzed non venisse mai più trasmessa tra le wakeup call. A quanto risulta è l'unico brano musicale bandito dall'ente spaziale statunitense.


Fonti: Terry Watson (comunicazione personale, ottobre 2010), Stardustcowboy.com.