di Rodri
Nella foto: Terry Watson, Apollo GNC. Courtesy of Luigi Rosa (2010).
Ci sono persone che danno una grande importanza ad un buon risveglio mattutino, soprattutto se stanno facendo una bella e tranquillissima dormita; chi può, fa in modo che a svegliarlo sia una tra le sue canzoni preferite.
E nello spazio?
In alternativa ad una sveglietta che offrisse il suo tic toc come unico ed assoluto rumore nello spazio, c'era soltanto la gracchiante voce di qualcuno che chiamasse gli astronauti per svegliarli: la cosiddetta Wakeup Call. Finché un giorno qualcuno pensò di svegliarli in maniera più dolce: era il 16 dicembre 1965, e gli astronauti della missione Gemini 6 vennero svegliati sulle note di Hello Dolly, interpretata da Jack Jones, uno dei più celebri cantanti di quel periodo.
Durante il volo della Gemini 7 la wakeup call musicale fu fatta, anche se non tutti i giorni, con pezzi di musica classica, sempre differenti, mentre nelle missioni Gemini 8, 10 e 11 non risulta esser stato trasmesso alcun brano. Incuriosisce anche il non trovare indicazioni di sveglie musicali nella missione Apollo 11, anche se altre missioni Apollo ne ebbero, come indicato da documenti NASA. Presso Nasa.gov potete sentire alcune delle wakeup call tratte dalle più recenti missioni Shuttle.
La sveglia musicale è diventata una consuetudine in quasi tutte le missioni, anche per promuovere lo spirito di cameratismo tra gli astronauti e il personale del Controllo Missione. In diverse occasioni, all'ultimo giorno di missione ad essere trasmessa è stata Going back to Houston di Dean Martin.
Per far capire quanto questa sveglia sia diventata col tempo ferrea tradizione, basti pensare che è stata mandata addirittura ai rover automatici Pathfinder, Sojourner, Spirit e Opportunity, all'alba dei Sol marziani. C'è comunque un'eccezione a questa tradizione: gli astronauti della ISS non ricevono alcuna sveglia musicale, si devono accontentare di una normalissima sveglia, anche perché sono comunque autorizzati a portarsi dentro alcuni effetti personali, tra cui CD musicali.
La scelta dei brani trasmessi, comunque, non è mai stata regolamentata dalla NASA, né la si è mai lasciata in balìa di influenze esterne che non fossero i desideri degli astronauti stessi o le loro famiglie.
Qualche regola ci voleva?
Al termine delle missioni Apollo, con l'avvento delle missioni Skylab degli anni Settanta, che comportavano una permanenza prolungata nello spazio ed erano lunghe ed impegnative anche per chi doveva monitorarle, gli operatori del Controllo Missione sentivano sempre più il peso delle ore passate alle rispettive postazioni, col risultato che il rilassamento dell'ambiente e della serietà ebbe culmine nella notte del 15 settembre 1973, mentre si cercava l'idea per la wakeup call.
Il CapCom Bob Crippen venne raggiunto dall'amico e collega Terry Watson (nella foto, tratta dal recente incontro a Lugano), che gli disse "Ho qualcosa che sveglierebbe anche i morti". Ascoltando in cuffia il pezzo, Crippen fece una faccia da coniglio abbagliato dai fari, gridando poi "Sì! Sì!" e ridendo fino a diventare viola. Il collegamento audio fu poi passato al Direttore di Volo, tra la curiosità di tutti gli altri operatori, che non sentendo nulla non capivano cosa stesse succedendo. Lo capirono quando venne dato l'ordine di diffondere la canzone nell'intera sala: fu deciso di fare la wakeup call trasmettendo Paralyzed di The Legendary Stardust Cowboy (un'interpretazione più recente, datata 2009, di Paralyzed da parte del suo autore è disponibile qui su Youtube).
Fra i sistemi della stazione spaziale Skylab gestiti da Watson c'era l'Attitude Control System, il sistema di controllo dell'assetto che manteneva la stazione stabile e orientata nella direzione desiderata. Questo sistema era abbastanza sensibile da rilevare i normali spostamenti degli astronauti all'interno della stazione e segnalarli a Houston. Quel mattino, racconta Watson, quando fu suonata Paralyzed i dati riportarono un vero e proprio sobbalzo.
Questa sveglia è ricordata per essere stata la più divertente (per gli operatori di Houston) ma anche la più traumatica (per gli astronauti dello Skylab III, che includevano il moonwalker Alan Bean). Tra le proteste iniziali degli astronauti (il commento di Owen Garriott fu “Sounded like Marine Close Order Drill”), i commenti fatti durante il giorno e l'apparente perdita di concentrazione che lo scherzo causò loro, la NASA ordinò categoricamente che Paralyzed non venisse mai più trasmessa tra le wakeup call. A quanto risulta è l'unico brano musicale bandito dall'ente spaziale statunitense.
Fonti: Terry Watson (comunicazione personale, ottobre 2010), Stardustcowboy.com.
2010/10/25
2010/10/21
La bizzarra storia di una Playmate lunare
di Paolo Attivissimo. Ultimo aggiornamento: 2019/03/12. L’articolo è stato aggiornato per tenere conto della scoperta della vera identità dell’attrice di Star Trek citata.
Nel 1969, durante l'escursione lunare della missione Apollo 12 di Alan Bean e Pete Conrad, le cuff checklist (quadernetti ad anelli portati al polso delle tute e recanti la scaletta delle operazioni da svolgere) rivelarono una sorpresa particolare: inserite fra le pagine di aride e arcane sigle di procedure c'erano delle fotografie senza veli delle Playmate di Playboy. L'episodio è documentato fotograficamente dalla NASA ed è descritto in dettaglio nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, scaricabile gratuitamente.
La ragazza ritratta nella pagina della cuff checklist mostrata qui sopra, per esempio, è Angela Dorian, miss Settembre 1967 di Playboy e Playmate dell'anno nel 1968. La Dorian ebbe una piccola parte nel celebre film Rosemary's Baby di Roman Polanski e fu protagonista del meno celebre Quando i dinosauri si mordevano la coda di Val Guest (When Dinosaurs Ruled the Earth, 1969).
Per decenni si è creduto comunemente che Angela Dorian avesse interpretato anche una parte nella Serie Classica di Star Trek: la forma umana di Isis, il gatto dell'agente alieno Gary Seven nell'episodio Missione Terra (Assignment: Earth, 1968). La brevissima apparizione non è citata nei titoli del telefilm, ma era riportata nella sua scheda in Wikipedia inglese e nel suo profilo nell'Internet Movie Database, usando un altro nome usato dall'attrice, Victoria Vetri.
Ma nel 2019 una ricerca negli archivi di documentazione della Serie Classica ha permesso di scoprire che l’attrice-gatta in Star Trek non era affatto Angela Dorian/Victoria Vetri, bensì April Tatro, nota principalmente come contorsionista (video).
Sfuma così una coincidenza spaziale, visto che la puntata di Star Trek in cui compare Isis è proprio quella che utilizza delle scene dei primi lanci dei vettori Saturn V del progetto Apollo per simulare un missile nucleare e si pensava che l’attrice fosse quella successivamente portata in discinta effigie sulla Luna.
L'apparizione di April Tatro nell'episodio è consultabile in questo spezzone, dove compare anche Teri Garr, che molti ricorderanno come interprete di Frankenstein Junior:
Purtroppo Angela Dorian, la Playmate portata sulla Luna, è tornata alla cronaca ieri (20 ottobre 2010) per ragioni poco piacevoli: l'attrice, oggi sessantaseienne, è accusata di tentato omicidio nei confronti del compagno, verso il quale avrebbe esploso un colpo di pistola durante una lite domestica, colpendolo al petto. L'uomo è stato ricoverato in ospedale e non è in pericolo di vita. La Dorian è ora in carcere e rischia l'ergastolo se le accuse risulteranno confermate (News.com.au; LALate.com; CBS News).
Nel 1969, durante l'escursione lunare della missione Apollo 12 di Alan Bean e Pete Conrad, le cuff checklist (quadernetti ad anelli portati al polso delle tute e recanti la scaletta delle operazioni da svolgere) rivelarono una sorpresa particolare: inserite fra le pagine di aride e arcane sigle di procedure c'erano delle fotografie senza veli delle Playmate di Playboy. L'episodio è documentato fotograficamente dalla NASA ed è descritto in dettaglio nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, scaricabile gratuitamente.
La ragazza ritratta nella pagina della cuff checklist mostrata qui sopra, per esempio, è Angela Dorian, miss Settembre 1967 di Playboy e Playmate dell'anno nel 1968. La Dorian ebbe una piccola parte nel celebre film Rosemary's Baby di Roman Polanski e fu protagonista del meno celebre Quando i dinosauri si mordevano la coda di Val Guest (When Dinosaurs Ruled the Earth, 1969).
Per decenni si è creduto comunemente che Angela Dorian avesse interpretato anche una parte nella Serie Classica di Star Trek: la forma umana di Isis, il gatto dell'agente alieno Gary Seven nell'episodio Missione Terra (Assignment: Earth, 1968). La brevissima apparizione non è citata nei titoli del telefilm, ma era riportata nella sua scheda in Wikipedia inglese e nel suo profilo nell'Internet Movie Database, usando un altro nome usato dall'attrice, Victoria Vetri.
Ma nel 2019 una ricerca negli archivi di documentazione della Serie Classica ha permesso di scoprire che l’attrice-gatta in Star Trek non era affatto Angela Dorian/Victoria Vetri, bensì April Tatro, nota principalmente come contorsionista (video).
Sfuma così una coincidenza spaziale, visto che la puntata di Star Trek in cui compare Isis è proprio quella che utilizza delle scene dei primi lanci dei vettori Saturn V del progetto Apollo per simulare un missile nucleare e si pensava che l’attrice fosse quella successivamente portata in discinta effigie sulla Luna.
L'apparizione di April Tatro nell'episodio è consultabile in questo spezzone, dove compare anche Teri Garr, che molti ricorderanno come interprete di Frankenstein Junior:
Purtroppo Angela Dorian, la Playmate portata sulla Luna, è tornata alla cronaca ieri (20 ottobre 2010) per ragioni poco piacevoli: l'attrice, oggi sessantaseienne, è accusata di tentato omicidio nei confronti del compagno, verso il quale avrebbe esploso un colpo di pistola durante una lite domestica, colpendolo al petto. L'uomo è stato ricoverato in ospedale e non è in pericolo di vita. La Dorian è ora in carcere e rischia l'ergastolo se le accuse risulteranno confermate (News.com.au; LALate.com; CBS News).
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2010/10/14
Moondream: prime immagini di Aldrin e Stagno ad Avezzano
di Paolo Attivissimo
Le riprese che ho effettuato ad Avezzano in occasione della presenza di Buzz Aldrin sono ancora sotto embargo in attesa del permesso di pubblicazione, ma nel frattempo dal Festival dell'astronomia e delle scienze arriva questo montaggio di alcune immagini, intitolato Moondream.
Le riprese che ho effettuato ad Avezzano in occasione della presenza di Buzz Aldrin sono ancora sotto embargo in attesa del permesso di pubblicazione, ma nel frattempo dal Festival dell'astronomia e delle scienze arriva questo montaggio di alcune immagini, intitolato Moondream.
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Falsa roccia lunare olandese, Jarrah White chiede chiarimenti a Buzz Aldrin
di Paolo Attivissimo
Jarrah White, noto per le sue tesi lunacomplottiste (citate dal collega Bart Sibrel e ampiamente pubblicate su Youtube, dove si atteggia a novello James Bond), ha partecipato a una recente conferenza stampa di Buzz Aldrin tenutasi in Australia. Questo è il suo video, nel quale lamenta di essere stato dipinto dai giornali come una persona in cerca di attenzioni ma mostra anche l'elegante risposta di Aldrin.
Dal dialogo, peraltro assolutamente civile, si nota che Aldrin non è al corrente della vicenda del pezzo di legno pietrificato spacciato per campione di roccia lunare in Olanda (descritta in questo mio articolo), ma mette subito in chiaro due cose importanti. Primo, se qualcuno ha sostituito una roccia lunare con un pezzo di legno pietrificato, della faccenda non sono responsabili gli astronauti lunari, e comunque non significa che non sono andati sulla Luna. Secondo, i campioni di roccia lunari consegnati dall'equipaggio dell'Apollo 11 alle autorità di vari paesi del mondo erano incapsulati dentro della plastica trasparente, mentre la "roccia lunare" olandese non lo è. Per cui è assai probabile che si tratti di un falso che non c'entra nulla con il programma Apollo ma è stato confezionato da terzi (per esempio dagli artisti olandesi che l'hanno fatto "emergere" dagli archivi del Rijksmuseum).
Jarrah White, noto per le sue tesi lunacomplottiste (citate dal collega Bart Sibrel e ampiamente pubblicate su Youtube, dove si atteggia a novello James Bond), ha partecipato a una recente conferenza stampa di Buzz Aldrin tenutasi in Australia. Questo è il suo video, nel quale lamenta di essere stato dipinto dai giornali come una persona in cerca di attenzioni ma mostra anche l'elegante risposta di Aldrin.
Dal dialogo, peraltro assolutamente civile, si nota che Aldrin non è al corrente della vicenda del pezzo di legno pietrificato spacciato per campione di roccia lunare in Olanda (descritta in questo mio articolo), ma mette subito in chiaro due cose importanti. Primo, se qualcuno ha sostituito una roccia lunare con un pezzo di legno pietrificato, della faccenda non sono responsabili gli astronauti lunari, e comunque non significa che non sono andati sulla Luna. Secondo, i campioni di roccia lunari consegnati dall'equipaggio dell'Apollo 11 alle autorità di vari paesi del mondo erano incapsulati dentro della plastica trasparente, mentre la "roccia lunare" olandese non lo è. Per cui è assai probabile che si tratti di un falso che non c'entra nulla con il programma Apollo ma è stato confezionato da terzi (per esempio dagli artisti olandesi che l'hanno fatto "emergere" dagli archivi del Rijksmuseum).
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2010/10/13
La conferenza lunare di Varese
di Paolo Attivissimo
Sabato 9 ottobre scorso ho presentato la mia conferenza sul cospirazionismo lunare allo Spazio scopriCoop di Varese. L'incontro è stato organizzato da Academia Philosophiae Naturalis, SETI ITALIA "G. Cocconi" e Coop Lombardia con il patrocinio di FOAM13, Fondazione Osservatorio Astronomico Messier 13 di Tradate, CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), UAI (Unione Astrofili Italiani), Gravità Zero (divulgazione scientifica) e (Cattiva) Scienza in TV. Bruno Moretti Turri, il moderatore dell'incontro, ha pubblicato le sue riprese. Ecco la prima parte:
Le altre parti sono disponibili su Uavarese.altervista.org. Una breve recensione dell'incontro è disponibile su Collectionspace.it.
Sabato 9 ottobre scorso ho presentato la mia conferenza sul cospirazionismo lunare allo Spazio scopriCoop di Varese. L'incontro è stato organizzato da Academia Philosophiae Naturalis, SETI ITALIA "G. Cocconi" e Coop Lombardia con il patrocinio di FOAM13, Fondazione Osservatorio Astronomico Messier 13 di Tradate, CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), UAI (Unione Astrofili Italiani), Gravità Zero (divulgazione scientifica) e (Cattiva) Scienza in TV. Bruno Moretti Turri, il moderatore dell'incontro, ha pubblicato le sue riprese. Ecco la prima parte:
Le altre parti sono disponibili su Uavarese.altervista.org. Una breve recensione dell'incontro è disponibile su Collectionspace.it.
Foto Apollo "false" anche nei libri moderni
di Paolo Attivissimo, con il contributo di Diego Cuoghi
In un articolo precedente ho segnalato un esempio d'epoca di come le fotografie delle missioni Apollo furono pubblicate, negli anni immediatamente successivi agli eventi, in forma decisamente degradata e con fotoritocchi che possono aver contribuito non poco a una percezione di artificiosità o di falsificazione vera e propria che avrebbe alimentato le tesi di messinscena.
Tuttavia Diego Cuoghi, autore di Moon Hoax? No thanks!, mi segnala che esiste anche un caso moderno di fotoritocco piuttosto clamoroso: il libro Full Moon di Michael Light, pubblicato in Italia da Mondadori col titolo "Luna" nel 1999. Cuoghi cita, per esempio, la foto numero 70 del libro (le pagine non sono numerate). Questa è una scansione parziale della foto così come viene presentata in Full Moon.
Questa è invece la foto originale, la AS15-85-11470, pubblicata dalla NASA qui e disponibile in versione non ritagliata e a definizione molto maggiore presso http://eol.jsc.nasa.gov (acquisire quest'ultima versione è un po' complicato; Cuoghi la offre direttamente sul proprio sito qui).
Il confronto rivela la vistosa e discutibile elaborazione digitale dell'immagine, fatta forse per conferire drammaticità a una fotografia scattata con intenti puramente documentativi. I più attenti noteranno anche l'eliminazione vera e propria di un dettaglio: il sasso fra le ruote del Rover, evidenziato qui sotto.
Spiega Cuoghi: "[Michael Light] ha chiuso tutte le ombre facendole diventare un'unica macchia nera, e tutto il contorno dell'astronauta e del Rover sul fondo nero è alonato, come se in stampa (faccio sempre l'esempio della camera oscura) avessero esagerato con l'esposizione della carta. Queste foto non sono state stampate su carta e poi scansionate, sarebbe assurdo, ma l'effetto è quello. In digitale si può ottenere con PhotoShop, lavorando su diversi livelli sovrapposti, uno sfocato che scurisce il sottostante, poi uno esageratamente contrastato che si sovrappone parzialmente, poi un altro.... Insomma bisogna lavorarci molto per rovinare in quel modo "pittoresco" una foto scientifica."
Cuoghi nota che quasi tutte le fotografie in bianco e nero hanno lo stesso "effettaccio", mentre quelle a colori "hanno risentito, mi pare, solo di un elevato contrasto." Cita anche le fotografie 75 e 76, da confrontare con gli originali (AS15-82-11102 e AS15-90-12233): "Basta guardare come sono state ridotte quelle povere ombre: abissi di nero 100%, grigi inesistenti e bianchi sparati, quando gli originali sono pieni di sfumature e dettagli. E sempre quell'alone sfocato di sotto, a dare un senso di artefatto e di sporco... forse gli originali erano troppo realistici, non abbastanza suggestivi, glamour, shocking."
Trova incomprensibili "le pesantissime elaborazioni che si trovano in quello che è considerato uno dei migliori libri fotografici recenti sulle missioni Apollo." E aggiunge: "Moltissime foto in bianco e nero sono state elaborate per renderle più "drammatiche" con un incomprensibile abuso di contrasto misto a spappolamento dei dettagli, bordi sfumati come se fossero stati scontornati con l'aerografo, ombre chiuse, luci bruciate... Il confronto con le migliori scansioni originali pubblicate nei siti NASA è sconfortante. L'autore confessa di essere intervenuto solo su quattro foto 'eliminando con un procedimento digitale alcuni piccoli particolari per ragioni estetiche', ma non è così, le foto rovinate con quel bianco e nero "pittoresco e suggestivo" sono molte di più."
Il libro di Michael Light, insomma, ha il pregio di riaccendere l'interesse verso le missioni lunari Apollo, ma lo fa sacrificando l'autenticità e il realismo. Va quindi considerato più come libro d'arte che come documento oggettivo degli sbarchi sulla Luna.
In un articolo precedente ho segnalato un esempio d'epoca di come le fotografie delle missioni Apollo furono pubblicate, negli anni immediatamente successivi agli eventi, in forma decisamente degradata e con fotoritocchi che possono aver contribuito non poco a una percezione di artificiosità o di falsificazione vera e propria che avrebbe alimentato le tesi di messinscena.
Tuttavia Diego Cuoghi, autore di Moon Hoax? No thanks!, mi segnala che esiste anche un caso moderno di fotoritocco piuttosto clamoroso: il libro Full Moon di Michael Light, pubblicato in Italia da Mondadori col titolo "Luna" nel 1999. Cuoghi cita, per esempio, la foto numero 70 del libro (le pagine non sono numerate). Questa è una scansione parziale della foto così come viene presentata in Full Moon.
Questa è invece la foto originale, la AS15-85-11470, pubblicata dalla NASA qui e disponibile in versione non ritagliata e a definizione molto maggiore presso http://eol.jsc.nasa.gov (acquisire quest'ultima versione è un po' complicato; Cuoghi la offre direttamente sul proprio sito qui).
Il confronto rivela la vistosa e discutibile elaborazione digitale dell'immagine, fatta forse per conferire drammaticità a una fotografia scattata con intenti puramente documentativi. I più attenti noteranno anche l'eliminazione vera e propria di un dettaglio: il sasso fra le ruote del Rover, evidenziato qui sotto.
Spiega Cuoghi: "[Michael Light] ha chiuso tutte le ombre facendole diventare un'unica macchia nera, e tutto il contorno dell'astronauta e del Rover sul fondo nero è alonato, come se in stampa (faccio sempre l'esempio della camera oscura) avessero esagerato con l'esposizione della carta. Queste foto non sono state stampate su carta e poi scansionate, sarebbe assurdo, ma l'effetto è quello. In digitale si può ottenere con PhotoShop, lavorando su diversi livelli sovrapposti, uno sfocato che scurisce il sottostante, poi uno esageratamente contrastato che si sovrappone parzialmente, poi un altro.... Insomma bisogna lavorarci molto per rovinare in quel modo "pittoresco" una foto scientifica."
Cuoghi nota che quasi tutte le fotografie in bianco e nero hanno lo stesso "effettaccio", mentre quelle a colori "hanno risentito, mi pare, solo di un elevato contrasto." Cita anche le fotografie 75 e 76, da confrontare con gli originali (AS15-82-11102 e AS15-90-12233): "Basta guardare come sono state ridotte quelle povere ombre: abissi di nero 100%, grigi inesistenti e bianchi sparati, quando gli originali sono pieni di sfumature e dettagli. E sempre quell'alone sfocato di sotto, a dare un senso di artefatto e di sporco... forse gli originali erano troppo realistici, non abbastanza suggestivi, glamour, shocking."
Trova incomprensibili "le pesantissime elaborazioni che si trovano in quello che è considerato uno dei migliori libri fotografici recenti sulle missioni Apollo." E aggiunge: "Moltissime foto in bianco e nero sono state elaborate per renderle più "drammatiche" con un incomprensibile abuso di contrasto misto a spappolamento dei dettagli, bordi sfumati come se fossero stati scontornati con l'aerografo, ombre chiuse, luci bruciate... Il confronto con le migliori scansioni originali pubblicate nei siti NASA è sconfortante. L'autore confessa di essere intervenuto solo su quattro foto 'eliminando con un procedimento digitale alcuni piccoli particolari per ragioni estetiche', ma non è così, le foto rovinate con quel bianco e nero "pittoresco e suggestivo" sono molte di più."
Il libro di Michael Light, insomma, ha il pregio di riaccendere l'interesse verso le missioni lunari Apollo, ma lo fa sacrificando l'autenticità e il realismo. Va quindi considerato più come libro d'arte che come documento oggettivo degli sbarchi sulla Luna.
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2010/10/11
Contact Light in versione preliminare
Gli oltre 370 appassionati donatori che hanno contribuito finora al progetto Moonscape possono finalmente vedere i primi frutti della loro partecipazione: la versione preliminare di Contact Light, il prequel di Moonscape.
Trovate tutti i dettagli, le note tecniche e i piani per le versioni successive nell'articolo su Moonscape Project. Buona visione.
Trovate tutti i dettagli, le note tecniche e i piani per le versioni successive nell'articolo su Moonscape Project. Buona visione.
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