2008/09/16

Difficile lavorare, con un panorama del genere

di Paolo Attivissimo



La navetta Atlantis s'incammina verso la torre di lancio. La versione ad altissima risoluzione è qui. Image Credit: NASA/Kim Shiflett.

2008/09/03

Di che colore è la Luna?

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2013/09/24.

La Luna ci appare quasi bianca di notte e in varie sfumature di grigio molto chiaro nelle foto delle missioni lunari, ma è soltanto un'apparenza. Questo porta molte persone (non solo i lunacomplottisti) a vari errori di interpretazione delle immagini, perché non tengono conto del fatto che le foto delle missioni furono scattate regolando l'esposizione per tenere conto della bassa albedo (riflessione della luce) del suolo lunare.

Le immagini che provengono dalla sonda Deep Impact, ora ribattezzata Epoxi, ci offrono un'occasione rara di vedere la Luna com'è realmente, senza essere tratti in inganno dal fatto di osservarla in condizioni di poca luce circostante, come avviene quando la osserviamo in cielo di notte, e con un termine di paragone molto familiare: la Terra.

Nell'immagine qui sotto, tratta dall'Astronomy Picture of the Day, si vede quanto la Luna sia in realtà sorprendentemente scura quando la si paragona alla Terra.



Alcuni dettagli tecnici sono in quest'ottimo articolo di Spaceflightnow.com. L'immagine è scattata da una distanza di 50 milioni di chilometri ed è la prima a mostrare un transito (passaggio di un corpo celeste davanti a un altro) della Luna rispetto alla Terra con un dettaglio tale da permettere di scorgere crateri lunari e continenti terrestri.

L'immagine è stata scattata il 29 maggio 2008 combinando luce visibile e infrarossa, per cui i colori della Terra non sono del tutto fedeli (la vegetazione appare rossiccia). Una versione in colori più naturali, tratta da qui, è mostrata qui sotto.



Ma se cerchiamo una fedeltà ancora maggiore, dobbiamo notare che la didascalia della foto qui sopra precisa che in quest'immagine la luminosità della Luna è stata aumentata per renderla meglio visibile.

Una versione senza correzione della luminosità e con la rappresentazione del globo terrestre, per facilitare l'identificazione dei continenti, è mostrata qui sotto, in questo fotogramma tratto dall'animazione del transito.



Questo è un video che mostra il transito animando le varie immagini di Epoxi:


In altre parole, la Luna in realtà è scurissima: ci appare quasi bianca nel cielo, ed appare chiara nelle foto delle missioni Apollo, soltanto perché il nostro occhio e la fotocamera si adattano alla scarsa luce riflessa.

L'albedo lunare è mediamente 0,12: vale a dire, soltanto il 12% della luce viene riflesso e il restante 88% viene assorbito. In realtà questo valore è un'approssimazione che non tiene conto di vari fattori, come la particolare natura del suolo lunare, che produce una serie di fenomeni curiosi e poco intuitivi descritti in quest'articolo, ma è una prima indicazione da considerare quando si parla di fotografie scattate sulla Luna.

2008/08/13

Marte: strane cupole nei crateri

di Paolo Attivissimo

Questo blog non si occupa soltanto di lunacomplotti. Le esplorazioni spaziali hanno partorito anche tante altre teorie riguardanti presenze aliene (tenute nascoste dai soliti governi ultrasofisticati) su vari pianeti. Su Marte, per esempio, si racconta che vi siano foto di strane cupole situate nei crateri. Ovviamente sono basi aliene. E altrettanto ovviamente, i governi ultracompetenti che hanno tenuto nascosta la loro esistenza sono così cretini da dimenticarsi di cancellare le immagini delle cupole dalle foto.

La realtà è che su Marte ci sono dune di sabbia formate dal vento dentro i crateri. Chi ha presentato questa teoria ha semplicemente scelto una delle foto in cui la duna ha una forma piuttosto simmetrica. Ma basta guardarsi in giro per trovare foto in cui queste dune sono molto meno regolari. Eccone qualcuna.


Se queste sono cupole aliene, gli extraterrestri hanno degli architetti peggiori dei nostri.

2008/08/08

Mythbusters debunka i lunacomplottisti

di Paolo Attivissimo

Ecco il trailer della puntata di Mythbusters che fra meno di un mese, con l'ausilio di un modello in scala davvero notevole per dimensioni, sbufalerà le teorie dei lunacomplottisti. Un articolo sulla puntata è disponibile su NetworkWorld qui.

Non siamo dunque i soli a prepararci per il quarantennale.

2008/02/02

Le prove migliori a favore degli sbarchi

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.


1. Troppo materiale da falsificare


Soltanto per lo sbarco lunare della prima missione (Apollo 11), sarebbe stato necessario falsificare in modo perfetto 339 fotografie, oltre cinque ore di diretta TV e 87 minuti di riprese cinematografiche a colori, con lunghe sequenze ininterrotte, che oltretutto avrebbero dovuto essere perfettamente coerenti fra loro. E ci sarebbero state altre cinque missioni, per un totale di oltre 6500 foto e decine di ore di diretta TV e riprese cinematografiche: tutto questo contando solo il materiale ripreso sulla Luna (dettagli).

Ci sono inoltre centinaia di migliaia di pagine di rapporti, manuali, progetti, documenti, dati di telemetria che sarebbe stato necessario falsificare in modo perfetto e coerente con le fotografie e con i reperti riportati dalla Luna.


2. Effetti speciali impossibili: la camminata


L'andatura degli astronauti sulla Luna non è duplicabile realisticamente né con cavi, né con riprese al rallentatore. Chi ci ha provato, come Mythbusters, ha ottenuto un effetto totalmente implausibile.


3. Effetti speciali impossibili: la polvere


Il modo in cui la polvere schizza via quando viene calciata dagli astronauti o sollevata dalle ruote della jeep lunare, invece di formare volute, è possibile soltanto nel vuoto (dettagli).









Come sarebbe stato possibile ottenere ripetutamente un effetto del genere in un set cinematografico, con la tecnologia analogica degli effetti speciali degli anni Sessanta? Non si poteva certo mettere sotto vuoto un intero studio di ripresa, con le cineprese, le telecamere, le luci e gli operatori.


4. Effetti speciali impossibili: le dimensioni del set


Nelle registrazioni delle dirette televisive ci sono sequenze ininterrotte, come quella mostrata qui sotto, nelle quali gli astronauti camminano allontanandosi dalla telecamera fino a sparire all'orizzonte. Come sarebbe stato possibile ottenere quest'effetto usando la tecnologia degli effetti speciali dell'epoca? (dettagli)




5. Tutti i siti di allunaggio sono stati fotografati di recente: ci sono i veicoli e le orme degli astronauti


Sonde automatiche indiane, giapponesi e statunitensi hanno visitato la Luna nel 2008 e nel 2009 e hanno scattato immagini che corrispondono esattamente a quelle degli sbarchi (dettagli: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8).

Il sito dell'Apollo 11 fotografato da LRO (agosto 2009)
Il sito dell'Apollo 11 (luglio 1969). Immagine della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009. Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



Apollo 12 (1969), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 14 (1971), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 15 (1971), sonda Chandrayaan (2009).
Credit: ISRO.




Apollo 15 (1971). Evidenziazione della scia di impronte nella foto precedente.
Credit: ISRO.



Apollo 15 (1971): l'alone di terreno chiaro prodotto dall'allunaggio del modulo lunare, in un'immagine acquisita dalla sonda Kaguya (2008).
Credit: JAXA.

Apollo 15 (1971): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.Credit: NASA/GSFC/Arizona State University. 



Apollo 16 (1972), sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.




Apollo 17 (1972): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



Apollo 17 (1972): sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), 2009.
Credit: NASA/GSFC/Arizona State University.



6. I rilievi altimetrici delle sonde di oggi concordano con le immagini scattate dagli astronauti 40 anni fa


Come avrebbe potuto la NASA, negli anni Sessanta, creare delle foto nelle quali la forma del terreno corrisponde esattamente alle altimetrie rilevate nel 2008 dalla sonda giapponese Kaguya? (dettagli)


A sinistra, l'immagine sintetica prodotta usando i dati della sonda Kaguya (2008); A destra, l'immagine della zona corrispondente della Luna, scattata durante la missione Apollo 15 (1971).

A sinistra, l'immagine sintetica di Kaguya (2008); a destra, una fotografia della zona corrispondente, scattata durante la missione Apollo 17 (1972).


7. Le foto scattate dagli astronauti Apollo nel 1972 corrispondono a quelle scattate nel 2008 da sonde automatiche


Durante la missione Apollo 17 (1972), il modulo di comando fotografò dall'orbita lunare il sito di allunaggio. La sonda giapponese Kaguya fotografò lo stesso sito 36 anni dopo, nel 2008. Le foto corrispondono. Come avrebbe fatto la NASA a falsificare nel 1972 una foto lunare in modo da renderla compatibile con quello che avrebbero fotografato i giapponesi quasi quarant'anni più tardi? (dettagli)


8. L'omertà perfetta


In quarant'anni, nessuno dei quattrocentomila addetti che collaborarono al progetto Apollo s'è mai tradito o ha mai confessato, neppure in punto di morte. Che quattrocentomila persone sappiano tenere un segreto così enorme per decenni è semplicemente ridicolo.


9. Il silenzio dei sovietici


Negli anni Sessanta il mondo era nel pieno della Guerra Fredda. Stati Uniti e Unione Sovietica (l'attuale Russia) erano nemici acerrimi, tanto da puntarsi addosso a vicenda missili nucleari. C'era una corsa alla Luna fra queste due superpotenze: era un'occasione di prestigio politico immensa.

Non lo sanno in molti, ma i sovietici tentarono di portare un cosmonauta sulla Luna prima degli americani. Costruirono in gran segreto veicoli giganteschi, come il vettore N-1 (immagine qui accanto). Ma l'impresa fallì: quattro volte su quattro, i prototipi dei missili esplosero poco dopo il decollo, senza equipaggi a bordo.

I sovietici tennero segreto il fallimento e finsero di non aver mai tentato di portare un uomo sulla Luna. Quindi se avessero scoperto che l'impresa americana era una messinscena – e avevano la tecnologia per scoprirlo – avrebbero avuto ottime ragioni per rivelarlo al mondo e umiliare il loro nemico. Invece non lo fecero.


10. Nessun tecnico qualificato sostiene la tesi della messinscena


Nessun ingegnere aerospaziale, nessun astronauta, nessun astrofisico o astronomo, né di oggi né del passato, né americano né russo né di altri paesi, ha mai dichiarato che le missioni furono falsificate.


10. Nessuna delle presunte prove di falsificazione presentate in quarant'anni dai complottisti è risultata valida


Tutte, finora, si sono rivelate frutto di incompetenza, di manipolazione intenzionale dei fatti o, in alcuni casi, di pura e semplice menzogna (dettagli).



Prove secondarie


Questa sezione elenca alcuni dati di fatto che normalmente sono accettabili come prove, ma che i lunacomplottisti possono rifiutare senza avere formalmente torto. Si tratta comunque di dati che renderebbero ancora più assurdamente complicata l'ipotetica messinscena.


I retroriflettori


Spesso viene citata come prova degli sbarchi il fatto che le missioni Apollo 11, 14 e 15 posizionarono sulla Luna dei retroriflettori passivi (una sorta di catarifrangente molto sofisticato), come quello mostrato qui accanto, verso i quali tuttora gli osservatori astronomici lanciano potenti fasci laser per ottenerne una riflessione e quindi misurare con altissima precisione la distanza Terra-Luna. Se si ottiene la riflessione, vuol dire che c'è il riflettore e che quindi le missioni andarono davvero sulla Luna.

In realtà questa non è una prova dello sbarco di astronauti, perché i sovietici riuscirono a collocare due retroriflettori usando le sonde automatiche Lunokhod 1 e 2, rispettivamente nel 1970 e nel 1973.

Maggiori dettagli su tutti questi riflettori sono disponibili per esempio qui.


Le rocce lunari


Le rocce riportate sulla Terra dagli astronauti Apollo sono spesso indicate come prova degli sbarchi umani, ma anche le sonde automatiche russe riportarono sulla Terra dei campioni (326 grammi delle sonde russe contro 381 chili complessivi delle missioni Apollo), per cui le rocce non possono essere considerate prova di una presenza umana sulla Luna.


Le osservazioni di astronomi e astrofili


La traiettoria dei veicoli Apollo verso la Luna fu osservata indipendentemente da molti osservatori astronomici professionali e da molti astrofili. Tuttavia, formalmente questo dimostra soltanto che dei veicoli si diressero verso la Luna esattamente secondo le tempistiche e le traiettorie dichiarate dalla NASA: non dimostra che vi fossero astronauti a bordo o che degli astronauti camminarono sulla Luna (dettagli).


La ricezione amatoriale delle comunicazioni radio


Le trasmissioni radio degli astronauti dalla Luna furono ricevute da alcuni radioamatori ben attrezzati (dettagli). Tuttavia questo dimostra che il segnale radio proveniva dalla Luna, ma volendo essere rigorosi non esclude che le comunicazioni fossero trasmesse da un apparato automatico collocato sulla Luna e che gli astronauti fossero altrove.


Il ritardo radio variabile corrisponde alla variazione della distanza Terra-Luna


Analizzando i ritardi e gli echi nelle registrazioni delle comunicazioni radio delle varie missioni, si scopre che durano esattamente quanto previsto dalla distanza Terra-Luna, ma soprattutto che nel corso di una singola missione variano in modo perfettamente corrispondente alla variazione della distanza fra la Terra e il suo satellite avvenuta durante quella missione. Questo non prova in termini assoluti la presenza degli astronauti sulla Luna, ma aggiunge un altro livello di complicazione nel realizzare una messinscena perfetta.

2008/02/01

Curiosità lunari

di Paolo Attivissimo. L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. Ultimo aggiornamento: 2017/11/08.

Soltanto 24 persone al mondo hanno lasciato l'orbita terrestre e volato verso la Luna: tutte sono uomini statunitensi. Le missioni Apollo 8, 10 e 13 circumnavigarono la Luna; le missioni Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17 vi sbarcarono due astronauti ciascuna. Nessuna donna e nessuna persona di etnia non bianca fece parte di questi 24.

Dei 24 astronauti circumlunari, ne sono vivi ancora 14: Frank Borman (Apollo 8), William Anders (8), James Lovell (8 e 13), Thomas Stafford (10),  John Young (10 e 16), Buzz Aldrin (11), Michael Collins (11), Alan Bean (12), Fred Haise (13), David Scott (15), Alfred Worden (15), Charles Duke (16), Ken Mattingly (16), Harrison Schmitt (17). Dieci sono deceduti: Neil Armstrong (11), Charles Conrad (12), Richard Gordon (12), John Swigert (13), Alan Shepard (14), Stuart Roosa (14), James Irwin (15), Ron Evans (17), Eugene Cernan (10 e 17), Edgar Mitchell (14).

Dei 12 uomini che camminarono sulla Luna, ne sono vivi ancora 6: Buzz Aldrin (Apollo 11), Alan Bean (12),  David Scott (15), John Young e Charles Duke (16), Harrison Schmitt (17). Ci hanno lasciato Neil Armstrong (11), Charles Conrad (12), Alan Shepard (14), James Irwin (15), Edgar Mitchell (14), Eugene Cernan (17).

Tre astronauti volarono verso la Luna due volte: James Lovell (Apollo 8 e 13), John Young (Apollo 10 e 16) e Gene Cernan (Apollo 10 e 17).

Due viaggi, zero allunaggi. Jim Lovell fu l'unico astronauta che volò verso la Luna due volte e che per due volte non vi mise piede. La prima fu durante la missione Apollo 8, che aveva il compito di circumnavigare la Luna e non poteva sbarcarvi; la seconda fu durante la missione Apollo 13, che aveva in programma di allunare ma ebbe un guasto che costrinse l'equipaggio a rientrare fortunosamente dopo aver girato intorno alla Luna.

Niente foto di Collins durante l'Apollo 11? Mica vero. È abbastanza diffusa anche fra gli storici delle missioni spaziali la credenza che non ci siano fotografie di Michael Collins scattate durante il volo dell'Apollo 11. Lo dichiarano per esempio fonti solitamente affidabili, come i NASA Mission Reports di Robert Godwin (Volume One, pagg. 128-129, nelle tavole a colori) o il documentario BBC Triumph and Tragedy (prima puntata, 54:30), ma non è così. Una versione precedente di quest'articolo, fidandosi di queste fonti, segnalava questa curiosità. In realtà esiste la foto AS11-36-5292, che ritrae Collins un'ora e dieci dopo il decollo, come annotato nell'Apollo Flight Journal.

Esiste soltanto una fotografia decente di Neil Armstrong durante l'escursione sulla superficie lunare, e fino al 1987 si pensava che anche quella ritraesse Aldrin. Includendo anche le immagini sottoesposte e quelle in cui si vede anche soltanto una parte dell'astronauta, le foto lunari di Armstrong sono in tutto sei, più i fotogrammi della cinepresa 16 mm che registrò parte dell'escursione lunare.

L'unico scapolo fra gli astronauti Apollo fu John "Jack" Swigert (Apollo 13), morto nel 1982.

Soltanto l'orologio Omega Speedmaster di Aldrin andò fuori sulla Luna durante Apollo 11. Entrambi gli astronauti della missione Apollo 11 avevano in dotazione uno di questi orologi, ma soltanto quello di Buzz Aldrin fu indossato durante l'escursione lunare. Quello del compagno Armstrong rimase a bordo per decisione di Armstrong stesso: voleva essere sicuro di avere almeno un orologio funzionante in caso d'emergenza (il decollo doveva avvenire a un'ora molto precisa per poter effettuare il rendezvous con il modulo di comando e servizio e tornare sulla Terra). Per cui il primo orologio da polso sulla Luna vi fu portato dal secondo uomo a posarvi piede.

Una piscinetta al secondo. Ogni secondo, i cinque motori F-1 del primo stadio del missile Saturn V consumavano 13.320 kg, pari a 8440 litri, di kerosene e ossigeno liquido (29.364,5 libbre, pari a 2230 galloni USA; dati tratti da Apollo 11 - The Nasa Mission Reports - Volume One, pag. 65; Apollo 12 Press Kit, pag. 50). 8440 litri equivalgono a una piscinetta da giardino da 2 x 4 metri e profonda 1 m.

Buste clandestine. Gli astronauti della missione Apollo 15, David Scott, Alfred Worden e James Irwin, portarono sulla Luna 398 buste affrancate senza informare la NASA, in aggiunta alle 243 buste autorizzate. Lo fecero per conto di H. Walter Eiermann, che a sua volta agiva per conto di un filatelista tedesco, Hermann Sieger, con l'intesa che 100 delle buste clandestine sarebbero state cedute dagli astronauti a Eiermann in cambio di 7000 dollari per ciascun astronauta e le altre 298 sarebbero state conservate dai membri dell'equipaggio come souvenir personali. Eiermann, però, vendette a Sieger le proprie buste, e Sieger le mise pubblicamente in vendita poco dopo la missione. Dato che lo sfruttamento economico delle missioni spaziali da parte degli equipaggi era severamente proibito, ne nacque uno scandalo che coinvolse anche il collega Jack Swigert (Apollo 13). Swigert, Scott e Worden furono rimossi dal servizio come astronauti; Irwin si dimise per diventare sacerdote cristiano (fonti: Nasa News Release 72-189; The Apollo 15 "Sieger" Covers presso Collectspace.com).

Playmate sulla Luna. Le checklist da polso, librettini con promemoria delle operazioni da svolgere indossati dagli astronauti durante le escursioni lunari, contenevano spesso, fra le varie pagine delle fotocopie di foto delle conigliette di Playboy senza veli, inserite a sorpresa dai colleghi.

La scaldina atomica. Il sismometro portato sulla Luna dagli astronauti dell'Apollo 11 per trasmettere dati dopo la loro partenza sarebbe gelato nella lunga notte lunare (che dura 340 ore), per cui fu dotato di due riscaldatori a plutonio 238. Il decadimento dei 68 grammi complessivi di materiale radioattivo generava calore sufficiente ad evitare che il sismometro scendesse sotto i -53°C (fonte: Apollo 11 - The Nasa Mission Reports - Volume One, pag. 84).

Rientri di precisione. Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, detiene il record assoluto per il rientro meno preciso. Durante la missione Gemini 8 (una missione non lunare), un grave problema a bordo costrinse Armstrong ad interrompere anticipatamente la missione. Era atteso nei Caraibi, ma ammarò vicino a Okinawa (fonte: 11th Annual Naval Aviation Symposium, The National Museum of Naval Aviation, Pensacola, Florida, 18 May 1997).

Record di velocità. La massima velocità mai raggiunta da esseri umani è 39.937 km/h, durante il rientro nell'atmosfera della capsula dell'Apollo 10.

Incontinenza forzata. Il primo astronauta a farsi la pipì addosso fu Alan Shepard, durante la missione Freedom 7 del progetto Mercury, il 5 maggio 1961, quando divenne anche il primo americano a volare nello spazio. I continui problemi tecnici durante il conto alla rovescia lo fecero restare chiuso a bordo della capsula per ore. Il suo volo suborbitale doveva durare soltanto quindici minuti, per cui non era previsto un sistema di gestione delle esigenze urinarie, che si fecero sempre più pressanti col passare delle ore. Piuttosto che annullare il lancio, Shepard, d'accordo con i responsabili del lancio, decise di orinare dentro la tuta e volò con la schiena inzuppata.

A corto di carburante per evitare scherzi. La missione Apollo 10 volò intorno alla Luna e il suo modulo lunare scese fino a 15,6 km dalla superficie: non era previsto un allunaggio. Secondo il pilota del modulo lunare, Gene Cernan, avrebbero potuto allunare, anticipando quindi Armstrong e Aldrin, ma per evitare tentazioni il veicolo fu fornito di carburante insufficiente per ripartire dalla Luna (fonte: 11th Annual Naval Aviation Symposium, The National Museum of Naval Aviation, Pensacola, Florida, 18 May 1997).

Equilibrio da ballerina. Il motore a razzo dello stadio di risalita del modulo lunare non era orientabile (senza gimbaling) e quindi il veicolo doveva essere perfettamente bilanciato, altrimenti i piccoli razzi di manovra (disposti in quattro gruppi di quattro agli angoli del veicolo) non sarebbero riusciti a compensare gli squilibri e il decollo sarebbe stato impossibile. Per questo motivo fu necessario tenere traccia di dove veniva collocata ogni singola roccia lunare nei vari contenitori sparsi per l'abitacolo, e replicare a terra la situazione sulla Luna mediante un modello computerizzato (Chuck Deiterich, retrofire officer, in Popular Mechanics).

Tripletta spaziale ticinese. L'unico astronauta ad aver volato in tutti e tre i primi programmi spaziali statunitensi (Mercury, Gemini e Apollo) fu Wally Schirra, morto nel 2007. Volò sulla Sigma 7 del progetto Mercury, sulla Gemini 6 e sulla Apollo 7 (NASA.gov). I suoi genitori nacquero in Canton Ticino, a Loco (La Regione Ticino, 12/7/2008, p. 2).

Predestinazione? Il cognome da nubile della madre dell'astronauta Buzz Aldrin, uno dei primi due a posare piede sulla Luna, era Moon (Buzzaldrin.com).

Modestia lunare. Il primo stemma di una missione Apollo che non riporta i nomi dei tre astronauti è quello dell'Apollo 11, che sbarcò per la prima volta sulla Luna. Fu una scelta di Michael Collins, autore dell'intero stemma, per rappresentare tutte le persone che avevano contribuito alla missione. La versione iniziale dello stemma aveva l'aquila che allunava con il ramo d'ulivo nel becco, secondo logica, ma gli alti papaveri a Washington ritennero troppo minacciosi gli artigli protesi dell'aquila americana e così fu deciso di mettere l'ulivo fra gli artigli, rendendo però impossibile l'atterraggio del volatile. Lo stemma è inoltre sbagliato nella direzione delle ombre della Terra, che non corrispondono a quelle disegnate sulla superficie lunare (Space Mission Patches). L'unica altra missione Apollo il cui stemma non riporta i nomi degli astronauti è la 13 (Space Mission Patches).

L'epitaffio che non fu. Il Presidente Nixon aveva pronta una dichiarazione da leggere al paese se gli astronauti dell'Apollo 11 non fossero stati in grado di ripartire dalla Luna. Il testo è pubblico, e una sua traduzione è disponibile in italiano qui.

Capsula riciclata. Il primo veicolo spaziale riutilizzabile non fu, come molti pensano, lo Shuttle, bensì una capsula Gemini. il 19 gennaio 1965 la capsula Gemini 2 fu lanciata per un volo spaziale suborbitale, senza equipaggio a bordo, per collaudarne i sistemi e in particolare lo scudo termico. Il 3 novembre 1966 la capsula fu lanciata di nuovo, sempre senza equipaggio, per collaudare il simulacro del MOL (Manned Orbiting Laboratory), la stazione spaziale che l'aviazione militare statunitense voleva costruire. Il programma fu poi annullato.

FAQ: per saperne di più, senza complotti

Qui vengono raccolte man mano le domande più frequenti riguardanti le missioni lunari per chi non crede alle teorie di messinscena ma vuole semplicemente conoscere meglio la materia e ha delle curiosità che vuole chiarire. Ultimo aggiornamento: 2016/10/28.


1. È vero che non ci sono foto di Neil Armstrong sulla Luna?


No: ci sono, ma sono poche e tutte brutte tranne una a malapena passabile. In realtà si è pensato per molto tempo che non ce ne fossero del tutto, ma nel 1987 un riesame delle immagini e della cronologia della missione rivelò che c'erano sei sue fotografie scattate durante l'escursione sul suolo lunare: tre a figura intera e tre parziali.

Le foto sono identificate dalle sigle AS11-40-5886 (figura intera, di spalle, l'unica buona), AS11-40-5894 (intera ma sottoesposta), AS11-40-5895 (solo le gambe), AS11-40-5896 (solo i piedi), AS11-40-5903 (intera, visibile nel riflesso della visiera di Aldrin), AS11-40-5916 (una gamba e lo zaino).

Ci sono inoltre altre due foto di Armstrong scattate sulla Luna, ma dentro il modulo lunare, dopo l'escursione: la AS11-37-5528 e la AS11-37-5529.

Infine ci sono i fotogrammi della cinepresa automatica 16mm che riprese gli astronauti durante l'escursione: Neil Armstrong è visibile in molte di queste immagini e in alcuni di esse (per esempio in AP11FR02, un dettaglio della quale è mostrato qui sopra) si scorge anche il suo viso.

Tutte le altre foto scattate sulla Luna durante la missione Apollo 11, compresa quella celeberrima dell'impronta dello scarpone nel suolo lunare, ritraggono Buzz Aldrin.


2. Si potrebbe usare il terreno lunare per coltivazioni sul posto?


Sono stati fatti molti studi su serre lunari e alla fine risulta che il terreno lunare non è utile, a meno che non sia trattato appositamente. Il progetto europeo più evoluto in questo senso è MELISSA.


3. Perché Buzz Aldrin, il secondo astronauta a mettere piede sulla Luna, fece una lunga, silenziosa pausa sulla scaletta prima di scendere?


Lo confessa divertito lui stesso in un documentario del 2007, in cui dice che stava facendo la pipì dentro l'apposito dispositivo interno della tuta spaziale (dettagli).


4. Buzz Aldrin era designato come pilota del modulo lunare. Ma allora perché l'allunaggio fu pilotato da Armstrong?


Il nome Lunar Module Pilot (pilota del modulo lunare) era un po' ingannevole, perché in realtà servivano due persone per gestire il modulo lunare (LM), con mansioni suddivise.

Il LM allunava quasi automaticamente, sotto la supervisione dei due astronauti: il compito dell’astronauta pilota era operare il computer di bordo e fornire al comandante i dati essenziali (quota, velocità, riserve di carburante, stato dei sistemi, eccetera). Il compito dell’astronauta comandante era decidere cosa fare, essendo il responsabile della missione, e quindi eventualmente prendere i comandi manuali, come infatti avvenne nella missione Apollo 11. Il pilota era comunque altrettanto in grado di manovrare manualmente se necessario. La situazione è paragonabile a quella di un aereo di linea, dove il comandante ha l’incarico di pilotare e il copilota o primo ufficiale gli fornisce il supporto tecnico necessario, mantenendo comunque la possibilità di scambiare i ruoli se necessario.

La prassi di far dirigere il LM al comandante con il supporto del pilota del modulo lunare fu standard anche per gli altri voli Apollo.

Durante la missione Apollo 12 ci fu un'eccezione: il comandante Pete Conrad lasciò i comandi manuali del LM al pilota del modulo lunare Alan Bean per qualche minuto dopo il decollo dalla Luna, mentre erano dietro la Luna, fuori contatto radio, in modo che il Controllo Missione non lo venisse a sapere. Questo dettaglio è raccontato nel libro A Man on The Moon, di Andrew Chaikin.


5. E' vero che la penna usata da Aldrin per riparare un interruttore rotto nel modulo lunare e permettere agli astronauti di ripartire gli fu data da Michael Collins?


Non è chiaro. L'episodio della penna è reale e confermato da Aldrin di persona; il dettaglio che gli sia stato data da Collins compare nel docudrama Moonshot (2009), ma potrebbe trattarsi di una delle tante licenze artistiche del film. Nella sua autobiografia Magnificent Desolation, Aldrin non specifica chi gli diede la penna, e finora non sono state trovate altre fonti che confermino la versione presentata da Moonshot. Il 21 luglio 2009 ho chiesto chiarimenti via mail a Richard Dale, Director of Creative Content della Dangerous Ltd che ha prodotto Moonshot, e sono in attesa di risposta.


6. E' vero che quando l'Apollo 8 lesse via radio un passo della Genesi mentre era in orbita intorno alla Luna, qualcuno fece causa alla NASA?


Sì. Fu Madalyn Murray O'Hair, per violazione del Primo Emendamento, nei confronti di Thomas Paine, amministratore della NASA. L'azione legale fu respinta dalla Corte Suprema nel 1970, ma da quel momento in poi la NASA fu molto guardinga nei confronti di qualunque accenno religioso da parte dei propri membri e astronauti.


7. Dov'era il gabinetto nei veicoli Apollo?


Non c'era. In estrema sintesi: i liquidi andavano in un tubo applicato al pene mediante un preservativo e venivano scaricati nello spazio (nelle missioni Apollo volarono solo uomini, per cui il problema di gestire l'anatomia femminile non si pose). I solidi venivano raccolti in un sacchetto applicato intorno allo sfintere e conservati a bordo. Non c'era privacy e non si poteva arieggiare il locale.


8. A cosa servivano i "bip" durante le comunicazioni radio?


Attivavano e disattivavano l'invio dell'audio dal Controllo Missione, a terra, verso gli astronauti. Non servivano, come pensano in molti, a indicare "tocca a te parlare" o "passo", e solitamente non venivano uditi dagli astronauti (dettagli).


9. Perché il programma Apollo si chiama così?


La NASA aveva una lunga tradizione di nomi di programmi e veicoli tratti dalla mitologia greca. Il nome Apollo fu scelto da Abe Silverstein, uno dei padri dell'astronautica statunitense, nel 1960, semplicemente perché gli piaceva: le caratteristiche del dio greco Apollo non c'entrano nulla (dettagli).


10. La prima bandiera piantata sulla Luna cadde al momento del decollo, spazzata via dal getto del motore?


Con tutta probabilità, sì. Lo sostiene Buzz Aldrin, pilota del veicolo. Ma la NASA è ufficialmente incerta, e si sa che altre bandiere di missioni successive rimasero in piedi benché colpite dal getto del motore (dettagli).


11. Come mai in molte foto scattate sulla Luna si vedono in cielo dei puntini blu o di altri colori? Sono stelle?


E' molto improbabile: con le regolazioni usate dagli astronauti, le stelle non sarebbero state fotografabili, perché troppo fioche rispetto alla superficie. L'unica "stella" di cui si ha documentazione fotografica certa è Venere, fotografata durante la missione Apollo 14 (dettagli).

I puntini (qui accanto è mostrato un esempio, tratto da un dettaglio della foto AS11-40-5969) potrebbero essere un po' di tutto: per esempio, granelli di polvere entrati nel corpo macchina durante l'escursione lunare o introdotti durante lo sviluppo, la duplicazione o la scansione sulla Terra. Potrebbero essere alterazioni puntiformi della pellicola prodotte da particelle cariche (raggi cosmici e simili). Potrebbero anche essere artefatti della compressione JPEG.

Alcuni puntini potrebbero anche essere stelle fortemente sottoesposte: questa è l'ipotesi più facile da verificare o escludere usando un planetario che ricostruisca il cielo stellato alla data della missione e nel punto della Luna dove si svolse la specifica missione.

L'importante è tenere presente che le versioni digitali di queste foto che si possono consultare via Internet non sono gli originali, ma sono il frutto di duplicazioni ed elaborazioni e hanno subito un processo di compressione digitale che può introdurre errori o fenomeni non presenti nell'originale. Qualunque verifica rigorosa andrebbe svolta pertanto sulle pellicole originali, non sulle versioni digitali disponibili su Internet.


12. Che tipo di pellicola fu usato per le foto e le riprese dell'Apollo 11?


Furono usati tre tipi: codice SO-368, Kodak Ektachrome MS invertibile a colori, ASA 64, supporto in poliestere Estar; codice SO-168, Kodak Ektachrome EF invertibile a colori, ASA 160; e codice 3400, Panatomic-X in bianco e nero, ASA 80.

Le riprese cinematografiche usarono pellicola a colori SO-368 e SO-168 in formato 16 mm (Apollo 11 Photography Index - 70 mm and 16 mm, pag. 102).

Le foto a colori della passeggiata lunare furono scattate su pellicola SO-368 in formato 70 mm con doppia perforazione.

L'ALSCC, la fotocamera stereoscopica per immagini ravvicinate del suolo, usò pellicola SO-168 in formato 35 mm.

Le foto in interni furono scattate su pellicola SO-168 in formato 70 mm, tirata a 1000 ASA.


13. Come mai in tutti questi anni non siamo più tornati sulla Luna?


Per una complessa serie di ragioni:

– Politica. Le missioni Apollo furono motivate e soprattutto finanziate da un intento principalmente politico: battere l’Unione Sovietica in un campo tecnologico vicino a quello militare e dimostrare la superiorità del sistema sociale americano rispetto a quello russo. L’esplorazione e la scienza furono un sottoprodotto di questo intento fondamentale, che oggi non c'è più.

Costo. Anche se si sottolinea spesso che la spesa complessiva del programma Apollo è una bazzecola rispetto ai budget militari (tutto il programma, su dieci anni, costò un terzo dell’attuale spesa militare annua degli Stati Uniti), fu comunque un’impresa economicamente molto onerosa rispetto a tutte le altre missioni spaziali.

–  Rischio. Mandare esseri umani sulla Luna è pericoloso e negli anni Sessanta i margini di rischio elevati erano accettabili perché c’era un movente politico. Oggi quei margini (una tragedia sfiorata con Apollo 13 e tanti incidenti minori nelle altre missioni) sono inaccettabili.

Tecnologia. Oggi la robotica è molto più sofisticata rispetto agli anni delle missioni Apollo. Allora non c’era scelta: per osservare, selezionare e raccogliere campioni di roccia lunare era necessario mandare degli esseri umani. Ma adesso ha molto più senso mandare sulla Luna veicoli senza equipaggio, comandabili da Terra, che possono effettuare rilievi ed esplorazioni per periodi più lunghi e su zone più ampie ad un costo enormemente inferiore a quello di una missione con equipaggio. Questa strategia è infatti stata seguita con successo da veicoli lunari orbitali e di superficie di vari paesi (per esempio Lunar Reconnaissance Orbiter, Chang’e, Chandrayaan) e persino da privati (con il Lunar X-Prize). Progetti come Robonaut mirano a creare una “telepresenza” umana sulla Luna: un robot antropomorfo, comandato da una persona che sta al sicuro sulla Terra, senza problemi di ossigeno, cibo, temperatura, fatica, radiazioni e tute spaziali ingombranti.

Motivazioni. O meglio, assenza di motivazioni. Attualmente non c’è nessuna buona ragione politica, militare o economica per visitare la Luna con equipaggi. L’esplorazione scientifica è fattibile con veicoli senza equipaggio. L’ipotesi di sfruttare la Luna come miniera (si parla spesso di estrarre l’elio-3 per i reattori nucleari a fusione) è per ora economicamente insostenibile. Collocare una base militare sulla Luna non ha senso, dato che eventuali armi lanciate dalla base arriverebbero dopo giorni di viaggio, la base sarebbe un bersaglio fisso e vulnerabile per gli avversari e i costi sarebbero enormi rispetto agli attuali missili balistici montati su aerei e sottomarini e installati nei silos sulla Terra, che arrivano a destinazione in mezz’ora scarsa.